Il disegno infantile, un linguaggio a colori: cosa disegna mio figlio e che significato ha.
Il disegno infantile è un’immagine e in quanto tale esprime un messaggio, comunica.
Come il gioco, il disegno assolve svariate funzioni: espressive, socializzanti, comunicative e persino terapeutiche perché, “tirandole fuori” e trasferendole su un foglio, il bambino può dare forma concreta alle proprie emozioni, paure, preoccupazioni. Il disegno offre una sorta di “radiografia” del mondo interno del bambino, dei suoi conflitti, delle sue difese, così pure come delle sue risorse. I bambini che sono messi in condizione di scarabocchiare e di disegnare saranno meno impacciati nei movimenti e avranno maggiore facilità a esprimersi.
Ma come inizia la sperimentazione del disegno infantile?
Nel bambino la scoperta dell’attività grafica è casuale: è la conseguenza di un gesto che lascia una traccia.
Tra i 18 e 24 mesi, infatti, il bambino si accorge che alcuni oggetti, lanciati o trascinati contro le superfici, producono delle tracce. Inizialmente, lo scarabocchio è un evento che provoca piacere motorio e visivo. Il controllo motorio del bambino è, infatti, ancora molto limitato mentre la carica d’energia e di entusiasmo è grande.
Gli adulti, spesso, non rispondono agli scarabocchi con la stessa immediatezza con cui rispondono ai vocalizzi del bambino e l’attività grafica diventa allora un gioco personale del bambino con sé stesso, il cui significato sociale è rimandato nel tempo.
Trascorsi circa 6 mesi dai primi scarabocchi, il bambino scopre che c’è un rapporto tra i suoi movimenti e i segni ottenuti e, grazie a un migliore controllo visuo-motorio, diviene in grado di tracciare linee verticali, circolari, orizzontali.
Tra i 2 e i 3 anni, il bambino incomincia a dare un nome al suo scarabocchio, mostrando così di volergli attribuire dei significati. In questo periodo ricco di conquiste, dallo scarabocchio informe si sviluppano, con intenzionalità diverse, il disegno e la scrittura. Infatti, iniziano ad apparire le prime rappresentazioni di segni grafici e della figura umana.
Passando ai 4 anni, le figure diventano sempre più dettagliate e il bambino inizia a rappresentare scene che descrivono un ambiente o in cui compaiono diversi protagonisti come case, alberi, fiori.
A partire dai 6 anni, l’affinarsi delle abilità visive, motorie e cognitive rendono il bambino un disegnatore sempre più abile: egli controlla meglio il tratto, rappresenta in modo più accurato le parti disegnate, introduce maggiori dettagli.
E’ solo intorno ai 12 anni, infine, che si assiste al consolidamento e alla diversificazione dell’atteggiamento artistico, con una preferenza per alcuni verso la produzione di disegni il più possibile realistici, per altri verso l’espressione più soggettiva.
Ma cosa possiamo capire dal disegno infantile dei nostri figli?
Quando ci troviamo ad interpretare il materiale grafico di un bambino dobbiamo, prima di tutto, adattare la “lettura” all’età del bambino e considerare il suo contesto culturale-religioso di appartenenza. Significative, infatti, possono essere le differenze sul piano cognitivo, motorio, linguistico, sociale…
Dalla valutazione del disegno nel bambino è possibile ottenere importanti informazioni sul suo sviluppo intellettivo, emotivo e sociale, individuano eventuali disarmonie tra un’area di sviluppo e l’altra.
Inoltre, è bene precisare che il disegno è solo uno degli strumenti per conoscere i pensieri e le emozioni dei bambini e la sua analisi deve sempre essere associata all’osservazione di tutte le altre competenze e di tutti i contesti di vita del bambino. Ecco alcuni esempi.
LA FIGURA UMANA
La figura umana che il bambino disegna è in primo luogo sé stesso o la percezione che egli ha del suo corpo. Se un omino è armonioso nel suo insieme, è possibile che il bambino sia ben adattato. Se, per esempio, l’omino è di dimensioni molto ridotte e nel foglio è situato in un angolo può significare che il bambino sottovaluta sé stesso e si sente inferiore agli altri. Al contrario, un omino di dimensioni enormi e posizionato al centro del foglio, rappresenta un bambino con grande autostima e fiducia di sé ma anche con mancanza di controllo. Anche la rappresentazione di alcune parti del corpo può fornire preziose indicazioni. Ad esempio, una testa molto grande indica vanità, mentre una molto piccola può significare difficoltà di comunicazione. Occhi grandi indicano estroversione, occhi piccoli introversione. La bocca chiusa è segno di tensione, quella spessa e rigida indica aggressività. Le gambe e i piedi mostrano spesso segni di insicurezza, soprattutto quando sono disegnati piccoli o in punta. Le braccia e le mani attaccate al corpo indicano inibizione e chiusura, mentre se sollevate in alto possono esprimere gioia o aiuto.
LA CASA
La casa è uno dei temi più rappresentati dai bambini, poiché simboleggia il rifugio, il calore familiare, il nucleo originario amato o sofferto. Un vissuto familiare soddisfacente è rappresentato da una casa grande, accogliente, con le finestre aperte, un camino dal quale fuoriesce fumo a forma di nuvolette bianche, le tegole ben fatte, la porta grande, un viottolo che si immette di fronte alla casa, fiori e piante. Al contrario, un contesto familiare difficile, è simbolicamente rappresentato da una casa con il tetto schiacciato, le finestre chiuse, l’assenza di un camino, un recinto attorno.
L’ALBERO
Il disegno dell’albero rappresenta spesso gli aspetti più autentici, ma nascosti, della personalità. Le radici simboleggiano l’inconscio e le pulsioni istintive e indicano una personalità conservatrice. Il tronco rappresenta le caratteristiche fondamentali della personalità e, se tormentato, indicherebbe instabilità. La chioma informa sull’interazione del soggetto col mondo esterno e, se molto chiusa e compatta, simboleggia difficoltà di apertura e di cambiamento.
LA FAMIGLIA
Con il disegno della famiglia, il bambino esprime le dinamiche relazionali intra-familiari vissute.
I membri di una famiglia affiatata sono spesso disegnati per mano o mentre svolgono insieme un’attività. Quando, invece, il bambino si sente isolato dagli altri membri, può collocarli ognuno in uno spazio diverso del foglio. Spesso sono presenti dei personaggi valorizzati, che il bambino disegna con più precisione e, di solito, di fianco a lui poiché sono coloro che ama di più. Altri personaggi, invece, possono venire svalorizzati o, addirittura omessi o cancellati, poiché il bambino vorrebbe non averli accanto.
Quale ruolo allora deve avere l’adulto per non soffocare la creatività del bambino, ma al contrario, favorirla?
Bisogna che i bambini abbiano il tempo e la tranquillità per giocare con linee, forme, colori, e per tirare fuori ciò che hanno dentro. C’è bisogno di concentrazione per progettare ed eseguire un disegno. L’adulto, quindi, dovrà essere presente nell’accompagnare il bambino in questa sperimentazione, senza però diventare invadente e trasformarlo in uno spettatore passivo di creazioni altrui.