Precision Teaching…Finalmente didattica a fluenza!
Siamo soliti partire con alcune regole, schemi automatici, luoghi comuni se vogliamo, che ci risuonano nella mente formule del tipo: “E’ nato così… non capisce …. Non possiamo farci nulla”.
Fino a pochi anni fa il mio lavoro si svolgeva prevalentemente all’interno delle scuole, dove vedevo un insegnante per una classe di bambini e/o ragazzi. Vedevo impegno da entrambe le parti; contemporaneamente, osservavo quante “opportunità”, situazioni, spazi potenziali per un rinforzo o per una possibilità di apprendimento venissero.
Precision Teaching
Precision Teaching è una metodologia che consente di insegnare qualsiasi abilità in modo accurato e veloce. Perché è questo il modo per poter garantire che un apprendimento realizzato a scuola o in un laboratorio possa essere davvero utile anche nella vita quotidiana.
Precision Teaching è una metodologia di apprendimento e si basa pertanto un’impostazione scientifica che ne giustifica il funzionamento (ABA) ed un sistema di misurazione che consenta il monitoraggio dell’andamento del training implementato.
Può essere utilizzato in età evolutiva, ad esempio per i training di lettura e scrittura e calcolo. Per ognuno di questi è presente un accurato sistema di registrazione dati che consente non soltanto di “monitare” l’andamento degli apprendimenti, ma anche di comprendere quale tra questi risulta più carente. Per poter ridefinire la seduta di training la volta successiva.
Sono frasi che da bambina mi alienavano…. Mi distruggevano proprio!
così, mentre studiavo psicologia ed ancora non avevo ben in chiaro quale sarebbe stato il mio futuro, (della serie …quindi…. “Gli psicologi misurano ? Non si limitano ad interpretare”?), ho avuto l’onore di conoscere la metodologia che, ancora oggi, per me, mi ha dato la possibilità di osservare e misurare obiettivamente ogni forma di apprendimento.
Johnson e Street, nel 2004, hanno proposto un nuovo modello di descrizione di tale strategia definito «The Morningside Model of Generative Instruction». In questo testo, si specificano gli effetti di tale training sulla performance riassumendoli con l’acronimo “MESAG”: Maintenance, Endurance, Stability, Application e Generativity.
Ed ecco che mi imbatto nelle prime riflessioni risalenti alla fine degli anni ‘80 di Linsdey e poi ancora nelle divulgazioni successivamente sostenute da Carl Binder (1992).
Acquisizione di Abilità
Riassumendone il significato, si può affermare che un’abilità acquisita in modo fluente è in grado di essere mantenuta nel tempo ed essere svolta per periodi prolungati, anche in presenza di stimoli distrattori. Per ottenere questa caratteristica del comportamento fluente, è necessario avere degli standards di riferimento per ciascuna abilità, degli intervalli di frequenza (range numerici definiti aims).
Ulteriormente, gli autori, rispetto alle precedenti pubblicazioni (Haughton, 1980; Lindsley, 1990; Binder, 1996) aggiungono il termine generativity, con riferimento all’emergere di repertori comportamentali nuovi, non direttamente insegnati, in contesti e situazioni diverse da quelle che hanno caratterizzato il momento dell’intervento (Johnson e Street, 2004).
Per verificare l’efficacia dell’intervento ed in linea con altri studi già pubblicati (Berardo et al., 2010; Andolfi et al., 2011; Andolfi, 2017; Diano 2019; Pellizzoni 2020), il training a fluenza viene spesso associato all’utilizzo di misurazioni tramite prove criteriali, non standardizzate; nello specifico, l’uso di Curriculum Based Measurement (CBM) ovvero un sistema di monitoraggio della performance di apprendimento, in questo caso della lettura, che permette di raccogliere informazioni numeriche rispetto alla velocità e all’accuratezza della prestazione in tempi molto brevi, rappresentando una modalità di valutazione di facile, economica e rapida somministrazione (Hasbrouck e Tindal, 2006).
Le misurazioni tramite CBM, pur trattandosi di prove criteriali, hanno trovato numerose conferme circa la loro bontà sia come procedure di screening (Deno, 2003; Fuchs e Fuchs, 1999; Hasbrouck e Tindal, 2006) che, come prove per valutare l’andamento di un intervento finalizzato al miglioramento delle abilità di base, (Colombo, 2012; Fuchs e Fuchs, 1999);
La presenza di materiale costruito appositamente e la semplicità di tale intervento, nonchè la sua implementazione a basso costo, ne permettono l’utilizzo ai professionisti interessati, previa un’adeguata e specifica formazione. La presente presentazione dei dati ottenuti con 57 partecipanti conferma l’efficacia dell’approccio, anche in presenza di situazioni diagnostiche eterogenee e in assenza di misurazioni standardizzate dell’abilità valutata.
La metodologia prevede che rispetto all’analisi dell’andamento del training (dove il training sarà finalizzato a porre il focus sugli apprendimenti, nella logica dell “Errorless learning” e del R+ del comportamento di apprendimento), il traininer (quindi educatore, psicologo o insegnante) possa, mediante grafico osservativo, stabilire come procedere alla seduta possibile ed incrementare (quanto meno provare….) la curv< di apprndimento del suo studente.
Il motto di trainer e trainee dovrà sempre e comunque essere “Try… Try again”! provare, nelle sedute di training come nela vita quotidiana, chiede risorse ed esposizioni talvolta rischiose, potrebbe inoltre metterci vis a vis con i nostri errori….. ma è il passo fondamentale per poter sapere da dove ripartire con il piede giusto e verso un nuovo raggiungimento di traguardo.
Come si stabilisce quale sarà il training individualizzato utile al potenziamento delle abilità del bambin*?
- Viene somministrato un assessment criteriale, ovvero una serie di prove volte a verificare le abilità attualmente presenti (fonologiche, di calcolo, ortografiche, prassiche ecc.)
- Si osservano le abilità “sotto soglia” per accuratezza o velocità;
- Si determinano le abilità su cui lavorare per raggiungere gli obiettivi (“aim”) da conseguire per avere l’adeguata “mastery” nella realizzazione dell’attività
Per le abilità di lettura, scrittura e calcolo, sono utilizzati i CBM di Deno, come parametro equiparabile al livello scolastico delle classi elementari e medie. In questo modo, è possibile non solo osservare l’andamento longitudinale nell’apprendimento, ma anche avere un “parametro” riferibile a quanto richiesto dalle classi italiane. Rispetto ai training riferibili all’abilitazione delle abilità di lettura, scrittura e matematica, essi sono stati indicati dalle Consensus Conference a partire dl 2010. I curricula si trovano perfettamente in linea per i parametri di efficacia ed efficienza attesi sui primi tre mesi di applicazione; nello specifico sembra sia particolarmente efficace con alunni DSA e aventi BES senza specificazione di diagnosi; più compromessi risultano i risultati di efficienza in presenza di comorbilità, da scoprire se imputabile alla necessità di tempi più protratti per realizzare il training.
Nei prossimi spin off sarà possibile vedere più nel dettaglio gli strumenti con cui verificare l’andamento del training (Standard Celeration chart) alcune caratteristiche dei curricula.
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