La psicomotricità durante il Coronavirus
Durante questi mesi di emergenza Covid-19 il ruolo terapeutico del Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva (TNPEE) si è dovuto caricare di domande, attese e paure.
Noi TNPEE, che lavoriamo con il contatto, con il corpo e con ciò che esso può trasmettere, abbiamo subìto inizialmente una battuta d’arresto che ci ha portato inevitabilmente a porci degli interrogativi su come poterci adattare a questa nuova situazione.
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Cosa è successo?
A marzo 2020, quando ancora si sapeva poco del Coronavirus, abbiamo interrotto le terapie. Questo ha portato tanti dubbi e preoccupazioni nei nostri bimbi, che da un momento all’altro hanno smesso di vederci.
Non sapevamo quando avremmo potuto riprendere il nostro lavoro e quali sarebbero state le ripercussioni di questo stop. Abbiamo cercato di rimanere vicino alle famiglie in carico, sostenendole, consigliandole e cercando insieme delle strategie di lavoro a casa.
Dopo l’iniziale arresto ci sono state fornite delle linee guida per aiutarci a lavorare sia in presenza che a distanza e finalmente abbiamo rivisto i nostri bimbi.
Cosa è cambiato?
Le terapie sono ricominciate con due modalità: da remoto e in presenza.
Le terapie da remoto sono state una grande novità per noi terapisti e hanno portato ad un cambiamento nel nostro lavoro. Con questa nuova modalità di interazione abbiamo dovuto modificare i nostri programmi riabilitativi cercando strategie per adattarci a questo cambiamento.
Come ben sappiamo le terapie da remoto creano una grande distanza fra noi e il bambino, del tutto nuova per noi, e non ci permette di usufruire del nostro setting che ha una grande valenza psicomotoria e relazionale. Inoltre, non è possibile utilizzare sempre il materiale presente in stanza, perciò, è stato necessario creare nuovo materiale che potesse essere condivisibile attraverso uno schermo.
Insomma, ci siamo adattati, ma per esperienza personale posso dire che non è sempre facile sostenere una terapia a distanza dove i bambini hanno maggiore difficoltà a relazionarsi con noi, minor motivazione e maggiore complessità a mantenere l’attenzione sulle attività proposte.
In questo momento storico è diventato ancora più importante il lavoro a casa con i caregiver.
Le terapie in presenza permettono di usufruire del nostro materiale, del nostro setting e di ridurre la distanza fra noi e i bambini. Ma perché uso proprio la parola “ridurre”?
Perché come ben sappiamo è fondamentale anche in presenza mantenere la distanza ed utilizzare tutti i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) necessari ed elencati nelle linee guida.
È davvero difficile in presenza mantenere la distanza dai nostri bambini, non tutti sono consapevoli della gravità della situazione epidemiologica in cui ci troviamo. Oserei dire anche per fortuna! Per loro è un gioco, un’occasione per mettere le mascherine con personaggi che amano e trasformarsi in supereroi quando devono uscire di casa.
Ma spesso ci chiedono di togliere la mascherina perché non ci vedono bene il viso da mesi ed è complicato spiegare loro che vorremmo ma che non possiamo. Addirittura, i bimbi presi in carico nell’ultimo anno non hanno mai visto il nostro viso senza mascherina!
Invece nei bimbi più consapevoli della situazione si sono innescate nuove ansie e paure: paura ad uscire, giocare con gli altri, paura del “mostro Coronavirus” che può entrare in casa, paura di non rivedere più i loro compagni di scuola. Ma anche noi terapisti non siamo estranei a queste paure. Abbiamo paura di poterci ammalare e dover sospendere nuovamente le terapie, paura di infettare uno dei nostri bimbi, paura di infettare qualcuno dei nostri cari.
Siamo messi a dura prova: è veramente difficile non farsi prendere dall’ansia e riuscire a trasmettere serenità per rassicurare i nostri bimbi.
Stiamo incontrando in questo percorso differenti ostacoli:
- Un primo ostacolo è la difficoltà a far apprendere nuove competenze ai bambini. Un esempio sono i versi degli animali: mi rendo conto di quanto sia difficile per loro imitare i miei movimenti della lingua e della bocca per riprodurre alcuni versi o parole senza poterci osservare.
- Un secondo ostacolo è l’impatto di questa situazione sulla relazione. Non è più possibile fare giochi di relazione come le bolle di sapone, giochi di contatto e tutte quelle esperienze senso-motorie e di percezione che gli facevamo fare attraverso il nostro corpo.
Tutto questo crea un muro, una barriera fra noi e i bambini. E mi sono veramente resa conto di ciò quando un bimbo mi si è avvicinato per abbracciarmi ed io istintivamente mi sono allontanata.
- Un’altra complicazione è l’incostanza delle terapie dovute al fatto che spesso i bambini o le loro famiglie hanno avuto contatti con persone positive al Covid-19 e di conseguenza devono svolgere la quarantena.
- Un’ulteriore problema è la chiusura della scuola che ha un ruolo fondamentale nella vita dei bambini. La chiusura ha provocato difficoltà nella gestione dei figli da parte delle famiglie, oltre ad inficiare sullo sviluppo educativo e relazionale.
Cosa possiamo fare?
Continuare con le modalità funzionali che abbiamo applicato fino ad ora e individuare nuove strategie per poter affrontare al meglio le difficoltà che si possono presentare.
Confrontarci con altri colleghi per condividere dubbi, perplessità, scambiare consigli, metodi ed approcci e discutere insieme di come sta cambiando il nostro approccio al bambino.
Rassicurare i bambini sulla situazione attuale rendendoli però consapevoli di ciò che sta succedendo intorno a loro e dell’importanza dei DPI.
Consiglio la lettura di diversi testi per bambini che affrontano il tema del Coronavirus.
In questo particolare periodo storico ho avuto nuovamente la conferma di quanto i bambini siano empatici e perspicaci. Inizialmente credevo che sarebbe stato maggiormente difficile relazionarmi con loro e che non vedendomi tutto il viso non potessero comprendermi a pieno. Per fortuna non è stato così! Anche con due mascherine e la visiera se io sorrido loro mi rispondono con un sorriso ancora più grande. È proprio vero quando si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima.
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