La mediazione si può applicare anche al gioco!
Avete mai pensato che qualsiasi gioco possa diventare uno strumento di apprendimento? Ebbene si, è proprio così: imparare giocando è possibile e i bambini ne saranno davvero felici!
Il metodo Feuerstein si fonda sul concetto di “mediazione”. L’adulto diviene il mediatore. Ma cosa significa? Facciamo un breve ripasso! È semplice in realtà, l’adulto diviene la guida del bambino, gli propone degli stimoli adatti alle sue competenze (questo è molto importante) e inizia a “mediare” ovvero a porre al piccolo tante domande che non forniscono la risposta ma che lo aiutano a trovarla. È fondamentale infatti che l’adulto non si sostituisca al bambino per non generare frustrazione o senso di incompetenza, al contrario il mediatore deve aiutare il bambino a mettere in moto il pensiero e il ragionamento fino a che il piccolo riuscirà a trovare una soluzione e a fornire la risposta corretta. Tale processo può richiedere certamente tempo per questo il nostro motto è “un momento, sto pensando”.
Lasciare che i bambini pensino è il trucco ed è sempre una buona idea. Questo li aiuterà a incrementare il senso di efficacia e l’autostima e ad applicare i propri ragionamenti sempre di più alla realtà che li circonda.
Bene e il gioco cosa c’entra? C’entra eccome! La mediazione infatti si può applicare in qualsiasi contesto. Immaginiamo di proporre al bambino di giocare a “Uno” ma di farlo mettendo in pratica la tecnica della “mediazione”.
- Chiediamo al bambino di spiegarci da cosa è composto il gioco e quindi quali sono le caratteristiche delle carte.
- Chiediamo al bambino di spiegare a tutti i giocatori come si gioca e quali sono le regole da seguire. È sempre bello per esempio che ogni componente della partita possa dire una regola a testa.
- Chiedere perché. Domandare ai bambini il perché delle cose li aiuta a riflettere ma, ancora più importante, ad essere curiosi e ad andare oltre a ciò che tutti conoscono o sanno.
- Proporre ai bambini di pensare ad una nuova regola che possono inventare loro, questo gli rimanda che il loro pensiero e la loro creatività hanno un valore!
- Non soffermarsi sul risultato ma piuttosto domandare al bambino “secondo te perché è andata così?” “cosa potrebbe essere successo?”.
Questo era un primo esempio ma in realtà il punto di forza della mediazione è la possibilità di improvvisare e di inventare.
Una proposta di gioco da fare in qualsiasi momento che piacerà molto ai vostri bimbi!
Ad occhi chiusi conosco il mondo
Abbiamo spesso la convinzione che per conoscere il mondo sia necessario vederlo ma siamo sicuri che sia così?
Immaginiamo che il nostro bimbo stia imparando le forme geometriche. Create insieme a lui/lei tante forme, geometriche e non, utilizzando diversi materiali tra cui il cartoncino, il legno e la spugna. Più materiali e più forme ci saranno più il divertimento sarà garantito!
Ora chiedere al bimbo di chiudere gli occhi e di porgervi una mano. Scegliete una forma di uno specifico materiale e proponetegli di toccarlo bene e di iniziare a dirvi tutto quello che sente con il “tatto”. Potete aiutarlo con delle domande iniziali “di che materiale è secondo te?”, “come ti sembra fatto?”. Se il bambino indovina presto la forma e il materiale aspettate a cambiare! La riflessione e la creatività sono proprio lì dietro l’angolo. Immaginiamo che la forma sia il rombo. Provate a domandargli “pensa un po’ a qualcosa che nella realtà potrebbe avere quella forma…”. Io utilizzo l’esempio dell’aquilone… se fanno fatica a dare una risposta suggerite degli indizi “ti do un suggerimento… è un gioco che vola nel cielo…”. Vedrete che, quando gli verrà in mente l’aquilone, saranno felicissimi!
Ora tocca a voi indovinare!
Eh si, facciamo in modo che il bambino possa sperimentare entrambi i ruoli. Questo gli fornirà nuovamente un senso di valore e autoefficacia importantissimi ma soprattutto lo apriranno alla possibilità di proporre e spiegare questo gioco ai suoi amici!
Per concludere, la mediazione è semplicemente un modo più divertente di avvicinare i bambini all’apprendimento ma soprattutto di fargli scoprire la bellezza e la potenza dell’ essere curiosi.
“Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso”.
- Einstein.
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