4 consigli per “affrontare” il gruppo WhatsApp dei genitori
L’inizio della scuola è l’inizio anche del famigerato gruppo WhatsApp dei genitori, vediamo come utilizzarlo al meglio.
L’ inserimento a scuola per ogni famiglia è un momento di grande cambiamento: curiosità, paure, domande si alternano in un vortice di emozioni, caratterizzato spesso da forte ambivalenza. Può essere il nido o la scuola dell’infanzia, ma anno prima o anno dopo arriva per tutti i bambini e i loro genitori il tempo di aprirsi al mondo esterno in modo più strutturato, regolare e istituzionale. Nuovi bambini, nuove famiglie, educatrici, tempi, ritmi e spazi nuovi: una moltitudine di elementi con cui imparare a rapportarsi, un’apertura verso il mondo esterno che segna in modo inequivocabile che il tempo in cui mamma e bambino sono “un unico mondo a sé” si è definitivamente concluso.
L’ inserimento a scuola è un momento importante che deve essere elaborato, come sempre avendo il coraggio di guardare negli occhi le proprie emozioni, senza far finta che sia tutto facile, con la consapevolezza che la serenità del bambino nell’affrontare quella che può essere la sua prima separazione importante non può prescindere dalla serenità della sua mamma.
Tra un “chissà come sarà l’inserimento”, un “certamente gli farà bene avere nuovi stimoli” e numerosi “devo assolutamente ordinare le etichettine con il nome”, anche per noi è arrivata la prima riunione a scuola.
Ovviamente, come ci aspettavamo, sono state affrontate le tematiche più classiche: cosa si mangia, quando si dorme, a che ora si esce. Quello che invece non ci aspettavamo è la grande attenzione con cui sono state messe in guardia le famiglie, riguardo a uno dei “pericoli” maggiormente in grado si minare la serenità scolastica di grandi e piccoli: il gruppo WhatsApp dei genitori.
Effettivamente è molto importante esortare le famiglie ad utilizzare in modo intelligente e consapevole le nuove tecnologie, perché questo tema non riguarda solo gli adolescenti alle prese con cyberbullismo, dipendenze da internet e fake news, ma riguarda tutti noi. Come psicoterapeuta dell’età evolutiva mi sono trovata tante volte a trattare l’argomento con bambini, genitori, docenti e dirigenti scolastici. Trovarmi ad affrontare questo tema come mamma è però una novità. Ed è bene che mi soffermi ancora una volta a riflettere, per non cascare anch’io nella trappola di trasformare un mezzo potenzialmente utilissimo in un’arma in grado di ferire, ostacolare e complicare la vita, invece di semplificarla.
Ma perché il gruppo WhatsApp dei genitori è così pericoloso se non usato in modo maturo?
4 consigli per utilizzare il gruppo whatsapp dei genitori
1) La mancanza del corpo per comunicare le emozioni.
La comunicazione è costituita da diversi livelli. In una conversazione, ciò che risulta determinante ancor più della scelta delle parole (linguaggio verbale) sono il linguaggio paraverbale (tono, velocità, ritmo, volume) e, in misura ancora maggiore, il linguaggio non verbale (espressione del volto, postura, gestualità, sguardo). E’ attraverso tutti questi canali che passano messaggi e informazioni nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un’altra persona.
Quando comunichiamo attraverso una chat (ad esempio il gruppo WhatsApp dei genitori) tutto l’aspetto legato alla comunicazione emotiva, che passa attraverso il corpo, viene a mancare. Si tratta di una mancanza sostanziale, secondo alcuni studi pari a più del 90% degli elementi che costituiscono la comunicazione.
Si è provato a supplire a questa mancanza attraverso l’introduzione degli emoticon, la cui funzione è proprio quella di dare un tono emotivo ai messaggi. In parte essi svolgono il loro compito, ma è inutile dire che non possono essere efficaci quanto il corpo nell’esprimere, attraverso il linguaggio paraverbale e non verbale, il significato più profondo di quanto vogliamo comunicare.
2) L’indefinito che lascia spazio all’interpretazione.
