Il Cervello: conoscerlo per meglio comprendere i comportamenti degli adolescenti
Ciclicamente la cronaca orienta la nostra attenzione su fatti in cui adolescenti si espongono a situazioni particolarmente rischiose, purtroppo talvolta con esiti drammatici.
Di fronte a tali notizie rimaniamo turbati, preoccupati e spesso increduli. Come è possibile che un ragazzo abbia compiuto un’azione così pericolosa? Com’è possibile che non si sia reso conto che si stava mettendo in una situazione di così grave pericolo?
La risposta è assai complessa perché sono molte le variabili in gioco, tuttavia un aiuto nel comprendere perché ciò accada può arrivare dalle neuroscienze.
Ci sono, infatti, specifiche ragioni neurologiche alla base dei comportamenti che ritroviamo più spesso in adolescenza. Si osservano cambiamenti nella struttura del cervello e cambiamenti a livello funzionale.
In particolare sappiamo che la corteccia prefrontale, che si trova nella parte anteriore del cervello, in adolescenza ancora non è giunta a completa maturazione (tale processo si conclude intorno ai 30 anni).
Cosa significa ciò? Significa che le funzioni esecutive ancora devono affinarsi e pertanto risultano “in costruzione” alcune importantissime capacità come quella di ragionare in modo critico, di prendere decisioni ponderate, di comprendere gli stati emotivi propri ed altrui e ancora il controllo degli impulsi e la flessibilità cognitiva.
Come possiamo ben immaginare l’immaturità di queste competenze ha delle chiare ricadute sul comportamento che viene messo in atto da un adolescente.
A ciò dobbiamo aggiungere una modalità di funzionamento del sistema di ricompensa che in adolescenza è differente rispetto alle altre fasi della vita.
Sappiamo che quando si sperimenta una gratificazione, il sistema di ricompensa porta al rilascio di dopamina nel corpo. Pertanto si cerca di ripetere quei comportamenti che generano una sensazione di piacere. In adolescenza il livello base di dopamina è inferiore, mentre il suo rilascio a seguito di eventi piacevoli è di gran lunga superiore rispetto ad altre età. Ecco perché i ragazzi si sentono spesso annoiati e ricercano attività nuove ed eccitanti, che quando vengono sperimentate poi tentano di ripetere perché la gratificazione che ne consegue è assai intensa.
Spesso tali attività sono anche pericolose o dannose; i ragazzi sono consapevoli dell’esistenza di rischi, tuttavia ne sottostimano la portata (a causa dell’immaturità della corteccia prefrontale) e cercano di amplificare la sensazione di piacere e di provarla il prima possibile (a causa del funzionamento del sistema di ricompensa).
Ecco perché i comportamenti dei ragazzi risultano poco ponderati ed impulsivi, ed ogni giornata è vissuta con grande intensità emotiva e con un alternanza repentina di stati d’animo. Molto spesso senza pensare alle conseguenze di una loro azione; il “qui ed ora” diventa l’unica dimensione pensabile in quel momento.
Tutto ciò non rappresenta solo un rischio, poiché espone a situazioni potenzialmente pericolose, ma anche una grande opportunità. La spinta a sperimentare situazioni nuove, ad esplorare l’area del piacere e la grande creatività tipiche di questa fase di vita, se conservate e bilanciate con le altre funzioni, rappresentano una significativa opportunità per l’adulto.
Conoscere questi aspetti relativi al funzionamento neurologico degli adolescenti come può aiutarci concretamente?
Certamente sapere che alcune competenze (come quelle riconducibili alle funzioni esecutive) sono ancora troppo acerbe per poter essere messe in campo, ci porta a non chiedere ai nostri figli cose che non possano fare o comprendere in quel momento. Consapevolezza non sempre facile ed immediata quando ci si trova di fronte ad un ragazzo o ragazza con un corpo ed atteggiamenti da adulto.
Non penseremmo mai di chiedere ad un bambino di 3 anni di programmare la propria giornata rispettando gli orari dei suoi impegni quotidiani. Allo stesso modo non possiamo pensare che un ragazzo di 15 anni possa far totalmente tesoro delle nostre raccomandazioni di prudenza, che possa autoregolarsi nella scelta dell’orario di rientro alla sera o che autonomamente capisca la pericolosità di certi comportamenti.
Possiamo però aiutarlo nell’esaminare ciò che è accaduto, segnalando chiaramente gli errori commessi, ma esplorando con lui le possibili alternative da poter spendere la volta successiva.
È necessario avere grande attenzione alla modalità con la quale ci poniamo, è fondamentale che non ci sia un giudizio implicito o l’intenzione di “pilotare” ad ogni costo il pensiero del ragazzo. Il presupposto deve essere quello di favorire lo sviluppo delle competenze ancora acerbe, fornendo al nostro adolescente gli strumenti perché questa maturazione avvenga.
Sappiamo quanto sia ancora plastico il cervello di un adolescente, pertanto possiamo renderlo consapevole di ciò e di quanto le sue esperienze possano influenzare (nel bene e nel male) tale sviluppo.
Dobbiamo ricordare che posizioni autoritarie con un adolescente non rappresentano una soluzione poiché rinforzano comportamenti di ribellione, aumentando la distanza tra lui e l’adulto e alimentando un clima di sfiducia reciproca. Possiamo, inoltre, cercare di favorire la partecipazione a contesti gratificanti, ma con rischi controllati, come gli ambiti sportivi.
Insomma, conoscere quanto sopra esposto, può farci sentire meno smarriti di fronte a certi comportamenti inspiegabili se osservati con il nostro sguardo maturo e il nostro cervello adulto, ma se riletti da un differente punto di vista possono divenire più comprensibili e guidare in modo più funzionale le nostre azioni e reazioni.
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