La nascita di un bambino: nuovi ritmi, nuovi ruoli, nuove identità
La nascita di un bambino genera inevitabilmente uno sconvolgimento della vita, sia dal punto di vista pratico, sia da quello emotivo, psicologico e relazionale. Effettivamente, come ben sa chi ha vissuto l’esperienza in prima persona e come tutti possono ben immaginare, il cambiamento è globale: dalle cose più banali di cui spesso si sente parlare, a quelle alle quali talvolta non si pensa. Le ore di sonno diminuiscono, le priorità cambiano, il centro della vita si sposta verso questo piccolo sconosciuto che monopolizza pensieri, parole, spese, spazi e tempi.
In una quotidianità in cui spesso i ritmi sono veloci e tutti corriamo anche quando non abbiamo fretta, la nascita di un bambino impone in qualche modo la necessità di rallentare, pur nella frenesia del nuovo mondo in cui ci troviamo catapultati. Può sembrare un paradosso, ma in qualche modo è ciò che spesso accade.
Per Approfondire: “Gravidanza tra cambiamenti e falsi miti.“
L’allattamento al seno
Pensiamo all’allattamento al seno: cosa meravigliosa per tanti aspetti, ma anche tanto faticosa per altri. Il piccolo dipende dalla mamma ancor più che nelle altre situazioni e conseguentemente i gradi di libertà diminuiscono. Un numero indefinito di volte al giorno per intervalli di tempo indefiniti ci si deve fermare, non si può rimandare e non si può saltare.
L’allattamento al seno, infatti, dovrebbe essere a richiesta, così viene indicato da medici e ostetriche, in ospedale e ai corsi preparto. Sembra semplice la cosa in teoria, poi dopo qualche settimana qualcuno può arrivare a chiedersi: “Ma a richiesta di chi, del bambino o della mamma?”. Perché le esigenze del bambino, che indubbiamente viene prima di tutto, vanno calate nella quotidianità e presto ci si trova a fare i conti con appuntamenti, orari e visite, o anche solo con il desiderio di fare una passeggiata con il bambino in una certa fascia oraria più calda o più fresca. Dunque, l’allattamento è sì a richiesta (del bambino), ma compatibilmente con il mondo circostante. E talvolta ci si trova allora a fare calcoli a ritroso, decidendo a tavolino l’orario di una poppata, in vista dell’obbligatorietà dell’orario di quella successiva. Ovviamente non è così per tutti, la personalità di ciascuno definisce la propria modalità di essere genitore. Ed è per questo che non ci sono regole, non ci sono libretti di istruzioni (anche se a volte li desidereremmo più di ogni altra cosa) e non ci sono formule magiche che ci diano le soluzioni. Ogni bambino è diverso, ma anche ogni mamma è diversa e diversa è la relazione che si instaura in ogni coppia mamma-bambino e in ogni famiglia. Allora forse la parola d’ordine dovrebbe essere “osservazione”: più che “fare”, infatti, spesso può essere utile sospendere l’azione, fermarsi un momento e osservare. Che cosa osservo? Osservo il mio bambino, osservo me stessa, osservo cosa accade fuori, ma anche dentro di me: cosa sto pensando, cosa sto provando, cercando di mettere da parte la fretta di agire. Questo in alcune situazione è davvero risolutivo, perché nel momento in cui non sto percorrendo la strada “giusta”, sono obbligato a ripartire e facilmente lo farò in una direzione più corretta. Può succedere ad esempio che il bimbo pianga e, presi dalla frenesia (se non addirittura dall’ansia) del momento, mettiamo in atto una serie di comportamenti, ma nessuna soluzione proposta calma la situazione. Risolutivo invece può diventare il fermarsi un momento, osservare cosa sta accadendo, concentrarsi sul proprio stato d’animo, calmarsi e ripartire. Questo può permettere di comprendere il reale bisogno del bambino, o anche solo di ritrovare la sicurezza e la tranquillità, necessarie per dargli contenimento e quiete.
