La Balbuzie
La balbuzie è il disturbo del linguaggio più riconosciuto dal grande pubblico ed è menzionato da tempi antichi della storia dell’uomo, si verifica in tutte le parti del mondo, in tutte le lingue, culture e religioni.
Riconoscere un eloquio balbuziente può essere molto semplice per chiunque, tuttavia, tale semplicità non corrisponde alla reale complessità del fenomeno.
La balbuzie, infatti, è un disturbo complesso multifattoriale (determinato dall’interazione di più fattori), variabile e imprevedibile che si esprime in maniera unica in ogni individuo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la balbuzie come un disordine nel ritmo della parola nel quale il soggetto sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono, che hanno carattere d’involontarietà.
Costituisce, di fatto, un grave impedimento alla capacità di espressione individuale e di comunicazione interpersonale, per questo si associa frequentemente a una forte ansia nei confronti del parlare, che porta chi balbetta a evitare di farlo nei contesti e nelle situazioni quotidiane.
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Balbuzie transitoria e balbuzie strutturata: come distinguerle?
La balbuzie insorge tipicamente prima dei 36 mesi di vita, con un picco di incidenza tra i 2 e 3 anni e mezzo, proprio nel momento critico per lo sviluppo linguistico del bambino, infatti in questo arco di tempo il bambino si trova nel momento di massimo sviluppo del linguaggio, acquisendo maggiori competenze linguistiche, comincia ad esprimersi in modo complesso, iniziando a formulare le frasi.
Tuttavia le disfluenze, alterazioni del ritmo e interruzioni del flusso della parola, non necessariamente sono indici di balbuzie.
Infatti tra i 2 anni e mezzo i 4 anni, molti bambini presentano una balbuzie transitoria (fisiologica), l’eloquio è inframezzato da esitazioni, interiezioni, revisioni e ripetizioni, non è mai associata a tensione o sforzo e in genere il bambino non si accorge di balbettare o di esitare, e non lo vive come una difficoltà.
È considerato un fenomeno transitorio poiché si stima che l’80% dei bambini che iniziano a balbettare in età prescolare smette spontaneamente senza intervento riabilitativo.
La balbuzie strutturata, si differenzia dalla balbuzie transitoria per le caratteristiche delle disfluenze: ripetizioni di suoni, prolungamenti, blocchi e tensioni visibili e/o udibili (smorfie, strizzamento degli occhi, bruschi movimenti del capo o del corpo, variazioni incontrollate della voce).
In tabella vengono messe a confronto le caratteristiche della balbuzie transitoria e della balbuzie strutturata evidenziando quali sono i fattori pronostici per stabilire il possibile rischio di balbuzie strutturata.
BALBUZIE TRANSITORIA (FISIOLOGICA) | BALBUZIE STRUTTURATA | |
Familiarità | L’assenza di consanguinei con balbuzie nella linea paterna e/o materna rappresenta un indice favorevole per la risoluzione spontanea del disturbo | La presenza di consanguinei con balbuzie nella linea paterna e/o materna rappresenta un fattore di rischio per la persistenza del disturbo |
Genere | Il sesso femminile presenta una maggiore probabilità di remissione | Il sesso maschile presenta un maggior rischio di persistenza della balbuzie |
Età di insorgenza | Intorno ai 36 mesi | Intorno ai 36 mesi – Tardiva |
Tempo trascorso dall’esordio | Si osserva una remissione entro i 12 mesi dall’insorgenza. Inoltre una remissione che perdura da 12 mesi è un indice pronostico positivo | Non si osserva una remissione dopo i 12 mesi dall’insorgenza |
Caratteristiche delle disfluenze | Disfluenze tipiche:
– Ripetizioni di parole/sillabe – Esitazioni, pause silenti – Ripetizioni di frasi – Revisioni di frasi – Interiezioni di parole, sillabe |
Disfluenze atipiche:
– Ripetizioni di parole/sillabe – Ripetizione di suoni – Prolungamenti – Blocchi – Tensioni visibili/udibili |
Criterio quantitativo | Al massimo 3 disfluenze/100 parole | Oltre le 11-20 disfluenze/100 parole |
Concomitanti fisici | Generalmente non sono presenti | Durante gli episodi di balbuzie si osservano movimenti involontari degli occhi, del collo, delle braccia, della bocca, associati a tensione |
Vissuto | – Positivo: il bambino non vive la disfluenza come una difficoltà | – Positivo
– Negativo: il bambino manifesta preoccupazione e reazioni emotive verso la balbuzie |
Consapevolezza | Il bambino non mostra segni di consapevolezza, non si accorge di balbettare | Il bambino mostra segni di consapevolezza |
Se vi ritrovate maggiormente nelle descrizioni della terza colonna, è consigliabile rivolgersi ad un logopedista che potrà darvi suggerimenti e consigli dettagliati per aiutarvi a capire come poter aiutare il vostro bambino, sostenendolo nella comunicazione; inoltre vi verranno fornite indicazioni specifiche sull’eventuale iter di valutazione che prevede l’intervento di più figure professionali: neuropsichiatra infantile, foniatra, psicologo e logopedista. Essendo un disturbo multidimensionale, appare indispensabile escludere l’eventuale presenza di problemi organici, ma anche tenere conto degli aspetti emotivo-psicologici, per avere una visione ampia dell’individuo e dei suoi bisogni.
In ogni caso è consigliabile un attento monitoraggio dell’evoluzione comunicativo-linguistica del bambino, pertanto può essere utile un confronto con il logopedista, anche solo per diminuire la preoccupazione che questo tipo di difficoltà inevitabilmente genera.
COSA POTETE FARE VOI GENITORI PER AIUTARE IL BAMBINO?
È importante creare intorno al bambino un contesto comunicativo accogliente, dove la sua difficoltà non venga sottolineata e ingigantita.
- Ascoltatelo con attenzione e serenità lasciandogli sempre concludere il discorso, non anticipatelo e non mettetegli ansia o fretta;
- Evitate di dare indicazioni su come parlare per superare la difficoltà, “prendi fiato” “fai un bel respiro” “rallenta”;
- Abituatevi a parlare uno alla volta, il bambino non deve conquistarsi la possibilità di parlare.
Ricordate di condividere questi semplici consigli con nonni, educatrici e tutte le persone che devono relazionarsi frequentemente con il bambino.
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