Obesità infantile: cause e prevenzione
L’ obesità è causata da una discrepanza cronica tra l’energia calorica assunta e quella consumata; in altri termini, viene assunto più cibo rispetto a quanto richiesto dal metabolismo corporeo e ciò comporta un aumento dell’indice di massa corporea (IMC). L’eccesso di peso nell’infanzia è un problema mondiale che colpisce circa 41 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni. In Europa, è in sovrappeso un bambino su cinque sotto i 5 anni di età ed uno su tre nella fascia compresa fra i 6 e i 9 anni. Anche in Italia abbiamo un problema con l’obesità infantile, a 8/9 anni il 21,3% dei bambini è in sovrappeso mentre il 9,3% è obeso (Okkio alla Salute, 2016).
I dati relativi alla prevalenza della problematica destano preoccupazione, in primis perché le ricerche hanno evidenziato che il sovrappeso infantile è un importante fattore predittivo dell’obesità in età adulta. È ormai risaputo che il peso eccessivo influisce negativamente su vari aspetti della salute. Le conseguenze più note sono quelle riguardanti la salute fisica come, ad esempio, il maggiore rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, problemi ortopedici e diabete. Il sovrappeso ha, inoltre, ricadute sulla salute mentale incrementando la probabilità di insorgenza di problematiche ansiose, depressive e comportamentali. Il tutto contribuisce all’abbassamento dell’aspettativa di vita e alla diminuzione della qualità della stessa. Inoltre, alcuni studi recenti, hanno evidenziato che ilsovrappeso precoce potrebbe addirittura influenzare il neurosviluppo. Sembra, infatti, che la condizione possa disregolare alcuni ormoni che agiscono in diverse regioni cerebrali e, conseguentemente, influenzare negativamente l’apprendimento e la memoria dei bambini.
Adottare strategie preventive diventa, quindi, un atto doveroso e di fondamentale importanza. Cerchiamo di capire insieme su quali aspetti può agire un genitore ed in che modo può farlo, partendo dalla comprensione dei fattori che determinano l’insorgenza dell’ obesità infantile.
Quali sono le cause dell’obesità infantile?
L’obesità infantile ha una genesi multifattoriale ed è il risultato dell’interazione di fattori genetici e fattori ambientali che inducono il bambino ad adottare stili alimentari (e di vita) non sani.
I fattori genetici sono, ad oggi, ancora oggetto di studio. Tuttavia, è stato, ad esempio, scoperto che alcuni bambini sembrano essere fisiologicamente predisposti: a desiderare il cibo ed in particolare lo zucchero, a percepire il cibo come una ricompensa, a gradire maggiormente la sensazione di benessere derivante dall’assunzione dello stesso. Inoltre, sembra che l’obesità sia soggetta a familiarità: un bambino con un genitore (o entrambi) obeso ha un maggior rischio di incorrere a sua volta nella stessa problematica (circa il 25% dei casi in Italia).
I fattori ambientali comprendono tutte le caratteristiche del contesto in cui il bambino cresce che contribuiscono al consolidamento di uno stile alimentare non salutare. Per contesto si intende, in termini più ampi, la società ed, in termini più stretti, la famiglia. Il nostro comportamento è costantemente influenzato dalle caratteristiche culturali della società in cui viviamo ed anche le abitudini alimentari risentono di questa influenza. Se tale influenza esiste e plasma il comportamento di un individuo adulto per tutto il corso della sua vita, proviamo ad immaginare quanta rilevanza assume nel modellamento del comportamento del bambino, che ha un cervello estremamente plastico e sensibile a tutte le informazioni ambientali che riceve.
Detto ciò è, tuttavia, doveroso ricordare che, per il bambino, il contesto di apprendimento d’elezione resta quello della famiglia. È proprio all’interno delle relazioni affettivamente più significative che egli recupera importanti informazioni che, gradualmente, andranno a strutturare il suo personale modo di pensare e comportarsi. L’approccio al cibo e i comportamenti legati all’alimentazione di mamma, papà, fratelli, nonni e zii sono appresi dal bambino, anche se non direttamente “insegnati”. Gli stili alimentari (e di vita) non sani possono essere, quindi, involontariamente trasmessi ai figli che li apprendono “per modellamento”.
