Cosa fare quando vostro figlio è molto triste, arrabbiato o spaventato
I genitori vivono un momento di difficoltà nel momento in cui il proprio figlio sperimenta e vive emozioni spiacevoli, come la tristezza, la rabbia o la paura, soprattutto se il termometro delle emozioni indica che esse sono molto intense.
Come vivono i genitori le emozioni spiacevoli dei propri figli?
- Potrebbe capitarvi di comprendere le emozioni di vostro figlio ma non di riuscire ad aiutarlo o a porre dei limiti al comportamento che ne deriva.
- Potrebbe capitarvi di prendere alla leggera le sue emozioni, di sottovalutarle o ignorarle se le percepite come irrilevanti, esagerate o un tentativo per manipolarvi e tenervi in scacco.
- Potreste, altresì, non sapere cosa dire, avere paura di dire parole che lo possano ferire o che possano incrementare l’emozione spiacevole che sta sperimentando.
- Inoltre, potreste trovarvi a valutare se vi sono dei buoni motivi per cui vostro figlio si sente in tal modo per decidere se merita conforto, critica o punizione.
- Infine, potreste ritrovarvi a cercare quale soluzione possa interrompere il protrarsi del suo comportamento, focalizzando l’attenzione più su di esso, che è considerato inadeguato, che sull’emozione che vi sottende.
Naturalmente vi potreste trovare in tali circostanze quando il bambino prova delle emozioni spiacevoli nonostante abbiate cercato di stare accanto a vostro figlio nel migliore dei modi: ogni genitore è mosso dalle migliori intenzioni e cerca di fare del proprio meglio. Tuttavia, sono situazioni molto difficili da gestire, molti genitori si trovano di fronte a queste difficoltà senza sentirsi preparati ad affrontarle. Anche se a volte il bambino potrebbe allontanarvi, esprimersi con dure parole nei vostri riguardi, oppure chiudersi in se stesso è proprio in quei momenti che vostro figlio ha bisogno di voi genitori.
Cosa fare dunque?
- Sintonizzarsi empaticamente con le emozioni spiacevoli di vostro figlio. Per far ciò è fondamentale che siate innanzitutto consapevoli come genitori dell’emozione che voi stessi sperimentate, riconoscendola e sapendo quali sono le strategie con cui normalmente la gestite e che rapporto avete con essa. Perché è importante avere questa consapevolezza emotiva?
- Perché ciò tenderà a influenzare il modo in cui reagirete all’emozione di vostro figlio. Ad esempio, se vivete la rabbia altrui come qualcosa di spaventoso o pericoloso potreste essere portati a allontanarvi; oppure se la vivete come una provocazione nei vostri confronti potreste essere spinti a reagire iniziando un battibecco senza fine. Così facendo potreste essere portati a rispondere all’emozione di vostro figlio sulla base del vostro stato d’animo, non rispondendo a ciò di cui lui ha bisogno in quel momento.
- Perché vostro figlio vi osserva e voi siete per lui un modello a cui ispirarsi e da cui imparare come si gestiscono gli stati emotivi. Sono insegnamenti talvolta impliciti ma che trasmettono molte informazioni e contribuiscono a creare una serie di convinzioni sulle emozioni. I vostri figli sono molto ricettivi e potrebbero carpire cosa è giusto o non è giusto fare quando si prova un’emozione, soprattutto quando è intensa o spiacevole. Ad esempio, viverla come qualcosa per cui si possa perdere il controllo o viverla come un segno di debolezza da non mostrare all’altro.
E’ chiaro che nessuno è infallibile: è importante ricordare che avete la possibilità di riconoscere il comportamento poco utile a voi stessi e a vostro figlio, chiedendo scusa e cercando di riparare. Questo passaggio è un insegnamento prezioso per il vostro bambino.
- Vivere gli stati emotivi spiacevoli di vostro figlio come un’opportunità di vicinanza ed insegnamento. Quando i vostri figli si sentono tristi, arrabbiati o spaventati, voi genitori potreste essere portati a reagire in modo automatico, soprattutto se siete stanchi, esausti, o avete altre innumerevoli cose da fare. Ricoprite anche altri ruoli: siete lavoratori, genitori di altri bambini, figli di genitori più anziani. Eppure adottare la prospettiva per cui proprio in quel momento vostro figlio ha bisogno di voi, nonostante le criticità, può suscitarvi la curiosità di capire cosa sta cercando di esprimere con quelle manifestazioni emotive intense, quale insegnamento volete trasmettergli e qual è la modalità più efficace, proprio in quel momento, per raggiungere questo obiettivo. Così facendo regolerete il vostro supporto volta per volta in base a ciò di cui vostro figlio ha bisogno, aprendo un prezioso canale comunicativo e relazionale con lui ed entrambi potrete vivere un’esperienza in cui sperimentare come padroneggiare le emozioni e consolidare il legame tra voi.
