L’Ortoressia: dall’alimentazione salutista alla patologia
Ortoressia è una parola che deriva dal greco (orthos, corretto, e orexis, appetito) e sta ad indicare un disturbo che prevede un alterato rapporto con il cibo per via dell’ossessione di “mangiare sano”.
Le persone che soffrono di Ortoressia si focalizzano sulla qualità dei cibi, evitano in modo ossessivo i cibi non controllati e manifestano una convinzione fideistica nelle proprie scelte alimentari che vengono caricate di grandi valori.
A differenza dell’anoressica, che restringe l’alimentazione a causa di un disturbo dell’immagine corporea, la persona ortoressica ha come priorità non la quantità, ma la qualità del cibo. Chi soffre di questo problema finisce per privarsi di alimenti fondamentali con motivazioni salutistiche.
Le persone che soffrono di Ortoressia hanno bisogno di programmare sempre scrupolosamente i propri pasti e di conoscere ogni ingrediente contenuto negli alimenti assunti con evitamento di pasti con altre persone; sostengono che il cibo debba fare sentire meglio e non debba essere in alcun modo fonte di piacere.
Si è cominciato a parlare di questo disturbo da circa un ventennio, quando il medico nutrizionista britannico Steven Bratman, diagnosticò questo disturbo alimentare proprio su se stesso. Egli si rese consapevole di alcuni suoi comportamenti estremizzati relativi all’alimentazione che, a causa della loro ripetitività ed anormale rigidità, sfociavano in qualcosa di sicuramente patologico.
Ad oggi, il crescente numero di questi soggetti, fa di tale fenomeno uno dei malesseri che meglio rappresenta le contraddizioni delle società occidentali, per cui si vive ossessionati da salute e perfezione procurandosi tuttavia uno stato di deperimento fisico e psichico.
La persona ortoressica, a differenza di chi si sottopone ad una dieta restrittiva per ragioni di salute o per dimagrire, si priva degli alimenti senza rimorso, ma anzi con grande gratificazione per la propria ‘coerenza’, e si sottrae anche a eventi conviviali quali cene, feste, aperitivi perché terrorizzato dalla possibilità di dover mangiare qualcosa che non sia “puro e sano”.
Senza rendersene conto il cibo inizia a prevalere sulle relazioni sociali e affettive inficiando il benessere fisico e psicologico dell’individuo.
Sul piano fisico, il mancato apporto di molti dei nutrienti essenziali produce gravi carenze, tali da deteriorare in modo severo lo stato di salute della persona.
Sul piano psicologico ed emotivo tale problematica può portare a sentimenti di colpa e rabbia nel caso in cui le rigide regole alimentari non fossero rispettate e di profonda frustrazione nel caso in cui i rituali alimentari siano impediti o interrotti . Inoltre va a colpire anche l’aspetto relazionale e sociale conducendo all’isolamento con il mondo esterno.
L’Ortoressico tende ad assumere un atteggiamento di superiorità morale in conseguenza del quale non desidera interagire con altri che hanno abitudini alimentari diverse dalle proprie. L’attenzione alla qualità dei cibi finisce per prevale sulle relazioni sociali, lavorative e affettive, arrivando a compromettere il funzionamento globale e il benessere dell’individuo.
Spesso questo disturbo rappresenta l’anticamera di altri disturbi dell’alimentazione come Anoressia Nervosa e Bulimia. Come questi ultimi, anche l’Ortoressia implica che la persona che ne soffre sia almeno in parte alessitimica, cioè incapace di esprimere le proprie emozioni che, pertanto, vengono veicolate attraverso il cibo.
Come si può intervenire nella cura dell’Ortoressia?
La persona affetta da Ortoressia difficilmente riconosce e ammette la gravità della situazione considerandola come un problema. Pertanto è raro che queste persone chiedano aiuto spontaneamente; spesso sono i familiari o amici che, allarmati dal cronicizzarsi della situazione, chiedono l’intervento di uno specialista.
Lo specialista deputato al trattamento di questa patologia, è lo psicologo/psicoterapeuta. Il percorso terapeutico prevede il raggiungimento di una sempre maggiore consapevolezza degli aspetti patologici e pericolosi nonché del proprio modo di funzionare per rendere maggiormente flessibili quegli aspetti che sono diventati via via più rigidi, toccando l’ossessione.