Infine, nella genesi dell’ obesità infantile concorrono anche gli aspetti emotivi. È noto, infatti, che quando si assume più cibo rispetto a quanto richiesto dal metabolismo corporeo, l’atto del mangiare non risponde più al bisogno primario di nutrimento ma acquista un’altra funzione che spesso ha a che fare con la sfera emotiva. Potremmo definire tale comportamento “mangiare emotivo”. Un bambino impara a mangiare in risposta ad un bisogno emotivo principalmente per due motivi:
- perché ha imparato gradualmente ad identificare il cibo come un elemento di gratificazione e, conseguentemente, ad utilizzarlo in maniera compensatoria per tollerare e gestire frustrazioni oppure emozioni sgradevoli;
- perché non ha sviluppato una competenza emotiva adeguata che gli consenta di dare significato e di regolare le proprie emozioni e sensazioni e, di conseguenza, utilizza l’atto del mangiare anche quando non è fisiologicamente appropriato.
Cosa può fare un genitore per prevenire l’ obesità infantile?
Abbiamo visto che le cause dell’ obesità infantile sono molteplici e interagiscono tra loro in maniera complessa. Anche focalizzandoci solo sui fattori ambientali, non tutti riguardano ambiti in cui un genitore ha potere d’azione. Tuttavia, non va sottovalutato il “potere” del contesto familiare, sia in termini protettivi sia di rischio. Alcuni studi hanno, infatti, mostrato che gli interventi di promozione di uno stile alimentare sano intrapresi a livello sociale (per es. nelle scuole) non sono sufficienti a promuovere l’adozione del comportamento desiderato. Ciò significa che la famiglia gioca un ruolo fondamentale. Vediamo allora 5 azioni che un genitore può compiere per contribuire alla prevenzione della problematica del sovrappeso nei bambini.
- Promuovere nel proprio figlio l’adozione e l’apprendimento di uno stile alimentare e, in generale, di vita sano. Ad esempio: abituare il bambino sin da piccolo a svolgere abitualmente attività fisica; garantire le adeguate ore di sonno per le varie fasce d’età; disincentivare attività troppo sedentarie; adottare abitudini alimentari sane, sia in termini di qualità e quantità dei cibi proposti (sani, vari e bilanciati tra loro), sia in termini di comportamenti e usanze correlate all’atto del mangiare (regolarità e rispetto dei pasti, modalità di svolgimento degli stessi).
- Adottare egli stesso uno stile alimentare e, in generale, di vita sano. Non dimenticandoci mai che i bambini imparano anche per modellamento!
- Adottare uno stile genitoriale autorevole ma non eccessivamente restrittivo. Nel specifico, è bene mantenere un alto controllo sulla situazione (vigilando sulle abitudini alimentari e di vita) senza però eccedere nelle restrizioni e nella rigidità. È più funzionale utilizzare tecniche di incoraggiamento piuttosto che di imposizione, mantenendo sempre uno stile affettivamente caldo e presente.
- Evitare di utilizzare il cibo come gratificazione. Ovvero: non utilizzare il cibo come premio/castigo oppure come elemento consolatorio in seguito all’espressione di emozioni o sensazioni difficili (per es. dolore fisico, tristezza).
- Promuovere la competenza emotiva del proprio bambino. Ad esempio: insegnare ad identificare correttamente le proprie emozioni; aumentare la consapevolezza nel discernere le emozioni dalla fame; apprendere modalità di regolazione emozionale sane ed adattive.
Potremmo, quindi, ironicamente concludere che nel determinare il peso del proprio figlio, ogni genitore è un vero e proprio “ago della bilancia”!
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