Nido: diario di un faticoso inserimento a lieto fine
“Ogni bambino ha i suoi tempi”, quante volte ho sentito questa frase e io stessa l’ho ripetuta a mamme, amiche e pazienti! Poi però quando il bambino con i suoi tempi è il tuo le cose un po’ cambiano. Non in teoria, perché ogni bambino ha davvero i suoi tempi, questo è un dato oggettivo, ma in pratica sì. Perché come sempre un conto è la teoria, altro conto sono la pratica, i vissuti, le emozioni.
Dopo due settimane di inserimento al nido eravamo ancora in alto mare: la nostra scuola tende ad “andarci piano”, optando per un inserimento piuttosto soft e il nostro bambino certamente non ha fatto nulla per accelerare i tempi. Pianti al distacco, pianti intermittenti nell’oretta di permanenza a scuola, accenno di pianto al ricongiungimento visivo e poi, fortunatamente, dopo qualche istante, la quiete nell’abbraccio.
I primi giorni di inserimento al nido ero contentissima, perché stando a scuola con lui ho scoperto un posto bello, con educatrici brave e tanti nuovi stimoli che hanno subito attirato l’attenzione del nostro bambino curioso. Con me in classe lui era tranquillissimo: giocava, andava, osservava, venendo vicino solo ogni tanto come per controllare ed essere sicuro che ci fossi.
Per me era un’occasione per vederlo misurarsi con una situazione nuova: nuovi giochi, nuovi adulti, nuovi bambini, e sarei rimasta ore a guardarlo. Mi sono sentita tranquilla e l’equazione “tranquilla io = tranquillo lui” mi è subito balenata in testa. Con il passare dei giorni mi sono resa conto però che le cose, almeno apparentemente, non stavano andando esattamente in quella direzione. Avrei voluto lasciare a scuola un bambino felice, che mi salutava con un abbraccio e un sorriso, e invece ancora lacrime.
Mentre ero fuori ad aspettare di riprenderlo, dentro di me mi dividevo in due: da una parte l’io mamma e dall’altra l’io psicologa dibattevano animatamente.
Da psicologa mi dicevo: “Dai, non sta andando male, è normale che i bambini piangano al distacco. Inoltre il fatto che in presenza di un adulto di riferimento sia in grado di esplorare l’ambiente in modo autonomo è un ottimo segno di sicurezza, significa avere la famosa base sicura da cui partire per scoprire il mondo. Anche trovare conforto al ricongiungimento è un buon elemento, indice dell’interiorizzazione dell’altrettanto famoso porto sicuro in cui tornare e trovare rifugio”.
Da mamma invece mi dicevo: “Che disastro!”. E poi partivano i pensieri e le domande a raffica tra me e me, ovviamente in un loop tutt’altro che positivo: staremo facendo la cosa giusta? Non sarà troppo piccolo? Siamo sicuri di volerlo mandare ancora? Cosa sto sbagliando? Cosa abbiamo sbagliato? Eh sì, perché certi pensieri accomunano tantissime mamme, a prescindere dalla professione.
Nel frattempo a casa il nostro bambino si era trasformato in una piccola cozza. Nei giorni dell’inserimento infatti era evidente la maggiore richiesta di presenza, di attenzione, di contatto fisico, di giorno e di notte. Mani che vagavano alla ricerca di un pezzo di pelle da toccare, accarezzare, stringere, con un vigore e un desiderio quasi risucchiante, un’esplicita richiesta a fronte di un evidente bisogno profondo.
Ho pensato che fosse giusto essere presente, più presente del solito, nel limite del possibile. In quei giorni lasciarlo al pomeriggio era quasi straziante: alla vista dei nonni, con cui era solito stare e per i quali riservava sempre sorrisi e sguardi innamorati, erano ancora lacrime reattive alla percezione di un imminente possibile nuovo distacco.
Il lunedì della terza settimana di inserimento al nido, quando stavo per perdere la speranza, c’è stata, inaspettatamente, la svolta. Al distacco ancora lacrime disperate, un pianto che non presagiva nulla di buono, e conseguentemente la spugna che stava quasi per essere gettata. E invece quando sono andata a riprenderlo ho trovato un bambino (più o meno) tranquillo e un’educatrice sorridente: “Mamma, è andata bene!”. Non credevo ai miei occhi, improvvisamente ho visto rispuntare la luce in fondo al tunnel e ho pensato: “Ok, ce la possiamo fare!”.
