Il primo strumento compensativo: il metodo di studio
Il primo strumento compensativo: il metodo di studio
La scuola: un capitolo della vostra vita che pensavate chiuso per sempre? E invece no! Tra la frenesia della vita familiare e il desiderio di oziare durante il tempo libero, vi ritrovate, insieme ai vostri figli, a dover affrontare nuovamente il tema dello studio e del metodo di studio.
È tempo quindi di rimboccarsi le maniche, non senza però alcuni accorgimenti che possono guidarvi nell’elaborazione di strategie per uno metodo di studio efficace.
Ad ogni studente il suo metodo di studio
Innanzitutto è fondamentale riconoscere che ogni bambino è diverso per inclinazioni personali, interessi, stile cognitivo e di apprendimento. Per Marco è sufficiente stare attento alle spiegazioni orali in classe per ricordarsi la lezione, Sofia necessita di leggere un brano più volte prima di provare a ripeterlo, mentre Chiara ha bisogno di analizzare accuratamente un testo e sottolineare le informazioni più importanti. Così, il metodo di studio più largamente diffuso, che consiste nel leggere ripetutamente il materiale di studio e ripeterlo fino a memorizzarlo, potrebbe rivelarsi del tutto controproducente! Risulta quindi cruciale l’importanza di promuovere un efficiente metodo di studio per tutti gli alunni e, in particolare, per coloro che presentano difficoltà di apprendimento. Perché? Le difficoltà di lettura, ad esempio, dilatano notevolmente i tempi di lavoro, incrementano la fatica cognitiva, possono rendere precari i processi di comprensione ed elaborazione delle informazioni e, conseguentemente, la memorizzazione dei concetti.
Consigli pratici per aiutare i figli a sviluppare un metodo di studio
Il fine giustifica i mezzi: come intervenire e perché? 3 passi verso il metodo di studio
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Comprendere. Uno step fondamentale è la comprensione dei contenuti. È stato dimostrato che l’abilità di comprensione del testo scritto è in parte indipendente dalle capacità di lettura; di solito un bambino con disturbo della lettura possiede delle abilità strumentali minimali e quindi, paradossalmente, ha la capacità di comprendere il contenuto di un testo, soprattutto se supportato da buone risorse intellettive, anche in presenza di problemi di decodifica. Uno studente può avere quindi difficoltà tecniche di lettura ma una comprensione ottimale e sviluppare, di conseguenza, buone abilità di studio. Dov’è il problema vi chiederete? Se lo studente è molto lento nel leggere, per quanto siano fini le sue strategie di studio, continuerà a sperimentare diversi impedimenti. In questa prima fase aiutare il bambino dislessico intervenendo con la lettura ad alta voce del testo, o ricorrendo all’utilizzo di un audio-libro, gli permette di concentrare le energie nell’ascolto, e dunque nella comprensione del testo.
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Schemi e mappe. Le mappe concettuali permettono di trasformare graficamente le conoscenze acquisite, rappresentando un argomento attraverso parole-chiave, punti nodali ed elementi principali. Grazie a questo strumento facilitatore i ragazzi con disturbo di apprendimento hanno la possibilità di creare gerarchie, legami e rapporti tra le informazioni assimilate in modo da strutturare al meglio il discorso sull’argomento studiato. È consigliabile inserire, all’interno della mappa, parole/frasi e immagini che il bambino ha evocato per riassumere il testo studiato, al fine di favorire il ricordo, il richiamo e, in generale, la capacità di memorizzazione.
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Chi realizza la mappa concettuale? Per essere veramente efficace, ogni studente dovrebbe prepararle in base alla propria rielaborazione; tuttavia per coloro che, dipendentemente dall’età ed il grado di autonomia, necessitano di un aiuto, è opportuno fungere da guida nella creazione delle mappe concettuali.
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Ottimizzare i tempi. Attenzione a non cadere nel tranello del quando e quanto tempo dedicare allo studio. Non ci sono regole, poiché sono molte le variabili che entrano in gioco ogni giorno (quantità di lavoro da svolgere, condizioni fisiche e mentali, tempo a disposizione, ecc.). In ogni caso la parola d’ordine è qualità, e non quantità. È bene che i genitori, così come le insegnanti, siano consapevoli e valutino con realismo la mole di lavoro da svolgere a casa, poiché spesso ai bambini dislessici, nonostante le peculiarità delle loro difficoltà, viene paradossalmente chiesto uno sforzo e tempi di studio maggiori. Ottimizzare i tempi coinvolge in primis l’organizzazione delle diverse attività extrascolastiche. È possibile definire con il bambino un programma settimanale in cui segnare tutti i suoi impegni (ad es. sport, attività ricreative), compresi i momenti da dedicare allo studio. In questo modo si viene a creare una routine che gli permetterà di prevedere e gestire le diverse attività quotidiane, circoscrivendo i tempi di studio a cui dedicarsi con impegno e costanza. Il lavoro risulterà così più piacevole e meno faticoso!