10 cose da sapere sul cyberbullismo (parte 2)
Come promesso eccoci con il prosieguo dell’articolo che esplora le principali caratteristiche del fenomeno del cyberbullismo. Se vi siete persi la prima parte, non preoccupatevi! Potete trovarla sul blog del Centro Ieled.
Leggi anche: 10 cose da sapere sul cyberbullismo (parte 1)
6. Come si riconosce un cyberbullo
Non esiste un modo univoco di essere bulli, tuttavia, i bambini o gli adolescenti che assumono questo ruolo spesso presentano delle caratteristiche tipiche. Vediamone insieme alcune:
- Gli piace essere considerato/a un/a “duro/a”, inteso come persona sicura di sé che non ha mai paura di niente
- Si arrabbia spesso e la sua rabbia è esplosiva e/o dura molto a lungo
- Non dimentica facilmente i torti che pensa di aver subìto ed è molto vendicativo/a
- Utilizza l’aggressività per ottenere quello che vuole (per es. minacce, ricatti)
- Non sopporta le critiche e dà sempre la colpa agli altri
- Durante il gioco vuole sempre vincere
- Fa fatica ad accettare e rispettare le regole
- Difficilmente prova empatia per gli altri (per es. si diverte quando qualcuno soffre, sta male o sbaglia)
Gli aspetti elencati riguardano ciò che dei bulli è osservabile dall’esterno. Esiste però anche un’altra faccia della medaglia che comprende le molteplici caratteristiche interiori di questi ragazzi/e, nella maggior parte dei casi nascoste e poco consapevoli anche a loro stessi. I bulli, infatti, celano dentro di loro un’estrema fragilità e sofferenza. Spesso sono stati, a loro volta, vittima di qualche tipo di violenza oppure hanno “respirato” quest’ultima all’interno dell’ambiente in cui sono cresciuti. Generalizzando, sono ragazzi o ragazze che hanno grossi problemi con se stessi (per es. nel modo in cui vedono o si giudicano) e con gli altri (per es. non sono in grado di instaurare relazioni alla pari basate sulla fiducia e il rispetto reciproco). Inoltre, la manifestazione e la regolazione delle loro emozioni è fortemente compromessa perché, per qualche motivo, non hanno potuto ricevere un adeguato rispecchiamento emotivo. Diventare dei bulli è stato, quindi, un modo per proteggersi dalla sofferenza. Questo non rappresenta ovviamente una giustificazione al loro comportamento che causa ulteriore sofferenza non solo a loro stessi ma anche, e soprattutto, agli altri. Tuttavia, considerare anche questi delicati aspetti dell’anatomia del bullo ci consente di avere una visione complessiva del problema e ci fa ricordare che non sono solo le vittime del cyberbullismo ad avere bisogno di aiuto.
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7. Come si riconosce una vittima del cyberbullismo
Come i bulli, anche le vittime del cyberbullismo sono bambini o adolescenti che presentano delle fragilità. Spesso, si tratta di ragazzi o ragazze particolarmente sensibili e remissivi che faticano a far valere i loro diritti o bisogni. Per questa ragione, difficilmente parleranno con qualcuno della loro sofferenza o di quello che gli sta accadendo. Per riconoscere una vittima del cyberbullismo possiamo tenere a mente i seguenti aspetti che, solitamente, la caratterizzano.
- Prova spesso emozioni spiacevoli in maniera intensa e/o prolungata (per es. paura, vergogna, tristezza, rabbia) oppure ha sbalzi di umore
- Ha spesso dolori fisici (per es. mal di testa, mal di stomaco, nausea)
- Cambia le sue abitudini (per es. quelle riguardanti sonno, alimentazione, attività preferite)
- Inizia ad evitare alcuni ambienti che prima frequentava volentieri (per es. scuola, parco, oratorio, contesti sportivi)
- Tende ad isolarsi ed a diminuire i contatti sociali
- Cala il suo rendimento scolastico (per es. a causa di problemi di concentrazione o di motivazione)
- Appare insoddisfatto/a di se stesso/a (per es. si sente inferiore, sbagliato/a, debole)
- Dice spesso di non sentirsi capito/a o di sentirsi solo/a
È importante sottolineare che la presenza di alcune di queste caratteristiche può essere un campanello d’allarme non solo per l’esistenza del fenomeno di cui stiamo parlando, ma anche per l’esistenza di un malessere psicologico causato da altri motivi.