Da lì le cose hanno iniziato ad andare meglio, in un percorso non lineare di presa si coscienza del distacco e di consapevolezza della permanenza della mamma, nonostante la provvisoria assenza.
A casa intanto rispuntava il gioco del cucù, sollecitato e quasi richiesto proprio dal nostro bambino, che durante il cambio nascondeva il viso sotto all’asciugamano per poi toglierlo e sorridere alla vista della mamma. Effettivamente attraverso il gioco del cucù i bambini scoprono proprio la costanza dell’oggetto, imparano così che le cose e le persone continuano ad esistere anche quando non le vedono. E questa è proprio l’idea che il bambino deve interiorizzare per poter stare serenamente a scuola: chi lo accompagna lo lascia, ma poi torna a riprenderlo perché, anche se lontano dai suoi occhi, continua ad esistere. Non è una cosa ovvia per un bambino, ma una conquista evolutiva che deve essere raggiunta, con i tempi e i modi di ciascuno. Ben venga allora il gioco del cucù, perché quello che possiamo fare noi è accompagnare e sostenere i nostri piccoli in questa fase importante del loro sviluppo, con il massimo della serenità e della pazienza possibile. Qualche giorno può essere più faticoso di altri, in corrispondenza spesso di situazioni che compromettono il normale benessere dei piccoli: raffreddore, tosse, vaccinazioni, dentizione, carenza di sonno dovuta a mille motivi. Anche nella nostra esperienza, quando le cose si stavano stabilizzando c’è stato qualche momento di caduta, qualche giorno in cui si è ripresentato il pianto. Giornate in cui le energie non erano al massimo e comprensibilmente il nostro piccolo avrebbe preferito rimanere a casa a dormire possibilmente appiccicato alla mamma o al papà.
A poco a poco il pianto è sparito anche la mattina al distacco, lasciandone per qualche giorno solo un accenno. Sembrava forzato, non era più il pianto “di cuore” delle prime settimane, risuonava in me quasi come dovuto: non capivo se fosse un rituale o una sorta di piacere che il piccolo voleva fare a me. Io in quei giorni pensavo di volere tutto tranne che vedere le sue lacrime, ma la sensibilità e le risorse dei bambini spesso ci stupiscono. Il primo giorno che non ha pianto infatti ho pensato che effettivamente una piccola parte di me, in fondo in fondo, era un po’ nostalgica e dunque davvero in qualche modo forse lui aveva colto questo aspetto. Un’amica e collega all’inizio dell’inserimento mi aveva chiesto: ”Com’è andata, il bambino ha pianto abbastanza da farti sentire importante, ma non troppo da farti sentire in colpa?”. Ecco allora il punto, perché diciamoci la verità la fatica dell’inserimento riguarda i bambini, ma anche le mamme e racchiude in sé diversi temi caldi. Ci coinvolge come genitori, come persone, come lavoratrici, come mamme e come figlie a nostra volta. Riguarda il presente e il passato, può far riemergere nodi, ma può essere anche l’occasione per prenderli in mano e provare a scioglierli.
Alla luce di tutte questi pensieri, ecco allora i miei 5 suggerimenti per affrontare l’ inserimento al nido al meglio:
- Armarsi di tanta pazienza, perché può volerci più tempo del previsto.
- Andare a letto presto, perché possono (ri)presentarsi nuovi risvegli notturni.
- Lavorare sulla propria percezione del distacco, perché l’inserimento riguarda i bambini tanto quanto i genitori.
- Essere sicuri di aver scelto la scuola giusta, perché dobbiamo essere sereni nel lasciare i bimbi in un posto di cui ci fidiamo.
- Osservare il bambino e cercare di offrire ciò che sta chiedendo in questa delicata fase, perché può esserci un momentaneo bisogno aggiuntivo di presenza e sicurezza.
Approfondisci nel Blog: “Come promuovere un Attaccamento Sicuro nei propri figli“
Prenota una visita al Centro Ieled
Se volete avere maggiori informazioni o prenotare una visita in una selle nostre sedi cliccate qui per andare alla pagina dei Contatti
- Milano: Via Donati, 12 tel. 02 30453340
- Meda: Viale Francia , 15 tel 0362 1804160
- Rho: Via Crocifisso, 24 tel 02 30453345
- Pavia: Via Riviera, 12 tel 0382 1891060