Gli stili comunicativi genitoriali
Nello sviluppo comunicativo e linguistico del bambino assumono un ruolo fondamentale gli stili comunicativi dei genitori e, più in generale, dei “caregiver”.
Sono stati delineati 4 stili comunicativi differenti: asincronico – svalutativo, di controllo modulato, di controllo diretto e tutoriale. Molto spesso, in presenza di un ritardo di linguaggio nel bambino con meno di tre anni e in assenza di difficoltà di comprensione, non si effettua un trattamento diretto sul bambino, mentre è indicata l’analisi delle modalità comunicative presenti tra il genitore e il bambino. In questo modo è possibile evidenziare e valorizzare i comportamenti positivi già presenti, che costituiscono i punti di forza, ma anche suggerire alcune strategie e forme di comunicazione che possano aiutare il bambino a sviluppare il linguaggio.
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Diversi stili comunicativi
Vediamo ora quali sono i diversi stili comunicativi del genitore, partendo da quello meno positivo per arrivare a quello ottimale:
Stile asincronico – svalutativo
Il primo stile di cui parleremo è quello asincronico – svalutativo, in cui troviamo tutti quei comportamenti non “centrati” sulle attività e sulla comunicazione del bambino: le iniziative comunicative e aperture relazionali del bambino vengono svalutate o addirittura ignorate.
Rientra in questa categoria il comportamento del genitore che, in modi diversi, non sostiene l’interesse del bambino ma si inserisce – nel gioco e/o nella conversazione – spostando la sua attenzione: pensiamo alle richieste di denominazioni (“di che colore è questa macchinina?”), alle domande (“ti piace la macchinina rossa?”), ai commenti (“guarda, la macchinina rossa!”) non contingenti e non collegati all’interesse del bambino (fatti, ad esempio, mentre il bambino sta manipolando la macchinina verde).
Altri esempi di comportamenti comunicativi svalutativi sono la mancata risposta ad un comportamento comunicativo del bambino e la disconferma verbale: è il caso del genitore che ignora il messaggio del bambino o risponde sottolineando le fragilità (“non l’hai detto bene!”) e determinando quindi un senso di insuccesso comunicativo.
Stili del controllo modulato e controllo diretto
Troviamo poi gli stili comunicativi di controllo diretto e di controllo modulato. Questi stili riguardano i comportamenti del genitore che “controlla” e dirige l’azione e l’interesse del bambino secondo il proprio punto di vista. Nel primo caso, di controllo diretto, il genitore utilizza ordini (“dimmi bene!”), istruzioni (“metti la bambola a letto”) e domande chiuse (“la bambola vuole la pappa?”) a cui il bambino può rispondere sì o no.
Nel controllo modulato, il genitore interviene per guidare l’attività e l’attenzione del bambino ma lo fa in modo gentile e affettuoso: “mettiamo la bambola a letto?”, “potremmo preparare la pappa per la bambola”.
Stile tutoriale
L’ultimo stile comunicativo è quello tutoriale, in cui il genitore si centra e si focalizza sul bambino, sul suo interesse e sulla sua azione. Nello stile tutoriale il genitore conferma il successo comunicativo del bambino, si complimenta con lui e lo incoraggia: ad esempio, il bambino dice: “ mea!”, e il genitore risponde: “sì, la mela! Bravissimo”. Inoltre, tra i comportamenti tutoriali troviamo il fare domande aperte sempre collegate e coerenti all’attenzione del bambino; la denominazione e la descrizione contingente, per cui il genitore etichetta o descrive oggetti, immagini, eventi che rappresentano in quel momento il focus di interesse del bambino. Ad esempio, il bambino prende e guarda il pupazzo del cane e il genitore esclama: “il cane!”; o, se il bambino mette il cane a dormire, commenta: “il cane ha sonno!”.
Soltanto l’ultimo stile di cui abbiamo parlato, quello tutoriale, risulta essere ottimale per sostenere e potenziare le abilità comunicative del bambino. I comportamenti comunicativi tutoriali rappresentano i punti di forza nello stile comunicativo del genitore e, nell’intervento indiretto del bambino parlatore tardivo, vengono potenziati e incrementati.
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