“Il mio bambino non parla”: quando e come intervenire
Durante il corso dell’ultimo anno lavorativo, sono giunti a osservazione presso il Centro Ieled un numero sempre maggiore di bambini, con un età compresa tra i 2,5 e i 3 anni, con un ritardo nello sviluppo del linguaggio.
Questi bambini possono essere definiti come parlatori tardivi ossia bambini che presentano un ritardo dell’emergenza del linguaggio espressivo nella fascia di età compresa tra i 24 e i 36 mesi.
E’ importante conoscere in base a quali criteri un bambino viene definito o meno un parlatore tardivo, per sapere quando e come intervenire al fine di favorire il suo sviluppo linguistico.
Per definire quando un processo è “in ritardo”, dobbiamo conoscere però quali sono le tappe che caratterizzano tale processo. Quindi conosciamo ,di seguito, quali sono le tappe dello sviluppo linguistico.
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Le principali tappe dello sviluppo comunicativo e linguistico
L’intenzionalità comunicativa nel bambino si presenta verso i 6-8 mesi quando il bambino inizia a produrre dei segnali con l’intento di comunicare qualcosa all’adulto (tutto ciò che viene prodotto dal bambino prima di questa fascia di età è non intenzionale, anche se l’adulto “risponde” interpretando la produzione del bambino). Emerge così la presenza e l’uso di gesti. A livello di produzione linguistica si presenta ,verso i 6 mesi, la lallazione canonica ossia una sillaba, sempre la stessa, prodotta in sequenza, e, verso i 9 mesi, la lallazione variata ossia una sequenza di sillabe differenti.
Verso i 12 mesi il bambino inizia a produrre le prime parole dotate di significato, che in genere indicano persone, oggetti e azioni della vita quotidiana del bambino. La produzione delle prime parole è sempre accompagnata dall’utilizzo di gesti per comunicare.
Verso i 18 mesi il bambino dovrebbe essere in grado di produrre circa 50 parole e , in questa fase, le parole vengono utilizzate come frasi.
Tra i 18 e i 24 mesi si verifica un’esplosione del vocabolario lessicale (a 24 mesi un bambino dovrebbe produrre tra le 50 e 100 parole) e si presentano le prime combinazioni di due parole.
Tra i 24 e i 36 mesi il vocabolario continua ad espandersi e non è formato solo da nomi ma anche da verbi e aggettivi. Inoltre il bambino inizia a produrre frasi con soggetto verbo e complemento oggetto.
Tra i 3 e i 5 anni il bambino produce frasi più lunghe (dalle 4 alle 8 parole), più complesse dal punto di vista sintattico e complete di morfologia.
Tra i 4 e i 6 anni inizia a presentarsi la produzione di narrazioni.
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I campanelli d’allarme
Adesso che conosciamo quali sono le principali tappe dello sviluppo linguistico, possiamo individuare quali sono i campanelli d’allarme.
Il principale indice da tenere in considerazione è il numero di parole che il bambino produce all’età di due anni, in quanto, a questa età, la presenza di un vocabolario inferiore alle cinquanta parole oppure l’assenza di combinazione di parole, può essere considerato un campanello d’allarme.
Una volta individuato questo aspetto, è necessario osservare se il bambino parla poco ma è interessato a comunicare e utilizza i gesti per farlo, oppure se parla poco e non è interessato alla comunicazione, e in genere si arrangia nelle situazioni in cui potrebbe chiedere aiuto. L’interesse del bambino nei confronti della comunicazione rende la situazione più o meno favorevole. Nel caso in cui il bambino non fosse interessato alla comunicazione, si consiglia di rivolgersi subito a un equipe di professionisti per effettuare una valutazione delle competenze comunicative e linguistiche, e individuare un possibile percorso di trattamento mirato. L’intervento precoce è importantissimo, non è funzionale, in questi casi, attendere e temporeggiare.
Invece, se il bambino parla poco ma si mostra interessato alla comunicazione e utilizza i gesti, la necessità di rivolgersi a un professionista non è urgente (anche se è sempre consigliato per una consulenza) e si possono utilizzare una serie di strategie per stimolare lo sviluppo comunicativo linguistico in contesto domestico.
Le strategie per stimolare lo sviluppo comunicativo linguistico
Come detto sopra, è possibile stimolare lo sviluppo delle competenze comunicative e linguistiche, di un bambino dell’età di due anni che parla poco ma interessato alla comunicazione e che utilizza i gesti, utilizzando una serie di strategie in contesto domestico. Le strategie si dividono in strategie non verbali, para-verbali e verbali e promuovono il successo comunicativo e lo sviluppo linguistico.
Nei prossimi articoli andremo a vedere ad una ad una le stretegie comunicative linguistiche, e faremo degli esempi che aiuteranno a metterle in pratica.
Se sei un genitore con un bambino di due anni che parla poco ma è interessato alla comunicazione, rimani sintonizzato sul blog del Centro Ieled e non perderti il prossimo articolo per scoprire come puoi aiutare il tuo bambino nella pratica.
A mia figlia Rachele e alla mia nuova avventura come mamma
Bibliografia
S. Bonifacio e L. Hvastja Stefani, “L’intervento precoce nel ritardo di linguaggio. Il modello INTERACT per il bambino parlatore tardivo”, Milano, Franco Angeli, 2018
L.Camaioni, “Psicologia dello sviluppo del linguaggio”, il Mulino, 2013
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