La compensazione orale a scuola per gli alunni con Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA)
Tra le strategie di cui possono avvalersi gli alunni con certificazione di Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) a scuola, talvolta nel Piano Didattico Personalizzato (PDP) compare anche la possibilità di compensare in orale una prova scritta risultata non sufficiente.
Non sempre, però, tale strategia viene applicata in modo adeguato, proponendo in realtà allo studente un’interrogazione di recupero, che potrebbe essere proposta a qualunque alunno con insufficienza.
Compensare, invece, significa poter dimostrare in orale che le difficoltà riscontrate nello scritto non fossero imputabili a carenze nella preparazione, ma a fatiche derivanti dal DSA stesso (es. scarsa comprensione della consegna, difficoltà nell’elaborazione di risposte scritte, nell’uso corretto della sintassi e dei termini specifici di ogni disciplina, impossibilità a terminare per lentezza esecutiva ecc.). In caso di esito positivo della prova orale di compensazione, quindi, il voto dello scritto non deve fare media con gli altri voti, ma essere sostituito dal voto sufficiente ottenuto in orale.
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Cosa dice la normativa?
L’applicazione di questa strategia consente quindi di attuare quanto specificato nel Decreto Legge (DL) 62/17 art.11 c.10: «Per la valutazione delle alunne e degli alunni con DSA certificato le istituzioni scolastiche adottano modalità che consentono all’alunno di dimostrare effettivamente il livello di apprendimento conseguito, mediante l’applicazione delle misure dispensative e degli strumenti compensativi di cui alla legge 8 ottobre 2010, n. 170, indicati nel piano didattico personalizzato». Molti alunni con DSA, infatti, hanno significative difficoltà nell’esprimere concetti per iscritto; non dar loro l’opportunità di dimostrare oralmente il reale livello di acquisizioni ottenuto equivale ad una penalizzazione.
Sfortunatamente né la Legge 170 né le Linee guida descrivono in modo chiaro la modalità con cui attuare la compensazione orale. Questo spesso dà luogo ad applicazioni arbitrarie da parte dei docenti, che talvolta fanno la media tra i due voti, come accade normalmente per i recuperi.
Il punto di vista della scuola
Dal punto di vista dell’insegnante, spesso questa strategia viene ritenuta non idonea, perché può indurre l’alunno a non prepararsi adeguatamente per lo scritto sapendo di avere poi una seconda opportunità. In realtà, la prova orale compensativa andrebbe proposta appena possibile, poco dopo lo scritto non sufficiente, per dar modo al ragazzo di dimostrare che la sua preparazione fosse già adeguata. Nel caso in cui l’orale dimostrasse, invece, una scarsa preparazione e quindi il mancato raggiungimento degli obiettivi, allora la votazione negativa andrebbe mantenuta, proponendo eventualmente una successiva possibilità di recupero, come ad altri studenti senza diagnosi di DSA, ma registrando comunque il voto negativo.
Il punto di vista degli alunni con DSA
Come ogni altra strategia compensativa o dispensativa è sempre opportuno che sia condivisa con l’alunno, soprattutto dalla scuola secondaria di primo grado.
Può anche accadere, infatti, che tale strategia non sia ritenuta utile dal ragazzo, ad esempio in presenza di significative difficoltà espressive, quali esiti di un pregresso disturbo di linguaggio; oppure quando l’alunno riporta difficoltà emotive o stati d’ansia, che rendono più difficoltoso il momento dell’esposizione orale. In questi casi può essere utile proporre compensazioni scritte, magari più brevi e con esercizi in cui l’aspetto espressivo non sia determinante, come quesiti chiusi, cloze (testi da completare), collegamenti, domande a scelta multipla ecc., sempre concordando con l’alunno la strategia per lui più idonea, da adottare eventualmente anche per gli scritti successivi, evitando così di dover ricorrere poi alla compensazione.
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