Il confronto con le altre mamme
Con il passare del tempo, bambino e mamma crescono insieme, man mano si trovano risposte, ma intanto le domande si moltiplicano. Fondamentale a volte diventa il confronto con altre mamme, altri bambini, altre esperienze. Pur nella consapevolezza che ogni caso è a sé, dal confronto possono nascere nuove prospettive, nuove idee. Tanti intorno sono pronti a dare consigli, dando risposte come fossero verità assolute. Questo in alcuni casi è rassicurante, in altri può contribuire invece ad inasprire quel senso di inadeguatezza che spesso pervade le neo mamme.
E allora ben venga il confronto, ma non tanto per le risposte che possono arrivare dall’esterno, quanto per lo stimolo a trovare le proprie e soddisfare quel bisogno di condivisione e di supporto che solleva dal senso di solitudine e incertezza, frequente nelle prime settimane da mamma. Confrontarsi però non significa fare paragoni tra bambini e mamme in termini di competizione, anche se a volte pur involontariamente questo accade, anche perché elementi diversi non si possono paragonare ed essendo lo sviluppo dei bambini non lineare, se qualcuno arriva prima in qualcosa, magari arriverà dopo in qualcos’altro. Il confronto e in alcuni casi l’aiuto di professionisti a volte può essere utile anche per guardarsi da fuori e comprendere meglio cosa sta accadendo nel nostro “piccolo” nuovo mondo.
Perché dopo la nascita di un bambino effettivamente tutto è cambiato e anche noi siamo cambiate. Spesso uno degli aspetti più difficili da tenere a mente è che essere diventate mamme non cancella tutto ciò che eravamo. Questa nuova identità, infatti, per quanto pervasiva, non dovrebbe sostituirsi alle precedenti, ma aggiungersi, come un nuovo ramo su una pianta in fiore. E’ vero, ora siamo mamme e questo, soprattutto inizialmente, ci assorbe completamente, ma non dobbiamo dimenticare che continuiamo ad essere donne, mogli, fidanzate, figlie, amiche, lavoratrici. Certo, non è possibile fare tutto e soprattutto fare tutto subito, ma avere a mente questo importante aspetto ci può aiutare a non trascurare, ad esempio, il rapporto di coppia, che spesso in queste circostanze risulta essere tanto fondamentale, quanto fragile.
Insomma, questo nuovo ruolo è caratterizzato da una gioia infinita, ma anche da tanta fatica ed è per questo che a volte definiamo la nostra nuova vita come più “complicata”. In realtà forse sarebbe più opportuno dire più “complessa”, sottolineandone la ricchezza in tutte le sue sfaccettature.
La nascita di un bambino porta con sé poche certezze, essere una mamma psicologa, per quanto possa sembrare strano, credo che per certi versi non faciliti la situazione. Però di una cosa sono convinta: il benessere dei bambini passa attraverso il benessere delle mamme. E allora diventa fondamentale che ognuno trovi il proprio modo per stare bene: per qualcuno può essere approfittare del momento in cui il bambino dorme per riposare, per altre può essere sforzarsi di alzarsi prima di lui per fare una doccia, vestirsi e magari anche truccarsi. Per qualcuno vuol dire stare sempre insieme al figlio, per altri significa ritagliarsi qualche momento per andare dal parrucchiere o fare un aperitivo. Trovo che vada tutto bene, nella consapevolezza di ciò che si sta facendo e con l’obiettivo di mantenere una quiete e una serenità, funzionale al benessere di tutta la famiglia.
Donald Winnicott, importante pediatra e psicoanalista del secolo scorso, ci insegna che i bambini per stare bene non hanno bisogno di mamme perfette, ma di “mamme sufficientemente buone”, con tutte le loro incertezze, paure e fragilità. Allora ciò che forse davvero fa la differenza sono l’autenticità, la presenza affettiva e la consapevolezza: l’avere un occhio rivolto all’interno, ancor prima che all’esterno, in modo da riuscire ad avere la serenità che permette di dare tutta la cura e l’amore di cui si dispone.