Marco non mi ha invitato alla sua festa di compleanno!
In questo articolo vediamo il rapporto tra adhd e relazioni interpersonali.
ADHD e relazioni interpersonali, il lavoro educativo sulle emozioni e come migliorare le relazioni
Le difficoltà comportamentali legate all’ADHD possono influenzare i rapporti con i pari?
La risposta purtroppo è sì.
I bambini con ADHD spesso incontrano problemi relazionali poiché i rapporti sociali implicano empatia, condivisione, cooperazione, turnazione nel gioco, attenzione, controllo degli impulsi ed altre capacità che purtroppo sembrano sovrapporsi proprio con le fatiche tipiche dell’ADHD.
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L’ADHD potrebbe infatti indurre a non rispettare le regole di gioco, a voler predominare o a dettare i tempi e le condizioni delle attività da svolgere nel gruppo dei pari, oppure potrebbe spingere a comportarsi in maniera impulsiva o prepotente senza prestare la giusta attenzione alle esigenze dei compagni. Inoltre la scarsa tenuta attentiva dei bambini con ADHD potrebbe costringere gli altri a cambiare gioco o attività troppo velocemente contro la propria volontà. Tutto questo a lungo andare potrebbe avere conseguenze spiacevoli per i bambini che ne sono affetti e portare ad isolamento sociale o a episodi di rifiuto da parte dei propri coetanei.
Allora come intervenire per migliorare e supportare le relazioni sociali?
Innanzitutto è importante sapere che si può agire in maniera proattiva, investendo in strategie utili per ridurre tali problematiche.
Proviamo a vederle insieme in 6 passaggi:
- Condurre il bambino con ADHD ad acquisire consapevolezza rispetto al proprio funzionamento sociale ed aiutarlo a comprendere come quest’ultimo influenza i propri rapporti interpersonali. È importante infatti che il bambino sia a conoscenza dei propri schemi comportamentali disfunzionali, per poter mettere in atto dei comportamenti alternativi maggiormente efficaci.
- Insegnargli ad identificare e comprendere le proprie emozioni, distinguendo quelle utili da quelle dannose ed evidenziare il pensiero alla base di ogni vissuto emotivo, ponendo l’attenzione su come quel particolare pensiero causa l’emozione negativa e quindi il comportamento disfunzionale.
- Far apprendere al bambino con ADHD strategie di gestione della rabbia, aiutandolo a riconoscerne anche i correlati fisiologici manifesti quali ad esempio la sensazione di tensione, lo stomaco chiuso, i denti serrati o la sensazione di calore, proponendogli di provare ad anticipare queste “crisi” con tecniche di rilassamento. Cercare inoltre di ricostruire con il bambino gli antecedenti della rabbia ovvero chiedergli: “cosa è successo prima che arrivasse la rabbia?”, “quale emozione sentivi?”. Imparare a riconoscere cosa si nasconde dietro la rabbia è il primo passo per poterla fronteggiare.
- Offrirgli dei modelli comportamentali che possano rappresentare un buon esempio di pragmatica sociale, volti al rispetto dei turni, alla cooperazione, all’empatia e alla prosocialità.
- Stabilire un contratto terapeutico mirato a rinforzare i comportamenti socialmente accettabili, con ricompense stabilite a priori e gratificare verbalmente gli sforzi sostenuti mettendo maggiormente in risalto gli aspetti positivi.
- Alcuni accorgimenti utili implicano anche l’intervento degli insegnanti nel contesto scolastico, ai fini di incentivare il coinvolgimento del bambino con ADHD nel gruppo classe: programmare ad esempio delle attività in cui egli possa dare il proprio contributo, oppure organizzare attività in cui la riuscita dipende dalla cooperazione tra gli alunni. Quando è possibile inoltre gli insegnanti dovrebbero assegnare piccoli incarichi di responsabilità al bambino in questione, rompendo i classici raggruppamenti o schemi di ruolo all’interno della classe.
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Bibliografia
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