“Mamma, Vieni a Prendermi Subito Subito?” 2
L’inserimento alla Scuola dell’Infanzia è una questione di tempo.
Quanti bambini in questi giorni stanno facendo il loro primo ingresso alla Scuola dell’Infanzia… quanti bambini, ogni settembre, affrontano questo grande momento.
Quante mamme e quanti papà stanno vivendo, con i propri bambini, questo nuovo passaggio, questa prima grande separazione. Si, perché l’inserimento alla Scuola dell’Infanzia segna per il bambino la prima vera separazione dal proprio nucleo familiare, per conoscere un nuovo contesto sociale, fatto di nuovi coetanei, nuovi adulti, nuovi spazi e nuovi ritmi. E’ per il bambino, a tutti gli effetti, la prima ufficiale separazione dalla famiglia, nell’ottica che diventi cardine per lui e per l’intero nucleo familiare, nella costruzione della sua autonomia e della socializzazione.
E’ tutta una questione di tempo. E lo rendo facile da capire Mattia, con la sua storia.
Dopo alcuni giorni dall’inizio della scuola, ad inserimento concluso (come usano dire le insegnanti), Mattia – di poco più di 3 anni – iniziò a esternare le sue prime fatiche. Salutava la mamma sereno sulla porta, ma con il trascorrere della mattinata il suo viso si incupiva e il magone prendeva il sopravvento. Avvicinava, allora, la sua maestra, con un timido: “Quando viene la mia mamma?” – “Dopo il pranzo, dopo aver riposato un pochino e dopo aver giocato tutti insieme…la mamma arriva subito, subito!” – rispondeva ogni volta la sua maestra, senza mai cambiare una parola. A sentire queste parole, tornava il sorriso sul volto di Mattia. Quella parola, quel “subito”, lo rasserenava quasi magicamente, dandogli una sensazione di immediatezza e tranquillità.
Era forse un modo per imbrogliarlo? Era un modo della maestra di inventare scuse, temporeggiando? No. Era un modo semplice di insegnargli lo scorrere del tempo. Perché un bimbo non capisce il significato delle ore che passano, del prima e del dopo in senso concreto. Non comprende quante ore dovrà trascorre a scuola, senza avere accanto la sua mamma o il suo papà. Non vedendoli, inizierà a fantasticare sul perché della loro assenza, un’assenza a cui non è abituato. Ha bisogno, quindi, di imparare a scandire il tempo, vivendo una routine, fatta di gesti e attività ripetute, capace di scandire la sua giornata. Ciò darà sicurezza, giungendo a maturare la consapevolezza che “mamma e papà tornano sempre”. Supererà così quella sensazione di smarrimento e “abbandono”, facendo sì che il desiderio di stare a scuola, prenda il sopravvento sulle lacrime e la malinconia.
La percezione del tempo nei bambini ha, infatti, una sua dimensione soggettiva, quasi creativa. Piaget, noto psicologo dell’età evolutiva, ben affermava che “il tempo del bambino è un tempo ludico e magico, è il tempo di un infinito presente, del gioco privo di passato e di futuro” (Lo sviluppo della nozione di tempo nel bambino, Firenze, La Nuova Italia, 1979).
Nel frattempo, cosa possono fare, però, mamma e papà, di fronte a tante lacrime?
- Date fiducia al vostro bambino, convinti del fatto che, ben accompagnato dalla famiglia e dall’insegnante, saprà trovare il suo nuovo posto in questo importante passaggio di crescita.
- Salutate sempre i vostri bambini, prima di lasciarli: “Se riesco a uscire dalla classe, senza che mi veda, non starà male!”. Vale l’esatto opposto: un bambino interpreta il saluto come un caldo e rassicurante “ci vediamo dopo”. Senza questo passaggio, che potrebbe sì creare fatiche, faticherà maggiormente ad elaborare che anche se non li vedo “mamma e papà ci sono sempre…e tornano a prendermi sempre!”.
- Chiedete, ma non troppo: prestate attenzione e date importanza a ciò che il bambino racconta una volta tornato a casa, dimostrando entusiasmo anche verso tutte le scoperte che lui farà “da solo”, senza voi accanto. –Si, ma una volta a casa il mio bambino non racconta nulla e se faccio domande quasi mi zittisce con un secco “Non ho fatto niente!”– Anche in questo caso rispettate i suoi tempi, nell’attesa che elabori il suo nuovo vissuto…pronto poi a condividerlo con voi!
- Incoraggiate il bambino con il sorriso, trasmettendogli sicurezza verso il luogo dove lo state lasciando. Se il bambino capirà che la scuola è “un posto sicuro” per i suoi genitori, lo diventerà anche per lui. E se le lacrime, anche solo di commozione, di mamma e papà prendono il sopravvento, cercate di non mostrarglielo… rischierebbe di rimanere confuso, non comprendendo a pieno le diverse emozioni.
- Non fate paragoni, con fratelli maggiori, cuginetti o compagni di classe: ogni bambino elabora a modo suo una nuova situazione e merita che vengano rispettati i suoi ritmi, i suoi progressi e le sue fatiche… anche se diverse “da tutti gli altri”.
E se, invece, le lacrime non arrivano… c’è qualcosa che non va?
Troppo spesso viene associato, nelle mente dei genitori, l’inserimento a scuola, come uno scoglio insormontabile, un fantasma con cui scontrarsi, caratterizzato da pianti, grida, opposizioni e bimbi attaccati alle gambe della mamma. Questo si, può accadere… come può accadere però l’esatto opposto. Un bambino che non piange al distacco con la mamma, non è un bambino “che non vuole bene” o che non sente la nostalgia… è un bambino che sta vivendo a suo modo il medesimo grande passaggio di crescita. Rispettate anche in questo i suoi tempi e lui stesso sarà in grado di trasmettervi, come vorrà e sarà capace di fare, le sue nuove emozioni.
E Mattia? Mattia ora frequenta la Scuola Primaria contento e sereno. E una volta a casa, quando la mamma gli chiede di sistemare i suoi giocattoli o di mettersi a fare i compiti… difficilmente risponde “subito”: ora ha capito a pieno, come tutti i bambini della sua età, il senso vero di quella parola!
Dott.ssa Francesca Savino – Psicologa
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