Due strategie per promuovere l’apprendimento di parole nuove nei bambini parlatori tardivi
Negli articoli precedenti abbiamo conosciuto le strategie non verbali, para verbali e verbali ,che possono essere utilizzate in contesto domestico, utili a promuovere lo sviluppo delle abilità comunicative linguistiche nei bambini parlatori tardivi, ossia quei bambini che presentano un ritardo dell’emergenza del linguaggio espressivo nella fascia di età compresa tra i 24 e i 36 mesi. All’età di due anni presenteranno un vocabolario inferiore alle cinquanta parole e assenza di combinazione di parole.
Per capire come aiutare al meglio il bambino, nello sviluppo delle sue abilità comunicative linguistiche, sarà importante considerare l’interesse del bambino nei confronti della comunicazione. Nel caso in cui il bambino, all’età di due anni, avesse un vocabolario minore di cinquanta parole, non combinasse le parole tra loro (es. mamma pappa) e non fosse interessato a comunicare presentandosi come un bambino che tende ad arrangiarsi da solo nelle situazioni in cui potrebbe chiedere aiuto, allora sarà necessario rivolgersi subito a un equipe di professionisti per effettuare una valutazione delle competenze comunicative e linguistiche, e individuare un possibile percorso di trattamento mirato. L’intervento precoce è importantissimo, non è funzionale, in questi casi, attendere e temporeggiare. Se invece il bambino, sempre all’età di due anni, avesse un vocabolario inferiore alle cinquanta parole, non combinasse le parole tra loro ma fosse interessato a comunicare e utilizzasse i gesti per farlo, allora la necessità di rivolgersi a un professionista non sarebbe urgente (anche se è sempre consigliato per una consulenza) e si potrebbero utilizzare una serie di strategie per stimolare lo sviluppo comunicativo linguistico in contesto domestico, ossia le strategie non verbali, para verbali e verbali che abbiamo visto negli articoli precedenti.
Nel gruppo delle strategie verbali , si possono individuare due strategie mirate all’ampliamento del vocabolario lessicale: utilizzo di domande a risposta multipla e stimolare l’apprendimento di una parola target.
Utilizzo di domande a risposta multipla
Con i bambini che hanno difficoltà di linguaggio non è funzionale porre loro domande aperte (es. “Cosa hai fatto oggi con i nonni?” “Cosa hai fatto oggi all’asilo?”) dove le risposte possono essere molteplici, in quanto questi bambini non sarebbero in grado di formulare una possibile risposta, e limitiamo così la possibilità di avviare uno scambio comunicativo dove il bambino verrebbe esposto a modelli corretti di linguaggio e dove potrebbe mettere in prova le sue abilità comunicative e linguistiche.
Per questo motivo, all’inizio è possibile utilizzare domande a risposta chiusa si/no per far abituare il bambino a rispondere (es. “Hai sete?” “Vuoi l’acqua?”). Una volta che il bambino si è abituato a dare una risposta quando gli viene posta una domanda, è possibile inizare ad utilizzare domande a risposta multipla dove si forniscono alternative possibili di risposta, così il bambino avrà il modello delle parole e potrà provare a ripetere la parola che gli interessa (es. E’ il momento della merenda. L’adulto può scegliere due merende, in genere gradite dal bambino, e porgli la domanda con la scelta multipla: “Vuoi mangiare i biscotti o la banana?”).
Utilizzando domande a scelta multipla si creano occasioni in cui il bambino può fare pratica con le sue abilità linguistiche e può ampliare il suo vocabolario lessicale in produzione.
All’inizio però non è detto che il bambino provi a ripetere la parola che gli interessa, quindi si consiglia di porre davanti al bambino le due scelte concretamente tramite oggetti in modo tale che, inizialmente, possa rispondere indicando la sua scelta (nel caso dell’esempio della merenda sopra citato, l’adulto può porre la domanda mostrando concretamente al bambino le due opzioni di merenda). Sarà poi l’adulto a ripetere il nome corrispondente alla scelta del bambino (es. “Vuoi mangiare i biscotti o la banana?”. Il bambino risponde indicando i biscotti e l’adulto può dire “Va bene, vuoi i biscotti. Ecco a te i biscotti. Sono buoni i biscotti”).
Stimolare l’apprendimento di una parola target
Questa strategia è mirata ad aiutare il bambino ad ampliare il suo vocabolario lessicale in produzione apprendendo parole nuove. Per metterla il pratica l’adulto deve scegliere una parola, che il bambino comprende ma che non sa ancora produrre (si consiglia di iniziare con le parole che fanno parte della routine quotidiana del bambino), e deve ripeterla cinque volte consecutive all’interno di cinque frasi differenti, questo ripetuto per più volte durante il corso della giornata.
Facciamo un esempio. L’adulto sceglie come etichetta target la parola “acqua”; tutte le volte che il bambino richiede l’acqua, o che l’adulto prende/utilizza l’acqua per fare qualcosa insieme al bambino, si può mettere in atto la strategia di ripetere l’etichetta “acqua” in cinque frasi diverse consecutive.
Primo esempio di momento di vita quotidiana: viene richiesta l’acqua dal bambino.
“Vuoi l’acqua?” (1)
Pausa e si aspetta la risposta del bambino.
“Tieni l’acqua” (2)
Pausa
“Glu gu glu.Ma che buona l’acqua” (3)
Pausa
“E’ fresca l’acqua” (4)
Pausa
“Vuoi ancora l’acqua?” (5).
Secondo esempio di momento di vita quotidiana: il momento del bagnetto.
“Vieni, apriamo l’acqua” (1)
Pausa
“Brrr , l’acqua è fredda!” (2)
Pausa
“Guarda quanta acqua!” (3)
Pausa
“Splasc l’acqua schizza” (4)
Pausa
“Ecco, l’acqua è calda, è pronta” (5).
Terzo esempio di momento di vita quotidiana: annaffiare i fiori in giardino o sul balcone.
“Prendiamo il tubo dell’acqua” (1)
Pausa
“Apriamo l’acqua” (2)
Pausa
“Ecco, l’acqua esce” (3)
Pausa
“Diamo l’acqua ai fiori” (4)
Pausa
“Senti, l’acqua è fresca” (5).
In conclusione, è possibile aiutare i bambini con un ritardo nello sviluppo di linguaggio utilizzando una serie di strategie che promuovono lo sviluppo comunicativo linguistico. E’ importante ricordarsi che, nel mettere in atto queste strategie, è fondamentale promuovere il successo comunicativo ossia non bisogna porre l’attenzione su una parola detta male ma bisogna dare importanza allo svolgimento di uno scambio comunicativo in cui il bambino mette in pratica le sue abilità comunicative e linguistiche, prendendo il turno di conversazione con gesti o parole (anche se non pronunciate correttamente).
Mettere in atto le strategie, viste in questo articolo e in quelli precedenti, non è semplice e immediato. L’adulto deve darsi del tempo per esercitarsi nel metterle in pratica, e, per questo motivo, potrebbe essere utile entrare in contatto con un professionista o un equipe di professionisti che potrebbe guidare al meglio i genitori in questo percorso per promuovere lo sviluppo comunicativo e linguistico del proprio figlio.
Bibliografia:
“Strategie utili al benessere comunicativo in bambini con disturbo del linguaggio”
di Eleonora La Monaca
S. Bonifacio e L. Hvastja Stefani, “L’intervento precoce nel ritardo di linguaggio. Il modello INTERACT per il bambino parlatore tardivo”, Milano, Franco Angeli, 2018
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