Lo sviluppo del linguaggio nei primi due anni
Sono sempre di più i genitori attenti e curiosi, che desiderano informarsi al meglio su come aiutare il proprio figlio nello sviluppo del linguaggio, cercando di cogliere i punti di forza e le fragilità del proprio bambino, per riuscire a sostenerlo e guidarlo nelle tappe della sua crescita.
Lo sviluppo del linguaggio è importante, poichè permette al bambino di mettersi in relazione con gli altri; il linguaggio verbale, inoltre, è la forma di comunicazione prevalente nell’interazione: serve a capire gli altri e a farsi capire.
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I primi mesi
Fin dai primi mesi i bambini giocano con il linguaggio: a sei mesi iniziano la “lallazione canonica”, ovvero la produzione di sillabe ripetute con la stessa consonante, intorno ai 9-12 mesi producono sillabe ripetute, ma con diverse consonanti, la cosiddetta “lallazione canonica”, fino ad arrivare ai 12 mesi con la produzione di vere e proprie parole.
Con il termine “parola” s’intende una successione di suoni distinguibili per la loro diversa sonorità e per la loro pronuncia, che formano un’etichetta lessicale, che indica sempre il medesimo concetto: per essere considerata una parola non deve obbligatoriamente rispecchiare il modello corretto, ma è necessario che, anche se scorretta, venga utilizzata per indicare sempre lo stesso concetto. Ad esempio viene considerata parola “milli”, se il bambino la utilizza solo per denominare il topolino, ma se “milli” viene usata per denominare il topolino, il gatto e anche il cagnolino non può essere considerata definita parola, poichè non vi è univocità tra la produzione lessicale ed il significato.
Tra i 16 e i 24 mesi, l’esplosione del vocabolario
Tra i 16 e i 24 mesi di età, pur con una notevole variabilità individuale, i bambini hanno un aumento dello sviluppo del linguaggio: iniziano a sperimentare il linguaggio, cominciano ad utilizzare parole per denominare oggetti e designare azioni e ha inizio la costruzione di un primo bagaglio lessicale destinato ad ampliarsi tutta la vita.
Il bambino impara parole nuove con un ritmo molto rapido tale da definire questo momento come “esplosione del vocabolario”. Il ritmo di acquisizione delle parole è molto variabile nei bambini, ma a 24 mesi di età la maggior parte possiede già un vocabolario molto consistente. A questa età i bambini producono in media 300 parole differenti con una variabilità nei singoli bambini che va da un minimo di 80 ad un massimo di 500 parole, inoltre sono in grado di formare piccole frasi, cioè di mettere insieme due o più parole.
Un bambino che ha 24 mesi possiede un vocabolario molto ridotto, meno di 50 parole differenti, non è in grado di formare piccole frasi, cioè di mettere insieme due o più parole. I bambini che possiedono un vocabolario così ridotto vengono definiti parlatori tardivi: non presentano particolari deficit nelle aree uditiva, cognitiva e relazionale, motoria, ma sviluppano il linguaggio tardivamente, indicativamente tra i 24 e i 36 mesi.
Un altro indicatore prognostico importate è rappresentato dal grado di accelerazione nell’arricchimento del lessico. E’ dunque indispensabile rilevarne l’ampiezza, sia in comprensione, sia in produzione, compito che può essere condotto mediante la collaborazione tra lo specialista e le figure che circondano il bambino: in particolare i genitori che amano e conoscono meglio il proprio figlio, ma anche le insegnanti che vedono il bambino in un contesto diverso e in una realtà di gruppo.
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Monitorare lo sviluppo del linguaggio
Le persone che condividono la quotidianità del bambino, lo osservano in diversi contesti e lo conoscono riescono a fornire informazioni complete e specifiche sullo sviluppo linguistico pregresso e attuale del bambino. E’ bene, pertanto, che lo specialista fornisca ai genitori un semplice questionario adeguato all’età del bambino da compilare anche con il supporto delle altre figure che circondano il bambino. La dimostrata affidabilità del genitore nella compilazione dei questionari rende questo tipo di strumento particolarmente funzionale: offre un quadro attendibile delle capacità del bambino fotografando, la competenza di uno specifico momento, confrontabile successivamente con una rilevazione a distanza di qualche tempo. Con questa modalità, che richiede un limitato impegno di risorse e che è soprattutto “ecologica”, è facile capire se il lessico ha subito l’attesa accelerazione o è piuttosto in una fase di stallo, tale da richiedere una qualche forma di presa in carico.
E’ importante, però, anche l’osservazione diretta dello specialista, in grado di mettere a disposizione le proprie conoscenze e di applicarle in base all’unicità e individualità del singolo bambino.
Quando rivolgersi a uno specialista
Se, dunque, a 24 mesi, si rileva un vocabolario ridotto, inferiore alle 50 parole, un apprendimento lento nell’arricchimento linguistico, solo 10 parole al mese ed assenza di costruzione di frasi semplici, è bene iniziare un intervento sul linguaggio. Tale azione è ciò che un genitore, un insegnante e un clinico fanno in modo consapevole per stimolare o rispondere al bambino con lo scopo di facilitare lo sviluppo delle sua abilità comunicative ritenute diverse rispetto a quanto i bambini della stessa età sanno fare.
Questo implica che l’adulto debba ritenere che il bambino presenti un problema rispetto all’apprendimento del linguaggio e si chieda in che modo e quando il bambino arriverà a sviluppare questa capacità. In questo caso si propone, dunque, un intervento “precoce” che si propone di costruire e far progredire le abilità linguistiche che non hanno ancora raggiunto il livello dei pari.
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