La terapia logopedica
Abbiamo visto che la terapia logopedica si occupa di abilitare e riabilitare i disturbi della voce, del linguaggio, della comunicazione e della deglutizione che possono colpire bambini, adulti e anziani.
Infatti, la terapia logopedica può essere un supporto vantaggioso nell’acquisizione e nello sviluppo del linguaggio in età pediatrica. Invece, in età adulta e geriatrica si occupa delle disabilità comunicative che possono essere causate da malattie neurologiche o da traumi di varia natura.
Sappiamo che il logopedista lavora in costante collaborazione con altri professionisti sanitari, come: il neuropsichiatra infantile, lo psicologo, l’otorinolaringoiatra e l’odontoiatra. Si scambiano informazioni e osservazioni nella procedura iniziale di valutazione diagnostica, con lo scopo di tracciare un profilo comunicativo-linguistico del paziente.
Sulla base delle difficoltà di linguaggio emerse dalla diagnosi, vengono stabiliti gli obiettivi di trattamento a breve e lungo termine ed elaborato un piano terapeutico personalizzato che può essere svolto singolarmente o in piccoli gruppi, in cui i componenti hanno delle caratteristiche in comune.
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Qui cercheremo di capire in cosa consiste la terapia logopedica infantile.
In generale, l’intervento logopedico ha l’obiettivo di migliorare le possibilità comunicative del bambino. Questo, a sua volta, ha una funzione adattiva, poiché aiuta il bimbo ad agire efficacemente e autonomamente nel suo contesto di vita (Sabbadini, 2013).
Non esiste un trattamento logopedico che vada bene per tutti, esistono solo delle competenze da stimolare, e al logopedista è lasciata la facoltà di decidere come farlo. Tuttavia, tutte le terapie si fondano su tre principi cardine (Feuerstein et al., 1979; Sabbadini, 2013).
- Il principio della modificabilità, secondo cui il bambino può essere guidato nell’apprendimento di nuove competenze e abilità. Tuttavia, quando alcune specifiche funzioni, assenti o deficitarie, non sono recuperabili, si parla di “limiti di modificabilità” in senso strutturale. In questo caso, lo scopo della terapia sarà quello di offrire e potenziare strategie alternative di compensazione.
- Il principio della mediazione, per mettere il bambino in condizioni di migliorare la sua prestazione. In particolare, la mediazione da parte degli adulti di riferimento (per esempio, genitori e terapisti) diventa elemento fondamentale dell’apprendimento. Solo con l’esperienza positiva e costante del contenuto di apprendimento e della sua rielaborazione si giunge all’automatizzazione e alla conseguente acquisizione dell’abilità.
- Il principio della generalizzazione, ovvero la capacità di trasferire e sfruttare le abilità acquisite in terapia in diversi ambiti della vita quotidiana.
Nello specifico, l’azione del logopedista è quella di potenziare l’attenzione del bambino verso il mondo delle parole, in modo che egli impari ad ascoltare e a riconoscere le differenze tra i suoni e, poi, a produrli in modo corretto e a comprendere i significati delle comunicazioni.
Generalmente, si lavora sulla costruzione della frase, sulla pronuncia di specifiche parole o sillabe e sulla comprensione.
In alcuni casi si può insegnare il corretto utilizzo delle corde vocali e delle funzioni orali, quali: la respirazione, l’articolazione dei suoni, l’alimentazione (suzione, masticazione e deglutizione) e il gusto.
Un altro elemento indispensabile per una buona riuscita del trattamento logopedico infantile è la motivazione, sia nel partecipare agli incontri e nel collaborare con il terapista, sia nel fare gli esercizi a casa. Per questo esistono schede di esercizi e giochi logopedici, anche online.
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È importante che il bambino non si annoi e venga volentieri in terapia, pur sapendo che viene ad affrontare alcune sue difficoltà. Poi, è fondamentale incrementare il suo sentimento di competenza, rendendolo consapevole dei suoi progressi, ottenendo rinforzi per gli sforzi che compie.
Infatti, la motivazione a fare e a collaborare nasce proprio dalla consapevolezza di poter riuscire a superare, o gestire efficacemente, le difficoltà, affidandosi agli adulti di riferimento.
Dunque, il logopedista stimola la motivazione del bambino usando strumenti e materiali ludici e accattivanti. Infatti, in ogni seduta logopedica, esistono sia momenti di lavoro strutturato con libri e quaderni, sia momenti di gioco concreto o online, in cui terapista e bambino giocano insieme con l’obiettivo di generalizzare le competenze stimolate nella fase di lavoro più strutturato.
BIBLIOGRAFIA
Feuerstein, R., Feuerstein, S., Falik, L., Rand, Y. (1979; 2002). Dynamic assessments of cognitive modifiability. ICELP Press, Jerusalem.
Sabbadini, L. (2013). Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive. Milano: Springer.
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