La psicomotricità di gruppo e i suoi benefici
Cari lettori, oggi vorrei parlarvi della psicomotricità di gruppo.
Per affrontare questo argomento, è bene riflettere sul significato della parola “gruppo”. Essa deriva dall’antico germanico “kruppa” che significa “matassa arrotolata”.
Quest’espressione mette bene in evidenza che il legame che si crea tra più individui che si relazionano tra loro, in accezione positiva o negativa, influenza i singoli soggetti innescando dei cambiamenti in ogni individuo.
Nello specifico, il gruppo ha come prima caratteristica la capacità di stimolare e amplificare le dinamiche emotive tra gli individui.
Nel bambino, soggetto ancora in formazione, il gruppo può quindi costituire un importante motore di sviluppo, in quanto favorisce una maggiore consapevolezza del sé attraverso il confronto con gli altri; crea le condizioni per far emergere le emozioni (anche quelle più nascoste, che nella quotidianità spesso vengono represse) e poterle sperimentare in un contesto tutelante; favorisce, da ultimo, l’individuazione di modalità espressive e di autoregolazione necessarie per relazionarsi con gli altri.
Nella psicomotricità di gruppo tuttavia, non viene coinvolta solo la sfera emotiva del bambino; al contrario, si stimola anche la sfera motoria e cognitiva.
Al centro dell’intervento psicomotorio, infatti, vi è sempre la dimensione corporea: i vissuti emotivi vengono veicolati dal movimento, che può essere globale o settoriale a seconda del tipo di proposta o sollecitazione presentata nella seduta.
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Inoltre, nel contesto della psicomotricità di gruppo, la realtà viene sempre trasformata: l’autore di questi cambiamenti è il bambino che, sperimentando i processi di collaborazione e condivisione con gli altri, deve dare forma alla realtà circostante sulla base di un progetto individuale o condiviso.
Nel gruppo viene inserito dunque un elemento in più: la dinamica sociale-relazionale, che costituisce anzitutto un motore motivazionale aggiuntivo; inoltre impone la ricerca di un equilibro nell’interazione con l’altro, che spesso passa attraverso una fase di conflitto per poi arrivare alla fiducia nell’altro.
Nella scenario della psicomotricità di gruppo, lo psicomotricista fungerà da strumento per mediare l’interazione dei piccoli, facilitando l’individuazione di alcune strategie utili per potersi rapportare agli altri in modo adeguato e risolvere i “problemi” che si presenteranno nelle varie fasi di gioco.
Infine l’importanza di attivare un intervento di gruppo nell’età evolutiva, si lega anche al fatto che è proprio nei primi anni di vita (età prescolare) che i bambini passano dalla relazione duale (mamma-bambino) alle triangolazioni famigliari, fino a giungere all’incontro con il mondo sociale e ad una maggiore indipendenza dalla famiglia.
Per questo i bambini, dal punto di vista emotivo, spesso devono far fronte a due bisogni contrapposti: il bisogno di sentirsi sicuro e accudito ed il bisogno di separazione e autonomia, in cui sperimentano sé stessi in quanto soggetti per l’appunto “separati” dagli altri (ad esempio, nel classico gioco di ruolo in cui un bambino impersona la mamma o il papà ed un altro il/la figlio/a, chi impersona la figura parentale potrebbe manifestare il bisogno di autonomia, mentre chi svolge il ruolo del piccolo potrebbe rivelare il bisogno di essere accudito).
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La psicomotricità di gruppo è un luogo privilegiato per sperimentare queste “spinte motivazionali” e stimolare la maturazione emotiva del bambino.
Si può inoltre affermare che, in quest’ottica, il bambino viene considerato come realtà corporea contenente alcuni vissuti emotivi; è proprio grazie al contesto psicomotorio di gruppo che potrà sperimentare, sul piano cognitivo, tre fasi ben precise: la fase del sentire (il bambino riceve informazioni attraverso le vie sensoriali); la fase del conoscere (prendere coscienza delle proprie emozioni e della realtà circostante) ed, infine, la fase del rappresentare (stimolare l’elaborazione mentale di quanto esperito).
Un’ultima precisazione doverosa è da fare circa il setting: esso è costituito dal luogo fisico in cui vengono svolte le sedute, dal tempo della seduta (spesso scandito da fasi cicliche ben precise) e dal materiale, che prevede una gamma molto ampia e diversificata (materiale non strutturato di natura ginnica come corde, palle, cerchi; materiale “creativo” come scatoloni, teli, ecc…). L’ambiente di gioco, infatti, costituisce lo scenario riconoscibile e rassicurante in cui i bambini vivono l’esperienza psicomotoria di gruppo, terreno fertile per sostenere lo sviluppo globale del bambino.
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