Gli esperimenti della psicologia: tollerare la frustrazione
È nato prima l’uovo o la gallina? È più conveniente accontentarsi di poco oggi o correre qualche rischio per un più sostanzioso tornaconto domani? Perchè è importante tollerare la frustrazione?
Secondo una ricerca del Brain and Spine Institute di Parigi la capacità di tollerare la frustrazione, e quindi posticipare una gratificazione immediata in previsione di una maggiore ricompensa futura, sarebbe attribuibile ad alcune aree cerebrali, e in particolare all’ippocampo. “Le ricompense immediate sono percepibili attraverso i nostri sensi” afferma Mathias Pessiglione “mentre quelle future non lo sono e devono essere rappresentate con l’immaginazione”.
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Il marshmallow test
Ma facciamo un passo indietro. Il modo migliore per addentrarsi nell’argomento è guardare l’esperimento messo a punto nel 1972 dallo psicologo Walter Mischel con l’obiettivo di studiare “la forza di volontà, e in particolare la gratificazione differita, ovvero la capacità di attesa per ottenere ciò che si desidera, e valutarne le conseguenze future”.
Ecco in cosa consiste l’esperimento: ogni bambino viene lasciato solo in una stanza per quindici minuti con davanti un marshmallow, se riesce a resistere alla tentazione di mangiarlo, al ritorno dello sperimentatore, può riceverne un secondo come premio. Come si comportano i bambini messi di fronte a questa scelta?
Guardate il video qui sotto!
Quando il ricercatore esce dalla stanza alcuni decidono di mangiare subito la leccornia sul piatto, mentre altri mettono in atto diverse strategie per superare la tentazione; c’è chi allontana il piatto da sé, chi si copre gli occhi con le mani e chi tocca o annusa la morbida caramella attendendo speranzoso l’apertura della porta. Si osservò che circa ⅓ dei 600 bambini fu in grado di rimandare la gratificazione abbastanza a lungo da poter ottenere il secondo marshmallow. L’esperimento confermò l’ipotesi iniziale secondo cui l’età determina la capacità di tollerare la frustrazione.
“Tutto qui?” – direte voi.
No, adesso arriva il bello. I risultati più interessanti si ebbero con gli studi di follow-up successivi, che permisero di monitorare negli anni i partecipanti dell’indagine originaria, ormai diventati adolescenti. Emerse che, i bambini che in età prescolare che erano riusciti a tollerare la frustrazione esercitando un controllo sull’impulso immediato, venivano descritti come più maturi e responsabili, con maggiore autocontrollo nelle situazioni frustranti, meno inclini alle tentazioni e ottengono migliori risultati scolastici. Brutte notizie, invece, per i divoratori di marshmallow in cui si registrarono una bassa autostima e maggiori probabilità di sviluppare problemi comportamentali.
Ma non è finita qui perché nel 2011 l’esperimento, opportunamento modificato, è stato riproposto agli stessi partecipanti, ormai adulti. I risultati mostrarono come la capacità di controllare gli impulsi sia una caratteristica relativamente stabile nel tempo.
A questo punto vi starete chiedendo “Chissà come si sarebbe comportato mio figlio?” Curiosi? Oppure preoccupati?
Cari genitori, per chi tra di voi, si è risposto che il proprio figlio oltre al marshmallow avrebbe divorato anche il piatto, niente paura! Siete ancora in tempo! Secondo i ricercatori, la capacità di autocontrollo non è da attribuire unicamente al bagaglio genetico di ognuno, ma anche ai processi di apprendimento grazie ai quali si strutturano specifiche strategie cognitive. Come dimostrato da Mischel, alcune persone sono dotate di una minore capacità di autocontrollo. Ciò non significa, però, che bisogna assecondare con rassegnazione tale tendenza. E’ possibile educare i propri figli all’autocontrollo e alla gratificazione posticipata, stabilendo regole e limiti ben definiti, offrendo soluzioni alternative e aiutandoli ad individuare le strategie più appropriate ad una specifica situazione.
Quando i vostri figli vi chiedono “l’uovo”, fateci un pensierino prima di acconsentire al loro desiderio, potreste garantirgli una “gallina” in futuro.