I messaggi inviati via chat sono dunque impoveriti di elementi essenziali e diventano in questo modo indefiniti e poco chiari. Noi pensiamo di comunicare il tono che abbiamo in mente, ma non è assolutamente detto che il nostro interlocutore interpreti quanto legge come vorremmo, soprattutto nel momento in cui ci conosce poco. E’ difficile far passare l’ironia, il tono scherzoso, la battuta attraverso una chat. Così come il dispiacere, la rabbia, la delusione. Frasi composte dalle stesse parole assumono significati completamente diversi a seconda del tono che viene utilizzato. Quando il linguaggio è scritto e dunque il tono non c’è il telefono diventa come uno schermo bianco su cui viene proiettato lo stato d’animo di chi legge, spesso ancor più di quello di chi scrive. Ed ecco allora che iniziano i fraintendimenti, qualcuno “legge” in un modo, qualcuno interpreta in un altro, i messaggi si incrociano e la confusione aumenta, dando origine a volte a incomprensioni, tensioni e conflitti.
3) Il gruppo che diffonde le responsabilità e carica gli animi.
Il gruppo è un’entità a sé, diversa dalla somma delle singole parti, con dinamiche proprie e una propria modalità di funzionamento. In gruppo a volte ci si prende la libertà di compiere azioni che individualmente non si compirebbero, soprattutto per una percezione di anonimato e di suddivisione delle responsabilità. Quando poi è presente uno schermo che mette una distanza fisica tra gli interlocutori, la libertà diventa ancora maggiore. Nel gruppo WhatsApp dei genitori talvolta succede qualcosa di simile: qualcuno dà il “la” e si parte con le prese di posizione, le frasi poco carine, gli schieramenti. Può succedere che si creino alleanze, ma più che “alleanze con”, si creano “alleanze contro”, e soprattutto quando dall’altra parte c’è la scuola, nessuno ne trae giovamento e chi più ne risente sono i bambini.
4) L’essere sempre “tutti connessi con tutti” che riduce la privacy.
Siamo tutti d’accordo sul fatto che i bambini andrebbero sempre rispettati, ma a volte non ci fermiamo a pensare che anche mantenere private le confidenze che ci vengono fatte sia una forma di rispetto nei loro confronti. Un tempo capitava al massimo che informazioni intime sui figli venissero scambiate tra mamme amiche, magari per un confronto costruttivo. Quello che purtroppo oggi spesso accade è che informazioni e confidenze vengano subito condivise sui gruppi WhatsApp, rendendo informazioni di casa di dominio pubblico, mancando così di rispetto e dando un esempio negativo a coloro per cui siamo modello da imitare e fonte primaria di apprendimento.
Dunque attraverso i gruppi WhatsApp spesso succede questo: un bambino racconta una cosa a casa, così come è in grado di percepirla e raccontarla un bambino di due/tre/quattro/cinque anni, l’informazione arriva subito al gruppo WhatsApp, dove viene incrociata con le letture, le percezioni, i racconti e le interpretazioni di un altro numero imprecisato di bambini e genitori, che tra l’altro nella frenesia del quotidiano frequentemente leggono e scrivono velocemente, commettendo errori di varia natura che aumentano la complessità della situazione. La realtà, lungo questa serie di passaggi, rischia dunque di essere modificata, cambiata, addirittura stravolta, come accadeva quando da piccoli giocavamo al “telefono senza fili”. Tra l’altro a quei tempi i fili nei telefoni c’erano, ora che non ci sono più, quello che era un gioco è diventato realtà. E allora l’unico modo per far sì che la realtà rimanga reale e la prima informazione sia uguale all’ultima è saltare i passaggi, andare alla fonte delle informazioni, chiedere direttamente alla scuola quando qualcosa non è chiaro, senza alimentare quella che può diventare un’escalation di equivoci e tensioni.
Nonostante tutto questo, ben venga il gruppo WhatsApp dei genitori, se utilizzato con la testa, un ottimo strumento per passare informazioni di servizio e comunicazioni pratiche in modo semplice e veloce, perché la verità è che come spesso accade, anche nel caso di WhatsApp, il problema vero non è l’uso ma l’abuso.
Approfondisci nel Blog: “Generazione #hashtag: social network e adolescenti“