- Trasmettere a vostro figlio che lo ascoltate o lo capite. Se partiamo dal presupposto che c’è sempre un buon motivo per cui si sperimenta un’emozione, capiamo l’importanza per vostro figlio di sentire che il genitore lo possa ascoltare autenticamente e capire, senza mettere in dubbio ciò che sta provando. Quando il genitore convalida l’emozione in quanto legittima, aiuta il bambino a sentirsi adeguato e a potersi fidare di ciò che sente. Provate a pensare a come vorreste che gli altri reagissero quando voi stessi state male. Fondamentale porre attenzione a ciò che viene detto ma anche a ciò che non passa attraverso il canale verbale, come ad esempio il linguaggio del corpo. L’obiettivo è fare in modo che l’emozione, già intensa, non raggiunga livelli più elevati e per fare ciò occorre favorire la disattivazione delle parti più primitive del cervello di vostro figlio a favore delle regioni corticali, per passare da uno stato di reattività a uno stato di ricettività. Fin quando vostro figlio è nello stato reattivo, non riuscirà a cogliere ciò che state cercando di dirgli. Lo scopo primario da ottenere è quindi quello calmante: potete avvicinarvi a vostro figlio abbassandovi all’altezza dei suoi occhi, con il corpo rilassato, e offrirgli un contatto fisico amorevole e confortante. Così vostro figlio avrà la percezione che il genitore gli rimane accanto e sentirà che il suo affetto non è messo in discussione, solo perchè in quel momento è stato sopraffatto da un’emozione.
- Aiutare vostro figlio a dare un nome a ciò che sente. Una volta ascoltato vostro figlio, potete aiutarlo a definire l’emozione che sta provando, facendo attenzione a non suggerire come si dovrebbe invece sentire. In base al livello di sviluppo del bambino, potete fare riferimento alle parole che lui ha utilizzato, offrire delle possibili definizioni delle sensazioni che avete capito sta vivendo in quel momento, per aiutarlo ad esplorare il suo mondo emotivo e piano piano costruirsi un lessico con cui nel tempo parlare di come si sente. Dare un nome a ciò che si sente aiuta vostro figlio a dare forma a qualcosa che è in quel momento è indefinito, doloroso, a volte spaventante.
- Far capire a vostro figlio che tutte le emozioni sono accettabili, ma non tutti i comportamenti lo sono. Come abbiamo visto, quando voi genitori legittimate a vostro figlio ciò che sta provando lo aiutate a non dubitare di sé e a conservare intatta la sua autostima. Tuttavia, avete anche il compito di dare dei limiti al comportamento che ne deriva, ovvero incanalare un comportamento inaccettabile, potenzialmente pericoloso per sé e per gli altri, verso una manifestazione emotiva meno dannosa. Non cercate di estinguere o sminuire l’emozione o di distrarre vostro figlio; vi ponete invece al suo fianco per aiutarlo e guidarlo affinché il bambino impari da queste esperienze emotive che anche i sentimenti più intensi possono essere padroneggiati e che ci sono modi efficaci per farlo.
- Chiedere a vostro figlio qual è il suo obiettivo, quali sono le sue intenzioni. Una volta limitati i comportamenti inaccettabili, voi genitori potete esplorare con vostro figlio cosa vuole ottenere in relazione al problema emerso. A questo punto cercate con lui un ventaglio di possibili alternative tra cui scegliere la soluzione migliore, sottolineando come tutte le idee possono essere messe sul tavolo per essere valutate insieme. Più vostro figlio genera da solo le proprie idee, più è probabile che renda propria la decisione conclusiva. Per scegliere la soluzione migliore è importante aiutare vostro figlio a riflettere su come pensa che possa funzionare e in che modo farà sentire se stesso e gli altri. Cosi facendo voi genitori avete l’opportunità di riprendere gli insegnamenti e i valori con cui desiderate che vostro figlio cresca, per discuterne con lui. Importante non sollevare vostro figlio da qualsiasi fallimento ed errore: la soluzione che sentirà più sua, se non pericolosa o dannosa, può essere una palestra importante per lui. Voi genitori a questo punto siete lì per supportarlo nel creare un piano di azione, portare avanti la sua scelta e se necessario, successivamente, rivedere insieme cosa ha funzionato o meno e optare per un’altra soluzione.
Se riconoscete di trovarvi in difficoltà con vostro figlio, potreste provare a prendere spunto da questo articolo. Qualora vi fossero notevoli criticità, presso il Centro Ieled è possibile chiedere una consulenza.
Bibliografia
Gottman J., Declaire J., Intelligenza emotiva per un figlio. Una guida per i genitori, Milano, BUR Rizzoli, 2015
Siegel D. J., Bryson T. P., La sfida della disciplina. Governare il caos per favorire lo sviluppo del bambino, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2015
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