Psicomotricità di gruppo – Il gruppo come risorsa per conoscere e conoscersi.
“Se uscite da questa scuola e avete imparato l’italiano e la matematica, ma non avete imparato a rispettarvi reciprocamente, la scuola ha fallito nella cosa più importante!”
Negli ultimi anni, si sta sempre più diffondendo all’interno delle proposte per l’infanzia la pratica della “psicomotricità di gruppo” per stimolare rispetto, condivisione e confronto reciproco. Ma in che cosa consiste veramente?
Innanzi tutto, è bene distinguere due ambiti differenti in cui la psicomotricità di gruppo può essere svolta. Il primo è l’ambito preventivo-educativo: le attività psicomotorie di gruppo vengono svolte all’interno della programmazione scolastica (o come laboratori extra-scolastici) e sono rivolte a tutti i bambini, con uno sguardo speciale a coloro che presentano debolezze e fragilità. Il secondo ambito è quello riabilitativo-terapeutico: la psicomotricità di gruppo è realizzata in centri specializzati e si rivolge a bambini che presentano disturbi o difficoltà che richiedono un intervento basato sul lavoro collettivo, piuttosto che individuale. In particolare, possiamo citare difficoltà come: iperattività/inibizione, disturbi comportamentali/relazionali, mutismo selettivo o difficoltà di linguaggio, ritardo psicomotorio.
La psicomotricità di gruppo consiste in incontri settimanali composti da bambini che presentano caratteristiche e bisogni compatibili tra loro, e propone un intervento di tipo globale basato sul gioco psicomotorio, prestando una grande attenzione ai nuclei psico-affettivi e cognitivi del bambino. All’interno della stanza di psicomotricità, precedentemente predisposta in base alle esigenze del gruppo e agli obiettivi da raggiungere, si praticherà un intervento basato inizialmente sul gioco spontaneo dei bambini stessi, che poi evolverà con l’adeguata mediazione e gli stimoli proposti dal terapista, al fine di creare un clima di scambio e relazione e di ottenere la condivisione di tempo, spazio e materiale. Al lavoro di relazione tra i bambini e il terapista, si associa un percorso fondamentale di collaborazione con le famiglie e la scuola, che saranno coinvolte nella stipulazione del progetto terapeutico.
L’obiettivo della psicomotricità di gruppo è quello di “giocare per conoscersi” e lo strumento più efficace per farlo risulta essere il gioco libero corporeo. Nel gruppo, si può giocare con chi si vuole, con gli oggetti che si desiderano, a patto che non ci si faccia male! Infatti, non basta mettere dei bambini insieme per avere una relazione di gruppo. Porre alcune semplici regole e limiti prevedibili e immutabili fornisce proprio quel contenimento e quella protezione che permettono ai bambini di far emergere “in sicurezza” i loro contenuti mentali e affettivi.
“Se uscite da questa scuola e avete imparato l’italiano e la matematica, ma non avete imparato a rispettarvi reciprocamente, la scuola ha fallito nella cosa più importante!”
Come per qualsiasi altra materia scolastica, deve essere chiaro che si sta svolgendo un lavoro e una fatica per imparare qualcosa di importante e per acquisire nuove competenze. Il gruppo e il gioco sono i luoghi in cui diventa possibile apprendere le strategie per affrontare i problemi.
Solitamente, gli incontri di gruppo prevedono la suddivisione in fasi. Un momento iniziale di accoglienza e ascolto, lo svolgimento di un’attività di gioco con i suoi sviluppi, e un momento finale narrativo o rappresentativo di saluto e congedo. La sfida della psicomotricità di gruppo consiste nell’inserire sullo scheletro di un progetto collettivo, il programma che riguarda i singoli individui. Ma quali possono essere gli obiettivi all’interno di questo lavoro?
- Offrire la possibilità di sperimentare il piacere del movimento
- Promuovere l’intenzionalità e l’iniziativa personale
- Favorire la relazione e l’interazione coi pari
- Sostenere e sviluppare la spontaneità e creatività di ognuno
- Favorire autonomia e fiducia in sé stessi e negli altri
Il gruppo si dimostra così un terreno ricco di stimoli e di opportunità e un’occasione per vivere secondo diverse sfumature l’attività emotiva. Il vissuto soggettivo può emergere e nello stesso tempo modificarsi, arricchendosi attraverso l’interazione.
La possibilità data ad ogni bambino di sviluppare iniziative autonome e di utilizzare liberamente l’ambiente e gli oggetti, costituisce una proposta che va nel senso di far sperimentare il “benessere del fare”. Valorizzare le potenzialità personali e porre attenzione alla relazione con gli altri e all’attività condivisa, permette al bambino di costruirsi una visione personale positiva di sé.
Il rapporto con il gruppo dei coetanei favorisce la cooperazione, il rispetto delle regole, la condivisione degli spazi e del materiale. In un ambiente dove non si compete e non si giudica, il bambino sperimenta in modo sereno le proprie abilità, i propri limiti e le proprie paure, costruendo così un’immagine positiva di sé indispensabile per “diventare grande” e praticare successivamente qualsiasi attività senza difficoltà.
Aiutare i bambini a investire positivamente nella relazione gruppale non è solo uno degli strumenti terapeutici utilizzati nella pratica psicomotoria, ma ha anche un forte valore preventivo per la società.