Come sviluppare l’apprendimento dei propri figli: la mediazione
La mediazione è il punto cardine dell’approccio Feuerstein, di cosa si tratta? In questo articolo verrà presentato come sviluppare l’apprendimento dei propri figli attraverso la mediazione.
Chi è un mediatore?
Secondo Feurestein, durante la crescita e lo sviluppo cognitivo di un bambino è necessario l’intervento di una persona, che egli definisce “mediatore”, che abbia lo specifico scopo di favorire i processi di apprendimento.
Il mediatore è quindi qualsiasi persona (un genitore, un insegnante, un fratello, …) che in modo consapevole si pone come obiettivo quello di aiutare il bambino durante l’apprendimento. La relazione e l’interazione che si crea tra il bambino e mediatore diventa dunque il canale attraverso il quale vengono veicolate le informazioni e avviene l’acquisizione di nuove conoscenze e lo sviluppo del pensiero del bambino.
Una delle funzioni principali del mediatore è quella di selezionare e spiegare le attività e i materiali che vengono proposti al bambino. Questo non vuol dire bombardarlo di stimoli, ma sceglierli, esaminarli e organizzarli aiutando il bambino a trovare le modalità attraverso cui questi vengono percepiti, registrati ed elaborati.
Concretamente, lo strumento più efficace che il mediatore ha a disposizione sono le domande. Di solito, nella vita quotidiana, queste servono per effettuare una verifica di conoscenze, tuttavia Feuerstein le utilizza come fonte per conoscere e scoprire dell’interno i processi di pensiero messi in atto e far diventare il bambino più consapevole di questi.
Le domande diventano quindi lo strumento privilegiato per attivare il pensiero e la riflessione su esso. È importante sottolineare che il mediatore non mira alla risposta in sé, ma ha l’obiettivo specifico di esplorare insieme al bambino i percorsi che portano alla sua formulazione. Il mediatore dunque non vuole che il bambino dia necessariamente risposta corretta, ma vuole attraverso le domande farlo riflettere sul come è arrivato a quella risposta, sulle strategie utilizzate ed eventualmente valutare insieme a lui i percorsi che hanno portato all’errore e come è possibile modificarli.
Sono utili in particolare le domande che non hanno già al loro interno una risposta codificata, ma quelle che permettono di riflettere sul perché e sul come si può arrivare a una risposta, facendo concentrare i bambini sui processi applicati.
Come è possibile applicare i principi della mediazione nella vita quotidiana?
Ecco un breve elenco con alcuni spunti di domande pratiche per fare ciò. È importante chiaramente riuscire ad adattarle in relazione al bambino o al ragazzo che si ha di fronte, al compito e alla situazione.
Domande per far riflettere sui processi:
- “Come hai fatto a …?”, “Che strategie hai utilizzato?”, “Come hai ottenuto il risultato?”, “Come hai risolto il problema?”, …
- Domande su strategie alternative:
- “È possibile trovare un altro modo, un’altra strategia per farlo?”, “Quanti altri modi ci sono per risolvere il problema?”, “Qual è la strategia migliore e più efficace?”, …
Domande per stimolare il ragionamento:
- “Come puoi giustificare questa risposta?”, “Come mai troviamo risposte differenti per uno stesso problema?”, “Puoi riportare questo problema a qualcosa che già conosci?”, …
Domande per verificare le ipotesi:
- “Perché hai cominciato da questo elemento?”, “che cosa sarebbe successo se avessi iniziato da un altro punto?”, …
- Domande che favoriscono la riflessione e il controllo dell’impulsività:
- “Osserva attentamente ciò che devi fare prima di iniziare. Quali elementi ti saranno utili per risolvere il problema?”, “Che cosa ci serve per svolgere questa attività? Abbiamo tutto”, “Hai risolto il problema. Puoi chiarire le varie tappe che hai percorso?”, “Cosa puoi fare la prossima volta per non commettere gli stessi errori?”, …
Domande dichiarative:
- “Puoi ripetere ciò che hai detto con altre parole?”, “Puoi fare un esempio?”, …
Domande per lo sviluppo del pensiero critico:
- “Perché dici questo”, “Con quali ragioni puoi sostenerlo?”, …
- Domande predittive:
- “Quali conseguenze possiamo prevedere?”, “A quali conclusioni possiamo arrivare?”, …
Domande per generalizzare ciò che è stato appreso:
- “Quali aspetti di questo probkea sono utilizzabili altrove?”, “Puoi trovare altri esempi in cui puoi applicare le stesse strategie?”, “Quali strategie attivate possiamo usare altrove?”, …
Domande di sintesi:
- “Quali tappe hai compiuto in questo lavoro?”, “Quali aspetti ti sono sembrati più significativi?”, “”Quale idea sintetizzameli ciò che abbiamo imparato?”, “Quali sono gli aspetti essenziali di questo argomento?”, ….
Infine, elenchiamo alcuni suggerimenti per i genitori per “sviluppare” il pensiero nei propri figli, seguendo i principi della mediazione:
- Trovare il tempo da passare insieme ai propri figli e scegliere insieme le attività da svolgere
- Durante le attività, spiegare cosa si fa e insieme riflettere sul come si fa, perché si fa così e individuare delle alternative
- Cercare di focalizzare l’attenzione sui passi del processo che portano al risultato, piuttosto che sul risultato stesso
- Permettere ai bambini di fare in autonomia, anche di sbagliare
- Non giudicare l’errore, ma vederlo come occasione per riflettere sul processo che ha portato a quell’errore, rivedendolo insieme
- Fare domande e far riflettere sulle modalità e strategie con cui si sta facendo una cosa
- Dare tempo per pensare e per rispondere, senza interrompere o intervenendo precocemente per completare o correggere: ognuno ha i propri tempi
- Incoraggiare e apprezzare il cambiamento, anche il più piccolo
- Proporre compiti nuovi, ma che possono essere svolti con successo
- Considerare che ognuno ha le proprie attitudini che non necessariamente sono quelle che noi vorremmo.