SOS Scuola: il Piano Didattico Personalizzato
«Il più grande errore fatto nell’insegnamento in passato è stato quello di trattare tutti i ragazzi come se essi fossero varianti di uno stesso individuo, e così sentirsi giustificati nell’insegnare loro lo stesso argomento nello stesso modo.»
-Howard Gardner-
Il Piano Didattico Personalizzato o (PDP) è una sigla di cui nelle scuole si sente parlare ormai quotidianamente, ma di cosa si tratta?
Si parla di Piano Didattico Personalizzato nelle scuole, ma non solo: altrettanto in famiglia e tra gli specialisti di riferimento il cui obiettivo è quello di creare una rete con le scuole, al fine di tutelare il benessere degli studenti. Il loro benessere in relazione alla loro individualità.
Ogni studente ha il diritto di frequentare una scuola che lo sproni, lo stimoli e lo tuteli. Un diritto che deve essere uguale per tutti, perché se così non fosse diventa un privilegio. Questo vale, quindi, anche per tutti quegli studenti che, a fronte di un iter valutativo svolto presso l’ASL di riferimento o presso Strutture accreditate, ricevono una diagnosi per Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA). Bambini e ragazzi che necessitano, di conseguenza, di modalità di apprendimento diversificate, basate sulle loro modalità di funzionamento specifiche. Bambini e ragazzi per i quali non dovranno, in alcun modo, essere modificati gli obiettivi da raggiungere o i programmi della classe, ma che dovranno poter raggiungere tali obiettivi e tali programmi con strumenti che possano favorire le loro acquisizioni specifiche.
Una dirigente con cui ho collaborato per anni “insegnava” alle sue insegnanti l’importanza di fare tra gli studenti le differenze. Si, avete capito bene: le differenze. Le differenze non le preferenze. Differenze fatte di attenzioni, di modalità, di strumenti che supportino lo studente in una didattica il più funzionale possibile.
L’introduzione del Piano Didattico Personalizzato a scuola ha permesso di lavorare proprio in quest’ottica, per trovare strategie funzionali, personalizzate ed individualizzate a partire dai bisogni differenti degli studenti.
Proviamo quindi a rispondere alle domande più frequenti… che trapelano tanto tra i docenti quanto tra le famiglie.
Chi ha diritto al Piano Didattico Personalizzato?
Il PDP deve essere stilato per gli studenti in possesso di una certificazione diagnostica che attesti la presenza di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia) e per tutti gli studenti per i quali viene identificato un Bisogno Educativo Speciale, noto ormai come BES. Un bisogno anche transitorio, che può venire identificato tanto dalla scuola quanto dai professionisti di riferimento.
Con la direttiva sui BES del 27/12//2012 anche gli studenti con fragilità connesse a svantaggio sociale, culturale o perché stranieri, possono essere oggetto di interventi di personalizzati e individualizzati, formalizzati dal PDP.
Chi deve compilare il Piano Didattico Personalizzato e quando?
Il PDP deve essere stilato dal Consiglio di Classe tendenzialmente entro il mese di novembre dell’anno scolastico in corso o in un qualsiasi momento dell’anno a fronte di bisogni speciali identificati nel corso del percorso scolastico.
Una volta redatto, il PDP viene condiviso con la famiglia – e spesso anche con i professionisti di riferimento –. Dalla stessa famiglia viene visionato e firmato e da quale momento diviene un contratto tra le parti. Parti che hanno l’obiettivo condiviso di stimolare e promuovere al meglio l’apprendimento dello studente.
Cosa deve contenere un Piano Didattico Personalizzato?
Concretamente, il PDP dovrà riportare e sviluppare:
- dati relativi all’alunno;
- diagnosi o bisogno specifico identificato;
- descrizione del funzionamento delle abilità strumentali;
- caratteristiche del processo di apprendimento;
- strategie per lo studio e i relativi strumenti utilizzati;
- individuazione di eventuali modifiche all’interno degli obiettivi disciplinari per il conseguimento delle competenze fondamentali;
- strategie metodologiche e didattiche adottate;
- strumenti compensativi e misure dispensative (approfondisci sul blog)
- criteri e modalità di verifica e valutazione;
- assegnazione dei compiti a casa e rapporti con la famiglia.
E se il Piano Didattico Personalizzato non viene rispettato?
Come già specificato, una volta stilato nessuno può per scelta esimersi dall’attenersi alle indicazioni riportate, pertanto nel momento in cui queste non venissero rispettate o messe in atto è bene approfondire il motivo, rivolgendosi al Coordinatore di Classe e/o Referente DSA della scuola al fine di ottenere delucidazioni o in casi più eclatanti al Dirigente Scolastico o infine all’Ufficio Scolastico Regionale.
In conclusione è fondamentale ricordare che il PDP riveste un ruolo importante e significativo e per tale ragione non è una proforma che la scuola fa “giusto perché va fatto”. Al contrario:
- è un documento ufficiale che deve essere archiviato dalla segreteria didattica tra la documentazione dello studente in oggetto e come tale ha un valore sancito dalla Legge 170/2010;
- è un contratto, stilato e condivido tra scuola e famiglia e nei casi più funzionali anche con gli specialisti che seguono lo studente al di fuori del contesto scuola;
- è uno strumento di lavoro in itinere per gli insegnanti, che deve essere consultato e considerato nel corso dell’intero anno scolastico;
- non è statico, ma al contrario può essere oggetto di modifiche e revisioni in corso d’anno, a fronte di aggiornamenti di diagnosi o di bisogni differenziati degli studenti;
- consente e prevede incontri mensili/bimestrali tra la scuola e i professionisti di riferimento;
- richiede un atteggiamento collaborativo tra tutte le parti in oggetto (scuola, famiglia, studenti, specialisti);
- non richiede l’insegnante di sostegno.
Letto in tale ottica il PDP non sarà più visto, quando nominato o proposto, come uno strumento di differenziazione, bensì come una risorsa importante e spesso imprescindibile, perché come diceva Don Milani (Presbitero-Scrittore-Docente ed educatore italiano, 1923-1967) «Non c’è nulla che sia ingiusto quanto fare parti uguali tra disuguali.»