Gioco simbolico: cos’è? perché è così importante?
Cari lettori, oggi affronteremo una modalità ludica fondamentale per il bambino, che emerge in modo preponderante soprattutto nei suoi primi anni di vita: il gioco simbolico.
A cosa serve il gioco?
Ma, prima di addentrarci nell’argomento, proviamo a definire cosa si intende per gioco.
Il gioco è anzitutto una funzione espressiva, cioè si manifesta in modo naturale laddove non ci siano condizioni ambientali che ostacolino la sua espressione.
Il gioco consiste in una trasformazione della realtà secondo il proprio “io”, ovvero sulla base dei bisogni di ogni bambino.
Ma qual è lo scopo del gioco? Il fine primario è quello di provare piacere. I bambini infatti, tendono a riprodurre i giochi che sono per loro gratificanti e che consentono loro di “mettersi alla prova”.
Nello specifico, il piacere del gioco è dato dal fatto che nell’attività ludica il bambino può esprimere abilità psichiche e motorie in fase di acquisizione ed allenarle. Per questo motivo il gioco procede di paripasso con lo sviluppo del bambino: ne è la diretta manifestazione. Pertanto un’attenta osservazione delle modalità ludiche in atto ci consente di cogliere lo stadio evolutivo del bambino.
Il gioco simbolico
Nel gioco simbolico, il piacere ludico primario è quello della finzione.
In altre parole, il bambino usa gli oggetti come simboli per rappresentare azioni di finzione (es. con i pentolini, il bambino finge di preparare la pappa, può utilizzare un mattoncino delle lego come telefono per chiamare qualcuno, ecc..).
La funzione primaria che sottende tale operazione è la capacità rappresentativo-simbolica, comune anche al linguaggio (la parola è un simbolo che descrive qualcosa di reale) e al disegno (raffiguro qualcosa che esiste, es. un albero, una casa, ecc..).
Va da sé il motivo per cui il gioco simbolico è così importante: attraverso il gioco di finzione, infatti, il bambino può trasformare la realtà e ricostruire momenti di vita quotidiana che ha vissuto; non solo: può anche rivivere situazioni che gli hanno fatto particolarmente paura (es. scena di un cartone animato oppure quando la mamma lo sgrida) e che magari non è ancora in grado di gestire emotivamente e decodificare appieno cognitivamente.
Nel ricreare situazioni significative, il bambino può rivivere e rielaborare in un contesto protetto (perché ludico) le proprie esperienze, assimilandole.
Le tappe del gioco simbolico
Il gioco simbolico evolve e si modifica di paripasso con il bambino, seguendone lo sviluppo. Qui di seguito, ripercorriamo le tre tappe principali del gioco di finzione:
- GIOCO PROTO-SIMBOLICO (18-24 MESI): il bambino inizia ad utilizzare oggetti simili a quelli di vita quotidiana per compiere azioni conosciute (es. usa la tazza per bere, il pettine per pettinarsi, ecc…). In questa fase di approccio al gioco simbolico, l’oggetto deve essere rievocativo rispetto al simbolo che rappresenta, altrimenti il bambino non riuscirà a simbolizzarlo: la “tazza” utilizzata per bere dovrà avere una forma simile a quella reale.
- GIOCO SIMBOLICO (36 MESI): Il bambino inizia a definire dei veri e propri ruoli (fa finta di essere la mamma, un bebè, ecc…) e inizia a costuire semplici sequenze simboliche, che prevedono un ordine temporale preciso (es. nel gioco della cucina prima preparo la pappa, poi mangio e infine lavo i piatti).
In questi contesti il bambino risulta ancora il principale agente, mentre gli oggetti che manipola svolgono un ruolo passivo (es. il bambino dà da mangiare all’orsacchiotto, lo fa addormentare, ecc..). Il linguaggio, che si afferma sempre più, consente al bambino di descrivere ciò che succede e in alcuni casi di anticiparlo.
- GIOCO SOCIO-DRAMMATICO (4-5 ANNI): progressivamente il bambino risulta in grado di costruire delle storie, il gioco assume una trama e i ruoli sono sempre più delineati.
In particolare, si approccia al gioco socio-drammatico, dove la simbolizzazione della realtà viene condivisa con i bambini e ci si accorda sul ruolo che ognuno ricopre nel gioco (es. tu fai il cameriere, tu il cuoco, ecc..). Ora gli oggetti possono avere una connotazione fisica differente da quella reale (es. un mattone può rappresentare una macchina, un cerchio una navicella, ecc..).
Il bambino inoltre, si trova sempre più in grado di simbolizzare contesti fantastici (es. giochiamo a fare gli alieni) e a rappresentare situazioni non quotidiane.
Il ruolo dell’adulto
E l’adulto, che ruolo può avere in questo panorama?
Compito dell’adulto è quello di fornire un contesto adeguato e stimolante per il piccolo, affinché possa esprimere, tra le tante modalità ludiche, anche il gioco di finzione.
Quindi, se inizialmente è opportuno proporre al bimbo oggetti di vita quotidiana da utilizzare in modo convenzionale, progressivamente può essere sufficiente anche del materiale non strutturato (mattoncini, teli, cuscini, ecc…).
Infine, la cosa più importante è ritagliare dei momenti in cui giocare con il vostro bambino, entrando nell’area ludica (psichica e fisica) e condividendo con lui le esperienze di gioco. Non saranno tanto gli oggetti quanto la vostra presenza a rendere questi momenti così importanti per il suo sviluppo e preziosi per lui!
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