Università: come aiutare il proprio figlio nella scelta della facoltà
Terminata la scuola secondaria, la scelta dell’università è forse una delle decisioni che più determinano l’indirizzo che prenderà il futuro. Fare delle scelte, sia in ambito universitario che professionale, è diventato per gli adolescenti molto più complesso rispetto al passato. Oggi i ragazzi si trovano dinanzi a molteplici opzioni e opportunità. La vastità delle offerte formative da una lato attrae e offre la possibilità di avere più occasioni rispetto al passato; dall’altro può diventare un ostacolo che rende difficile scegliere.
Diventa così abbastanza frequente vedere adolescenti che, davanti alla scelta del percorso da intraprendere al termine della scuola secondaria, sono insicuri, confusi e indecisi.
Accomunati dall’ansia di dover prendere una decisione e dalla paura di sbagliare, faticano a orientarsi e di conseguenza a decidere.
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La famiglia può diventare allora una risorsa fondamentale per aiutare il giovane a esprimere e gestire le emozioni, raccogliere le informazioni necessarie per effettuare una scelta, e arrivare ad avere una maggior consapevolezza dei propri interessi, abilità e competenze e arrivare quindi alla scelta dell’università più adatta.
Il protagonista della scelta è e deve rimanere il figlio. I genitori non devono sostituirsi a lui, proiettando le loro aspettative su di esso, soprattutto se queste non sono allineate con i suoi interessi. Il ruolo della famiglia in questa fase è di fondamentale importanza perché, soprattutto i genitori che ben conoscono il proprio figlio, possono aiutarlo a “vedere” le sue preferenze, le sue risorse e competenze, cosa gli riesce bene e facilmente. Allo stesso tempo, però, non devono cadere nell’errore di imporre la decisione finale.
E’ importante e indispensabile accompagnarlo e guidarlo nell’attività di esplorazione, non lasciandolo da solo nel compito di raccolta delle informazioni relative alle opportunità professionali e formative. Uno dei segreti che portano a effettuare una “buona” scelta dell’università è proprio l’aver esplorato tutte le alternative possibili ed essersi costruiti una rappresentazione realistica e dettagliata del piano di studi e della professione che si vuole intraprendere. Spesso, dietro a una scelta che non soddisfa lo studente, si trova la costruzione di un’aspettativa non realistica e superficiale del percorso formativo e professionale.
Diventa allora fondamentale la relazione con lui, l’osservazione per conoscerlo meglio, il dialogo e l’ascolto attivo.
Nel guidare il proprio figlio nella scelta dell’università vengono in aiuto i quattro principi suggeriti dalla psicologia dei processi decisionali, che possono essere sintetizzati come segue:
1) principio del piacere: la scelta deve essere in linea con ciò che piace, interessa e appassiona lo studente. Quando si studia o si svolge una attività che piace, la motivazione è maggiore, la fatica minore e la probabilità di successo elevata. Non sono solo i fattori pratici ad essere in gioco, è importante considerare anche che cosa ci rende felici.
2) principio di realtà: la scelta deve essere allineata con le capacità, attitudini, competenze e risorse del giovane;
3) principio dell’utilità: la scelta deve tenere in considerazione quelle che saranno le probabilità occupazionali del futuro;
4) principio della sostenibilità: la scelta deve essere sostenibile nel lungo termine (tempo per raggiungere la sede, carico di studio, compatibilità con gli impegni sportivi, lavorativi, ecc…).
In conclusione si può dire che decidere aiuta lo sviluppo e la costruzione della personalità dell’adolescente. La maturazione e la crescita avvengono attraverso continue scelte, frutto di un compromesso tra ostacoli e facilitazioni, tra bisogni individuali e richieste provenienti dall’ambiente esterno. Attraverso il dialogo, l’osservazione, l’ascolto attivo, la famiglia può facilitare il proprio figlio nel processo decisionale, figlio che deve rimanere comunque il protagonista della scelta.
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