SPACE: un programma di Parent Training per i disturbi d’ansia di bambini e adolescenti
Cari genitori, nei precedenti articoli vi ho descritto le diverse fasi di un classico percorso di Parent Training. In quest’articolo, mi concentro su un programma specifico di sostegno genitoriale, chiamato SPACE (Supportive Parenting for Anxious Childhood Emotions) rivolto a genitori che hanno bambini con difficoltà emotive legate soprattutto alla sfera dell’ansia.
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Il programma SPACE è nato nel 2013 da Eli Lebowits e Haim Omer (due esperti nell’ambito dei disturbi d’ansia in età evolutiva) per aiutare i genitori a confrontarsi efficacemente con il disagio dei loro figli, offrendogli nel contempo un’ancora per resistere alle loro stesse emozioni e ponendo un rallentamento alla dipendenza che alimenterebbe l’ansia del bambino.
Il programma SPACE prevede circa 10-15 incontri, a cadenza settimanale e con durata di circa un’ora, tra terapeuta e genitori dei bambini/ragazzi con disturbi d’ansia. Comprende 8 sessioni di trattamento standard e 5 supplementari.
Le 8 sessioni per un intervento standard, che si focalizzano sull’identificazione e sulla graduale estinzione dei comportamenti di adattamento, sono:
Sessione I. Porre le basi dell’intervento
Sessione II. Rilevare come i genitori reagiscono e vengono condizionati dal disturbo (comportamenti di adattamento)
Sessione III. Scegliere un problema bersaglio e informare il bambino
Sessione IV. Definire un piano
Sessione V. Ridurre l’adattamento
Sessione VI e VII. Obiettivi aggiuntivi – i genitori conquistano il ruolo di guida
Sessione VIII. Riassunto e termine del programma
Al termine di ogni incontro, è prevista la consegna di schede create ad hoc da riportare compilate nell’incontro successivo, affinché l’incontro settimanale non cada nel vuoto ma venga coltivato insieme i bambini/adolescenti durante la settimana.
Il percorso inizia spiegando cos’è l’ansia, quando è funzionale e quando invece ci fa bloccare o fuggire e si invitano i genitori a riflettere sulle situazioni che vorrebbero essere gestite meglio dal proprio figlio così da comprendere se vengono messi in atto comportamenti di evitamento davanti allo stimolo ansiogeno.
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Si affronta il concetto di adattamento e vengono rilevati quei comportamenti di adattamento che in modo inconsapevole rinforzano l’ansia dei bambini (es. parlare al posto del bambino che soffre di Ansia sociale, dormire vicino al bambino che ha paura a stare a letto da solo, tagliare il cibo a un ragazzo che ha paura di toccare un coltello, …).
Nella fase centrale del percorso, si invitano i genitori a scegliere un problema bersaglio,che deve presentare le seguenti caratteristiche: essere un problema correlato all’ansia, essere ricorrente, essere una situazione che i genitori sono motivati ad affrontare.
Una volta scelto e concordato, si informa il figlio di quanto è stato programmato. Si consiglia di creare un momento e uno spazio tranquillo per il dialogo per accogliere la reazione dei bambini: alcuni esprimono interesse, curiosità e entusiasmo, altri ostentano indifferenza o provano rabbia.
Il tono da usare potrebbe essere questo: “Sappiamo quanto è difficile per te _____________________. Capiamo che questa cosa ti spaventa e ti mette molta ansia. Vogliamo che tu sappia che questo è naturale e che tutti provano paura qualche volta. Ma vogliamo anche che tu sappia che il nostro dovere, in quanto tuoi genitori, è quello di aiutarti ad affrontare meglio le cose che ti sono difficili, e questo è ciò che abbiamo intenzione di fare”.
Pertanto, viene definito un piano di azioni condiviso volto a superare la problematica attuale dove i protagonisti sono sia i genitori che il bambino (è bene coinvolgere anche i fratelli, se ci sono). E’ importante scrivere settimana dopo settimana gli obiettivi da raggiungere all’interno del “patto” e rinforzare i progressi.
Nell’ultima parte del percorso, si generalizzano gli obiettivi raggiunti verso nuovi contesti e situazioni di vita quotidiana, si osserva il calo dell’ansia in quanto non vengono più emessi comportamenti di evitamento. E’ consigliabile far notar al bambino il cambiamento e sottolineare il messaggio “posso vincere l’ansia!”.
La cornice del percorso è esperienziale ed emotiva. Il terapeuta accoglie le difficoltà del genitore e orienta le sue paure affinché non abbiano conseguenze sulle azioni del bambino. E’ un continuo lavoro di perspective taking, immedesimazione nell’altro e role playing.
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Ricordate che il problema non è l’ansia ma la nostra relazione con quest’emozione a tratti difficile e intensa. Solo se la notiamo e ci lavoriamo, riusciamo a non lasciarsi agganciare e travolgere.
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