Gli strumenti del Metodo Feuerstein: Orientamento Spaziale
Dopo aver descritto il primo degli strumenti del P.A.S Standard, passiamo ora al secondo, Orientamento Spaziale I.
Secondo Feuerstein, noi possiamo descrivere e organizzare gli oggetti solamente se sappiamo utilizzare correttamente i concetti relativi allo spazio e le loro relazioni (ad esempio destra, sinistra, sopra, sotto, …).
Per poter descrivere un oggetto è quindi necessario avere una sua rappresentazione mentale e spaziale. Questo ci permette non solo di descrivere ciò che ci circonda, ma permette anche di avere una rappresentazione mentale degli oggetti e eventi, anche se non sono presenti.
Secondo Feuerstein:
“la rappresentazione mentale ci permette di rendere presente a noi stessi ciò che abbiamo già esperito e sperimentato o ciò che non abbiamo ancora percepito, per agire su questi oggetti come se essi fossero presenti realmente nel nostro campo sensoriale e manipolati mentalmente”
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Per poter avere una rappresentazione mentale dello spazio e degli oggetti intorno a noi è necessario utilizzare dei sistemi di riferimento spaziali.
I sistemi di riferimento spaziali possono essere di due tipi: assoluti o relativi.
Parliamo di un sistema di riferimento assoluto quando esso non dipende dall’osservatore o da un punto di riferimento. Due esempi molto semplici di questo tipo di sistema sono l’utilizzo di coordinate o dei punti cardinali per descrivere la posizione, l’orientamento o la direzione di un oggetto. Infatti, indipendentemente da dove l’osservatore si trova (che sia Milano o New York), est è sempre est.
Un sistema di riferimento relativo invece dipende dall’osservatore, ad esempio noi stessi, e dal punto di riferimento che si utilizza.
Possiamo fare un rapido esempio pratico di un sistema di riferimento relativo. Prendiamo ad esempio le seguenti quattro lettere:
C G J E
Qual è la lettera la lettera a destra? Se prendiamo come riferimento noi stessi è la E, ma se prendiamo come riferimento la C è la lettera G (che se utilizziamo noi stessi come riferimento invece è più alla nostra sinistra).
Oppure ancora, destra e sinistra variano a seconda della mia posizione: mentre scrivo il mio mouse è a destra, ma se mi voltassi sarebbe alla mia sinistra. Destra e sinistra (ma non solo) dipendono dall’osservatore e dal punto di vista che decidiamo di prendere come riferimento.
Questo sistema ha 3 assi:
- Verticale, che identifica i termini in alto, in basso, su, giù, sopra, sotto
- Sagittale, che identifica i termini destra e sinistra
- Trasversale, che identifica i termini davanti e dietro
Nel momento in cui utilizzo i concetti di spazio in un sistema di riferimento relativo, è necessario quindi avere sempre un punto di riferimento a cui riferirsi: il concetto di destra o sinistra in assoluto non esiste.
La necessità di avere una buona rappresentazione spaziale, e di conseguenza utilizzare in modo preciso e corretto i concetti di spazio, diventa importante quando il punto di riferimento è diverso da noi stessi. Per esempio, possiamo essere in grado di orientarci facilmente per trovare una strada che ci porta in un determinato luogo, ma può essere più difficile dare indicazioni per lo stesso percorso a qualcun altro.
Tornando allo strumento del Metodo Feuerstein nello specifico, Orientamento Spaziale I è composto da 13 pagine (compresa la copertina) e si focalizza sui concetti spaziali in un sistema di riferimento relativo, come destra/sinistra, davanti/dietro etc.
Orientamento Spaziale II, che appartiene a un secondo gruppo di strumenti, invece si concentra su sistemi di riferimento spaziale assoluti.
La finalità è di questo strumento è duplice.
In primo luogo, l’obiettivo è quello di sviluppare la possibilità di avere una rappresentazione spaziale stabile e descriverne le relazioni, utilizzando i concetti di spazio in maniera precisa e puntuale. Infatti, in questo strumento è fondamentale stimolare l’individuo ad utilizzare concetti ed etichette verbali precise. Per spiegare meglio questo concetto proviamo a fare un esempio.
Quante volte ci capita di dire a un’altra persona “prendi la matita in quel cassetto là?”, dando per scontato che l’altro capisca. Personalmente, tantissime volte. Quello che lo strumento stimola è utilizzare le etichette verbali corrette per descrivere le relazioni spaziali, ovvero nel nostro esempio dire: “prendi la matita nel secondo cassetto a destra”.
Il secondo obiettivo di Organizzazione Spaziale I invece è aiutare il soggetto ad assumere diversi punti di vista mettendosi nei panni dell’altro, superando la sua visione egocentrica.