“Si può insegnare il dolore ai bambini?”
I bambini fanno domande…e ne fanno tante! A volte stravaganti, dirompenti e complicate, tanto da lasciare gli adulti disarmati di fronte ad esse.
I bambini hanno bisogno di sapere il “perché delle cose”, hanno bisogno di dare un nome a ciò che attorno a loro sta avvenendo, anche quando non sono in grado di chiederlo esplicitamente, e il più delle volte si aspettano che siano “i grandi” che hanno attorno a cogliere questo bisogno e a prendersene cura, dando loro le risposte che cercano.
Gli adulti, al contrario, troppo spesso pensano proprio l’opposto, con l’intento supremo di proteggere i propri bambini da qualcosa ritenuto troppo complicato da comprendere…con un “perché”. Primi fra questi il dolore, la sofferenza…e la perdita di una persona cara.
Nei bambini, a livello cognitivo, il concetto di morte si forma lentamente nel tempo e si evolve attraverso una serie di concetti che vanno collegandosi tra di loro, prima in modo semplice e via via in modo sempre più complesso. La comprensione mentale del concetto di perdita, di assenza, di morte, dalla percezione della mancanza fisica ed immediata fino alla comprensione della perdita irreversibile, – dal “non c’è”, al “non c’è più”, al “non c’è più per sempre” – è un lento processo d’acquisizione, che muta in continuazione e sembra concludersi intorno ai 7/8 anni. Da questa età si acquisisce il concetto che la morte è universale e inevitabile… è per sempre.
Ma per comprendere cosa i bambini pensano e sentono riguardo alla morte, il modo migliore è quello di ascoltarli con cura ed attenzione, lasciandosi guidare proprio da loro.
A livello emozionale le cose evolvono, invece, diversamente perché i bambini – anche molto piccoli – sentono la mancanza della persona a loro cara e provano disagio, sofferenza e angoscia dinanzi a tale perdita. Naturalmente i bambini, specie i più piccoli, non sanno sempre esprimere ciò che sentono, né hanno comprensione che molti dei loro comportamenti e delle loro difficoltà sono collegate alla perdita della persona a loro cara.
Negli adulti, però, è estremamente diffusa la convinzione che i bambini debbano essere protetti dalla sofferenza e dal dolore attraverso l’allontanamento, il silenzio e l’evitamento di tutto ciò che ha a che fare con il mondo della malattia e della morte.
In genere gli adulti, volendo proteggere i loro bambini, tendono a tacere, a nascondere o a mascherare in qualche modo la verità: pensano che siano troppo piccoli per capire, partecipare, condividere dispiacere e sofferenza, o troppo impressionabili e fragili per reggere una situazione carica di emozioni e tensioni; inoltre temono di non saper gestire le reazioni dei bambino e di commettere degli errori, provocando ulteriori sofferenze.
Di conseguenza è assai frequente che ai bambini vengano raccontate delle storie false per spiegare l’assenza di una persona che non c’è più, non prendendo spesso neanche in considerazione la possibilità di “vivere con loro” il passaggio e il saluto di chi non è più presente.
In realtà i bambini hanno sulle spalle “uno zainetto molto resistente”, pronto ad essere riempito, passo dopo passo, con le vicissitudini che la vita riserva sul loro cammino e su quello della loro famiglia.
Nello specifico, bisogna imparare a credere fortemente che ogni bambino sarà in grado di trovare un suo personale e specifico modo di comprendere ed elaborare il dolore, ma solo se avrà accanto qualcuno capace di dare insieme a lui un nome alle cose. E’ estremamente importante preparare, accompagnare e sostenere il bambino che si trova ad affrontare la scomparsa di una persona amata, perché tale esperienza rappresenterà un’occasione di apprendimento fondamentale, in base alla quale saranno affrontate le successive esperienze di perdita nel corso della vita.
Tutto questo perché il lutto non è un momento, né un evento, ma un processo che avviene nel tempo e che ci si trova a riaffrontare più volte nel corso della vita, ad ogni nuova perdita e separazione.
Ma concretamente come ci si può prendere cura di un bambino che vive l’esperienza della morte di un nonno, di un amico, di un fratellino o di un genitore?
Partendo dal presupposto che ciascun legame e ciascuna figura ha la sua specificità, è vero che per i bambini il lutto richiede processi elaborativi complessi, che vanno sostenuti dagli adulti che vivono accanto a loro. Tali processi possono avvenire attraverso “piccoli passi” da compiere insieme:
- Fornendo informazioni sufficienti, chiare e non eccessive su ciò che sta per accadere o è già accaduto, preparando il bambino e rendendolo partecipe di cosa sta succedendo attorno a lui;
- Stimolando il bambino ad esprimere e comunicare il proprio dolore, vivendolo “insieme”;
- Mantenendo una continuità nelle abitudini del suo vivere quotidiano;
- Condividendo con lui il ricordo della persona scomparsa, parlando così di “cura del ricordo”.
In generale, l’elaborazione del lutto è un processo mentale lungo e complesso attraverso il quale le persone coinvolte cercano di capire, anche a livello emotivo e non solo fisico, cosa hanno perduto, quali aspetti di loro stessi non potranno più realizzarsi e quali, invece, si andranno a modificare. Implica quindi un lavoro psichico molto impegnativo, ancor di più per i bambini. Ciononostante non significa che la morte rappresenti necessariamente un evento traumatizzante: i bambini, possiedono infatti grandissime risorse e una fortissima voglia di vivere e di guardare al domani, che l’adulto deve saper accompagnare.
Qualora vi fossero delle difficoltà nel sostenere il bambino in questo lungo percorso, la consulenza ed il sostegno psicologico di professionisti esperti potrebbe facilitare il superamento di questa delicata fase della vita.