Funzioni esecutive: cosa sono e come allenarle
Si sente tanto parlare di funzioni esecutive, difficoltà esecutive, affaticabilità esecutiva: parole scritte o dette a voce a genitori, insegnanti e colleghi allorquando effettuiamo una valutazione.
Ma nello specifico, di cosa si tratta?
Qual è la definizione?
Come posso riconoscere queste funzioni nei miei figli?
Definizione…Da dizionario
Da Treccani, Dizionario di Medicina (2010): “In neuropsicologia e in psicologia cognitiva, le funzioni corticali superiori deputate al controllo e alla pianificazione del comportamento. Le f. e. sono quelle abilità che permettono a un individuo di anticipare, progettare, stabilire obiettivi, attuare progetti finalizzati a uno scopo, e monitorare, e se necessario modificare, il proprio comportamento per adeguarlo a nuove condizioni.”
Ebbene, come si evince dalla definizione generale, le funzioni esecutive, in generale, sono quella macchina che ci permette di eseguire (da Dal lat. Exsĕqui = sequi ‘seguire’ + ex-‘fuori’) tutte le attività della vita quotidiana.
Trattandosi, allora, della vita quotidiana, cosa significa per noi e per i bambini?
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Definizione…Dalla vita quotidiana
“Organizzati!”, “Concentrati!” oppure “Non hai ancora finito?!” passando per “Non ti sei ancora lavato i denti-vestito?!” sono esclamazioni che, spesso, capita di dire ai nostri figli, soprattutto quando arriva il momento dei compiti o al mattino prima di andare a scuola o quando si è tornati da scuola…insomma, durante l’intera giornata.
Perdere il proprio materiale a scuola, dimenticarsi di mettere in cartella una volta il quaderno blu e l’altra il libro rosso, lasciare in giro per casa le scarpe o il giaccone quando, molto tempo prima, la regola era stata data, breve, chiara e condivisa: a volte, i nostri figli non hanno un problema di motivazione o pigrizia bensì hanno difficoltà nel portare a termine le richieste che provengono dagli adulti (genitori, nonni, insegnanti etc…).
Se a casa accade questo, a scuola sono bambini o ragazzi che vengono etichettati come pigri, distratti, mancano di continuità nell’impegno e nel lavoro…e, proprio per questo, spesso vengono indirizzati ad effettuare una valutazione cognitiva. Non per lavarsene le mani bensì per comprendere quali siano i punti di forza e quali i punti di debolezza dei propri alunni, in modo da individuare la strategia di intervento più corretta, a casa e a scuola.
Non dimentichiamoci che non siamo macchine…la frustrazione che consegue a queste difficoltà si manifesta anche a livello emotivo e relazionale, con conseguenti capricci, urla e scoppi d’ira.
Le funzioni esecutive, quindi, servono anche da regolatore emotivo.
Quali sono queste funzioni?
Vi propongo un elenco, spiegato brevemente, di queste funzioni:
Iniziare, avviare l’attività: interrompere un’attività per iniziarne una nuova (ad esempio, passare dal gioco al compito, al pranzo, alla doccia);
Inibizione: trattenere risposte automatiche per raggiungere un obiettivo (ad esempio, entrare in casa dopo scuola e correre a far merenda senza prima svestirsi e lavarsi le mani);
Concentrazione: tenere un livello di concentrazione tale da gestire le distrazioni che mi circondano (ad esempio, iniziare a fare i compiti e non considerare i giochi in camera);
Memoria di lavoro: mantenere a mente più informazioni per poterle elaborare (ad esempio, richiesta di eseguire a mente l’operazione 15 + 12, occorre ricordare i due numeri e l’operazione, eseguirla e dare il risultato);
Gestione del tempo: pianificare il tempo necessario a svolgere un’attività ed essere consapevoli dello scorrere del tempo (ad esempio, stimare circa un giorno per svolgere un tema e dopo due ore è completato);
Flessibilità: adattarsi alle circostanze che possono intervenire indipendentemente dalla mia volantà (ad esempio, con la chiusura delle scuole per il Covid-19, modificare i tempi e le modalità di studio con lezioni a distanza, compiti tratti da siti online);
Autoregolazione e autocontrollo emotivo: riflettere sul proprio comportamento e sulla risposta emotiva in relazione a quanto mi accade (ad esempio, se mi sento frustrato perchè non riesco a completare un compito, reagisco chiudendo il libro, accartocciando fogli, piangendo, urlando o interrompendo per fare una pausa e poi, con più calma, ritornare sul compito?)