8. Quali sono le conseguenze del cyberbullismo
In gran parte sono già state menzionate nei due punti precedenti. Riassumendo, le conseguenze del cyberbullismo possono essere diverse e molteplici:
- Problemi legati alla sfera emotiva
- Problemi legati alla salute fisica
- Difficoltà nella relazione con gli altri
- Difficoltà con se stessi (autostima)
- Scarso benessere in alcuni o diversi ambiti della vita (famiglia, scuola, amici, relazioni sentimentali)
Quando il fenomeno e/o le sue conseguenze perdurano nel tempo senza essere adeguatamente affrontati e superati, i risvolti possono essere molto seri. Si parla di significativi stati ansiosi e depressivi che, nei casi più gravi, sono caratterizzati dalla presenza di pensieri suicidari e, nei casi più estremi, dalla messa in atto di tentativi di suicidio. Infine, è stato riscontrato che chi è coinvolto in questo fenomeno ha una maggiore propensione all’uso di droghe e alla messa in atto di comportamenti devianti (per es. delinquenziali o legati alla sessualità).
9. Cosa fare se riconosco il cyberbullismo
L’indicazione è una e vale sia nel caso in cui si sospetta che il/la ragazzo/a in questione sia vittima, bullo, aiutante o osservatore: parlatene. Instaurare un dialogo aperto e non giudicante con il bambino o l’adolescente è la prima cosa che bisogna cercare di fare. Se, come a volte accade, da genitori si riscontrano delle difficoltà in questo, si può chiedere la collaborazione di altri adulti di riferimento con i quali il proprio figlio è maggiormente propenso a confidarsi (per es. insegnanti, altri parenti, allenatori) oppure ad un professionista del settore (per es. psicologo, psicoterapeuta). Lo scopo è in primis quello di far sentire il bambino/ragazzo considerato nella propria sofferenza e di trasmettergli fiducia sulla possibilità di affrontare e risolvere il problema. Inoltre, parlarne in maniera aperta e sincera con il proprio figlio permette di fare chiarezza sull’accaduto e di raccogliere tutte le informazioni utili (per es. come, quando, da quanto tempo, chi è coinvolto, perché) per determinare i successivi passi da intraprendere. Questi ultimi, infatti, variano in base alla specifica situazione. Anche in questo caso, confrontarsi con uno psicologo può rappresentare un valido aiuto per identificare il percorso corretto da intraprendere. Alcune delle azioni che potrebbe essere necessario compiere sono: coinvolgere altri genitori; mettere a conoscenza dei fatti le autorità superiori (per es. scuola, forze dell’ordine); far intraprendere a chi è coinvolto un percorso di supporto psicologico o di psicoterapia.
10. Cosa fare per prevenire il cyberbullismo
Oltre a tutte le misure preventive e di sensibilizzazione che possono essere messe in atto nei contesti formativi che frequentano i nostri bambini e ragazzi, ne esiste una che ogni genitore può compiere ogni giorno: dare il buon esempio. I comportamenti e le modalità relazionali osservate o vissute in famiglia vengono riproposte dai bambini nelle relazioni con i loro pari. Essere troppo permissivi, difendere i propri figli senza una valida ragione, giustificare la violenza e il suo utilizzo per farsi valere, sono tutte modalità educative che possono favorire fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo. Educare, invece, al dialogo, al rispetto e all’accoglienza dell’altro e del diverso, al perseguire i propri obiettivi ascoltando ed esprimendo i propri bisogni, può rappresentare un fattore protettivo. Infine, parlare il più possibile del fenomeno è un’altra arma potentissima che può quantomeno favorire l’emergere del problema sul nascere: se i nostri bambini/ragazzi conoscono il fenomeno e sanno che anche i loro genitori lo conoscono (perché magari in famiglia se n’è già parlato) saranno più invogliati a confidarsi prima che le conseguenze siano severe. Si stima, infatti, che solo un minore su dieci informi un adulto di essere stato vittima di bullismo offline o online e che quasi uno su quattro non ne abbia mai parlato con nessuno. Proviamo quindi a rompere insieme questo silenzio!