Storie in gioco: il ruolo dell fiabe in psicomotricità
Cari lettori, oggi vorrei parlarvi dell’utilizzo delle fiabe all’interno del contesto psicomotorio.
Le fiabe, infatti, costituiscono uno strumento pedagogico essenziale perché consentono al bambino di ricevere gli stimoli linguistici utili per dare un nome alle cose, un senso alle esperienze fatte.
È utile specificare che la narrazione di una storia viene adoperata in psicomotricità soprattutto in un contesto educativo-preventivo, ma talvolta viene utilizzata anche in un contesto clinico e riabilitativo; viene proposta sia in un contesto individuale che di piccolo gruppo.
Come ormai avrete capito, il contesto psicomotorio è uno spazio privilegiato, in cui il bambino può liberare la propria espressività, creando ed esperendo ciò che la propria fantasia e creatività gli suggeriscono.
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Nella stanza di psicomotricità, ogni bambino ci porta sempre la sua storia, che esprime attraverso il gioco.
Il gioco infatti, costituisce il mezzo principale con cui il bambino ci parla di sé: nel gioco ogni azione è narrazione, ogni gesto costituisce una frase di ciò che il bambino sta raccontando.
Per far emergere questa “narrazione” sono importanti anche altri aspetti: il setting e il ruolo dello psicomotricista.
Per setting psicomotorio intendiamo lo spazio, l’insieme degli oggetti proposti nella stanza e il tempo dedicato alla seduta.
Lo spazio, nello specifico, può fornire diverse possibilità di esperienza: da quella più contenuta e rassicurante (es. angolo morbido) a quella più avventurosa (es. spazi ampi sfruttabili per spostamenti veloci e “ingombranti”, come la corsa).
Anche gli oggetti possono evocare tipi di esperienze diverse: cuscinoni grandi, teli, corde, cerchi, sono utili per costruire giochi simbolici o per svolgere attività senso-motorie; fogli e pennarelli, invece, consentono la rielaborazione delle esperienze corporee fatte e dei propri vissuti.
Il tempo dell’incontro, che prevede delle fasi che si ripetono in modo costante, danno una dimensione di sicurezza e prevedibilità che garantisce lo sviluppo del gioco spontaneo a vari livelli.
Il ruolo dello psicomotricista è altresì importante in quanto uno dei compiti fondamentali che ha è quello di osservare e accogliere le azioni dei bambini, dando loro un significato. Dare un significato all’azione ludica di un bambino consente di dare una valenza narrativa a ciò che il bambino compie, aiutandolo a costruire la sua storia, pregna dei suoi vissuti e delle sue emozioni.
Ecco allora che fiaba e gioco hanno in comune il fatto che entrambi raccontano una storia: nel gioco il bambino agisce per raccontare, nella fiaba le parole raccontano; pertanto, laddove un bambino ascolta una fiaba e ritrova le parole che descrivono ciò che lui ha esperito nel gioco, ecco che può finalmente riconoscere ciò che ha provato, sentirsi capito, accolto.
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In conclusione possiamo dire che il racconto di una storia in psicomotricità serve al bambino in quanto lo rimanda a ciò che vive e prova nel gioco; questo rimando gli è utile per riconoscere il proprio mondo interno e per sviluppare la sua identità.
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