Famiglie e appartenenze: l’importanza delle radici
Molteplici e svariate sono le domande riguardanti i figli che ci poniamo già dalla gravidanza e a volte ancor prima che essa sopraggiunga.
Gli interrogativi possono riguardare la cura e la gestione pratica dei bambini, il nostro ruolo di genitori, la vita che si accinge a modificarsi radicalmente, l’educazione e i valori che vorremmo trasmettere, le caratteristiche del nascituro e molti altri ancora.
Vorrei soffermarmi un momento a riflettere su questi ultimi aspetti riguardanti l’identità dei figli e il loro modo di essere, fortemente caratterizzato dal contesto nel quale nascono e crescono, in particolar modo dalla famiglia.
E’ vero che tutti nasciamo con un patrimonio genetico a cui dobbiamo gran parte delle nostre caratteristiche, ma è anche vero che l’ambiente ha un forte peso nel determinare la nostra identità.
Cos’è l’identità
Le diverse teorie e scuole psicologiche hanno dato moltissime connotazioni diverse alla parola “identità” e per questo non è possibile trovare un’unica definizione. Tutti gli autori però utilizzano questo termine per riferirsi al modo in cui ognuno definisce se stesso, sottolineando l’esigenza di delineare la specificità e l’individualità di ogni persona, che la rendono diversa da tutti i membri della sua specie, pur avendo ampie somiglianze.
Alcuni si sono soffermati su processi interni, altri si sono focalizzati maggiormente sul posto che l’individuo occupa nella società, sui gruppi ai quali appartiene e sui ruoli che gioca in tutto il sistema.
In ciascuno di noi convivono infatti diversi tipi di identità: un’identità personale, che ci caratterizza come soggetti singoli e un’identità sociale, caratterizzata dall’appartenenza a diversi gruppi. Queste identità interagiscono tra loro e si influenzano reciprocamente.
La nozione di identità oscilla dunque tra il dato individuale e il dato sociale e quest’ultimo presenta un ventaglio di identità più specifiche: di gruppo, professionale, religiosa, etnica, etc.
Henri Tajfel, psicologo di origine polacca del secolo scorso, definisce l’identità sociale come “quella parte del concetto di sé dell’individuo che deriva dalla sua consapevolezza di appartenere ad uno o più gruppi sociali, associata al valore e al significato emozionale connessi con tale appartenenza”.
Il concetto di identità è dunque un intreccio di aspetti individuali e sociali, di relazioni, di cognizioni ed emozioni che accompagnano l’esperienza della propria persona.
Come sempre ogni situazione è a sé ed esistono un’infinità di casi particolari, ma in generale possiamo dire che tutti siamo frutto dell’unione dei geni dei nostri genitori biologici e che con i genitori condividiamo anche tutta una serie di altri aspetti, derivanti ad esempio dalle culture di appartenenza.
Effettivamente non nasciamo solo dall’unione di due individui, ma anche dall’unione di famiglie, di mondi, che possono essere anche molto diversi tra loro, ma che comunque in qualche modo ci appartengono.
Oggi i “mix di culture” sono all’ordine del giorno: a Milano, per esempio, quanti cittadini sono milanesi, figli di genitori milanesi? Io ne conosco ben pochi, non credo siano la maggioranza. Questo significa che molti di noi hanno le più svariate origini, che nelle nostre identità abbiamo dunque traccia di culture più o meno lontane e che la società presenta una varietà di appartenenze che la rende più ricca per molti aspetti.
Possedere un’identità etnica significa da un lato appartenere ad un gruppo e condividerne determinate caratteristiche, dall’altro lato vuol dire essere in qualche modo differenti dagli individui degli altri gruppi.
Spesso questi aspetti vengono sottovalutati rispetto al peso che hanno sulla nostra personalità: talvolta non vengono considerati, in alcuni casi, in modo più o meno consapevole, vengono addirittura negati. Perché, diciamolo, tra stereotipi e pregiudizi, non sempre è facile avere a che fare con le proprie origini, soprattutto quando determinano l’essere parte di una minoranza.
Le nostre appartenenze sono componenti fondamentali della nostra identità, anche quelle a cui diamo poco valore, perché magari pensiamo riguardino solo un nonno lontano, o quelle che non consideriamo perché, per mille motivi, sono difficili da accettare.
Le nostre origini, la storia della nostra famiglia, sono come le radici di un albero: sono fondamentali, ci sostengono e danno nutrimento alla nostra identità. Per questo è importante conoscerle e tramandarle, insieme all’orgoglio di possederle. Come sempre, infatti, la non conoscenza e l’evitamento non cancellano le cose, ma rendono tutto più difficile, dando origine a vuoti che in mancanza di elementi oggettivi vengono riempiti di immaginazione, con il rischio di proiettare fantasie, ansie e paure.
Spesso le tematiche legate alle origini, alle appartenenze e alla famiglia catturano maggiormente la nostra attenzione quando arrivano i figli, perché è in quel momento che inizia a farsi viva in noi una sorta di responsabilità nei loro confronti, anche in questo ambito. La nascita di un figlio infatti è il momento in cui mondi diversi si uniscono in un unico individuo e devono trovare un’integrazione. E’ anche il momento in cui si rimettono in gioco i rapporti con i propri famigliari e possono venire al pettine nodi che fino ad allora avevamo messo sa parte. Provare a scioglierli è sicuramente utile, sia per il nostro benessere sia per quello dei nostri bambini, che hanno il diritto di conoscere le proprie origini e rapportarsi con tutta la famiglia nel modo più sereno possibile. Non sempre si riesce a risolvere ogni questione, ma è importante affrontarle, perché saperle gestire e poterne parlare fa sì che non rimangano ombre e non detti da interpretare.
Per approfondire: “La nascita di un bambino: nuovi ritmi, nuovi ruoli, nuove identità“
Tanti sono gli aspetti che, volenti o nolenti, appartengono alla nostra cultura e altrettanti sono quelli cha appartengono alla cultura dei nostri figli. A volte non possiamo essere noi in prima persona a trasmettere parte delle loro radici, ma possiamo essere dei “facilitatori” perché ciò avvenga, per esempio facendo in modo che frequentino, nel limite del possibile e delle singole situazioni, tutta la famiglia.
Ben vengano allora i nonni, vicini e lontani, simpatici e meno simpatici, genitori e suoceri. Per quanto difficile possa essere il nostro rapporto con loro, i nonni sono preziosi e averli vicini, se non fisicamente almeno mentalmente, è davvero importante per la formazione dei nostri bambini.
Gli aspetti culturali dell’identità passano attraverso numerosi canali: i racconti, la lingua, la cucina, le tradizioni, la musica. Spesso sono proprio i nonni a tenere vivi questi elementi, rafforzando oggi le radici di piccoli arbusti, che, anche grazie a loro, diventeranno domani forti alberi in fiore.