Il disegno infantile e il suo significato evolutivo (dai 5 anni)
In questo articolo, riprenderemo la tematica relativa al disegno infantile, analizzandola però in una nuova fase evolutiva. Per farlo, è necessario rispondere a questa domanda: come evolve il disegno infantile a partire dai 5 anni di età?
Come già esposto nel precedente articolo, il disegno infantile è una modalità espressiva importantissima per il bambino, in quanto consente al piccolo non solo di comunicare con il mondo esterno lasciando una propria “traccia”, ma anche di sviluppare numerose competenze relative allo sviluppo neuro psicomotorio: la coordinazione occhio-mano, la funzione rappresentativo-simbolica, competenze di tipo percettivo-corporeo e quelle spaziali.
La modalità privilegiata di espressione grafica è, per il bimbo di età inferiore ai 4 anni, lo scarabocchio: attraverso questa fase, che prevede un’evoluzione interna molto precisa, il piccolo può poi approdare alla rappresentazione di figure, di immagini ben riconoscibili: la figura umana, la casa, ecc…
E dopo il raggiungimento di questa tappa così importante, che succede?
Un elemento fondamentale da tenere a mente è che l’evoluzione del disegno infantile è sempre espressione e indice dello sviluppo del bambino; in altre parole, l’attività grafica cresce con il piccolo.
Lo sviluppo della capacità rappresentativa, in particolare, evolve sia dalla maturazione dell’apparato motorio, ma anche dall’evoluzione della capacità percettiva.
Ecco che allora possiamo individuare due processi che accompagnano la maturazione percettiva del bambino: l’identificazione e la differenziazione.
Nel processo di identificazione, il bambino rappresenta graficamente ciò che di comune vi è tra l’oggetto stimolo che vuole raffigurare e il proprio schema mentale di rappresentazione dell’oggetto.
In altre parole il piccolo disegna ciò che conosce di un oggetto, e non come lo vede.
Poiché il bambino si accontenta di ciò che vede di simile a quello che già conosce, l’oggetto rappresentato viene sintetizzato in alcuni tratti tipici e distintivi, sufficienti a renderlo riconoscibile.
Ecco che allora avremo la rappresentazione della casa, dell’omino, dell’albero riprodotte sempre in modo simile. Questo tipo di rappresentazione caratterizza il disegno del bambino fino ai 4-5 anni.
A partire dai 5 anni, invece, inizia ad emergere il secondo processo, quello della differenziazione: in questo caso, l’attenzione del bambino è incentrata sulle differenze che gli oggetti e le situazioni percepite presentano rispetto a quanto già conosciuto. Di conseguenza, la rappresentazione di una casa sarà di volta in volta diversa a seconda di ciò che il piccolo vuole disegnare, e molto più riconoscibile nella realtà.
Un’ulteriore evoluzione del disegno infantile è data dal fatto che, prima dei 5 anni, il piccolo raffigura ciò che ha per lui un significato affettivo: vede ciò che più lo colpisce dal punto di vista emotivo. Col passare del tempo, invece, i disegni assumono un carattere più realistico e meno personale.
Anche dal punto di vista dello spazio, possiamo riscontrare una maturazione di natura percettiva.
In particolare, dopo i 5 anni il piccolo raffigura i vari elementi senza tenere conto della prospettiva, ma rispettando solo i concetti topologici: ad esempio, il cielo viene realizzato nella porzione alta del foglio, il prato in basso, le persone al centro; tuttavia se accanto ad una figura umana il bambino rappresenta una casa, essa potrà essere alta quanto la persona raffigurata. Siamo ancora nella fase del realismo intellettuale, dove predomina una propria visione del mondo e non quella reale.
A partire dai 9-10 anni, inizia invece a consolidarsi la fase del realismo visivo, in cui i vari elementi grafici sono inseriti rispettando le regole della prospettiva.
Rispetto alla rappresentazione della figura umana, a 5 anni il bambino è già in grado di rappresentare i principali elementi relativi allo schema corporeo: la testa, dotata di tutti gli organi di senso, il tronco, gli arti superiori e inferiori; le ultime parti corporee vengono solitamente inserite verso i sei anni (il collo, le mani).
Ciò che dai cinque anni cambia è la capacità di raffigurare gli oggetti in movimento.
Infatti, se prima dei 5 anni l’idea dell’azione viene data dal raggruppamento di più elementi statici, successivamente le braccia iniziano a tendersi verso l’oggetto da afferrare, i piedi sono orientati nella direzione dello spostamento.
Tuttavia gli arti sono ancora rigidi; è dai 6 anni che le braccia sono disegnate flesse all’altezza del gomito, e compare la rappresentazione delle persone di profilo.
Il profilo inizialmente viene rappresentato in maniera buffa (ricordiamoci infatti che a 6 anni il piccolo non ha ancora acquisito la capacità di disegnare in prospettiva); i risultati sono molteplici: talvolta migrano di lato solo alcuni elementi (es il naso è raffigurato a destra del volto, mentre gli altri elementi rimangono centrali); oppure viene rappresentato solo un occhio centrale, mentre il secondo non compare.
È verso gli 8-10 anni che le persone acquisteranno il corretto profilo.
Come abbiamo potuto approfondire, il disegno infantile è uno strumento molto valido per aiutarci a capire il livello di sviluppo del bambino sotto molteplici aspetti (cognitivo, rappresentativo, spaziale, percettivo). Va comunque ricordato che, essendo un’attività espressiva, la rappresentazione grafica è anche soggetta a variabili soggettive e personali tipiche di ogni individuo.
Si può comunque affermare che la grammatica del disegno infantile risiede in gran parte degli “errori” che i bambini compiono; sono proprio questi errori che differenziano le rappresentazioni grafiche dei più piccoli da quelle degli adulti, ci danno un’indicazione di quanto devono ancora crescere e soprattutto ci regalano, in modo chiaro e trasparente, il loro sguardo sul mondo!
Se vi è piaciuto e vi è stato utile questo articolo, condividetelo si Facebook!
Approfondisci leggendo: “Il disegno infantile, un linguaggio a colori: cosa disegna mio figlio e che significato ha”