Completamento delle attività: arrivare alla fine del compito e al raggiungimento del mio obiettivo (ad esempio, se ho un compito complesso riesco ad eseguirlo interamente o “mi perdo” e lo lascio incompleto?);
Pianificazione e Organizzazione del proprio materiale: individuare sotto mete che mi permettano di raggiungere l’obiettivo, potendo contare sul come mi curo degli strumenti di lavoro (ad esempio, scrivere le procedure per la squadratura del foglio ed avere il foglio, la riga, il compasso e la matita in ordine e in un posto ben preciso).
Cosa succede se mio figlio ha difficoltà in una o piu’ funzioni esecutive?
Dal punto di vista neuro-anatomico, l’area deputata alle funzioni esecutive è quella della corteccia prefrontale e uno studio recente (di Olson, Luciana 2008) ha dimostrato che lo sviluppo di quest’area è tardivo e continua durante tutta l’adolescenza, fino ai primi anni dell’età adulta.
Grazie alla serie di cambiamenti di collegamenti sinaptici, dovuti anche dall’influenza delle esperienze e degli apprendimenti del bambino, quest’area è modificabile nel tempo.
Quest’ultimo aspetto ci permette di pensare, con grande sollievo, alla possibilità che le funzioni esecutive si possano insegnare e, di conseguenza, apprendere. Indubbiamente la grande sfida è quella posta ai genitori: fermarsi e osservare quali sono gli step, anche quotidiani e routinari, nei quali vostro figli ha difficoltà.
Ricordiamoci anche che cambiare un’abitudine può essere difficile e le vecchie abitudini sono dure a morire. Tuttavia, dobbiamo pensare alla goccia che scalfisce la roccia, lentamente e inesorabilmente.
Come fare per sviluppare le funzioni esecutive?
Innanzitutto, individuare quali sono le capacità da sviluppare.
Poi, impegnarci in un lavoro mirato, con l’accortezza di prestare attenzione ai micro-cambiamenti: se devo mettermi a dieta devo iniziare dalle piccole cose (pasta integrale o brevi camminate).
Infine, ricordiamoci di questi tre aspetti fondamentali, per partire:
Modellizzazione: noi adulti siamo modelli per i nostri figli. Da sempre i bambini e i ragazzi imparano osservandoci, nel bene e nel male. É il cosiddetto apprendimento sociale, apprendere dagli altri. Darsi autoistruzioni, ad esempio, è un ottima strategia per la pianificazione: è molto importante insegnare ai nostri figli a darsi, anche ad alta voce, delle istruzioni.
Ripetizione: “repetita iuvant”, è molto importante ripetere, prima di svolgere un’attività, i passi necessari allo svolgimento della stessa. Ad esempio, il concetto che abbiamo noi di riordinare la stanza potrebbe essere diverso da quello di un bambino o ragazzo. Può essere utile far disegnare o descrivere una stanza ordinata e vedere quali aspetti ha interiorizzato e cosa manca rispetto all’idea che ne abbiamo noi.
Coerenza: è più facile apprendere se le procedure e le regole del gioco sono sempre le stesse. Perchè questo? Perchè mi permette di anticipare e di sapere cosa aspettarsi. Se cambio regole e non sono coerente, allora mi sento confuso, non so cosa accadrà e mi sento frustrato. Certo, ci sono sia imprevisti sia ostacoli: occorre, allora, per noi adulti pianificare “il piano b” e prevedere gli ostacoli che possono presentarsi.
Chi ben comincia è alla metà dell’opera: iniziare una nuova avventura con impegno mi permette di raggiungere gli obiettivi, non solo lavorativi ma anche educativi e genitoriali.
Bibliografia
Branstetter Rebecca, “Impara a organizzarti!”(2016), ed. Erickson
Orsolini Margherita, “Quando imparare è più difficile” (2011), ed. Carocci Faber
Shiller e Schneider, “Ti meriti un premio!” (2012), ed. Erickson
Treccani, Dizionario di Medicina (2010)