DSA: Boom di Diagnosi – Moda o Bisogno?
Diagnosi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento in significativo aumento: questo è il dato oggettivo da cui partire; c’è chi parla di “boom di diagnosi”, chi dice invece che finalmente abbiamo una risposta ai bisogni dei ragazzi. Che sia questa situazione legata a una moda del momento o a un reale bisogno è, invece, il nodo da sciogliere.
Scuola e Disturbi Specifici dell’Apprendimento: un connubio ormai noto. Questo è l’altra grande certezza, indipendentemente dalla posizione che si prenda a riguardo. Un connubio quasi sancito dalla nota Legge 170 del 2010: “Riconoscimento e definizione di dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia”.
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Dal suo ingresso in vigore il 2 novembre 2010, i ragazzi con fragilità connesse alle abilità di lettura (in termini di Dislessia), di produzione grafica e ortografica (in termini di Disgrafia e Disortografia) e di calcolo (in termini di Discalculia) hanno ottenuto una tutela in ambito scolastico. Una tutela che fino ad allora non veniva in alcun modo riconosciuta, chiamando le fragilità riscontrate “semplicemente” con altri termini: svogliatezza, poco investimento verso la scuola, scarsa attenzione e collaborazione (a casa) della famiglia, poca affinità con una specifica materia (“eh matematica non fa proprio per lui”).
Hanno ottenuto una tutela, non un privilegio. Hanno ottenuto una tutela, non una “strada facile” o “una scusa” per ottenere qualcosa di diverso.
Quali sono le cause di un DSA?
Per comprendere meglio di cosa stiamo parlando, però, forse è necessario soffermarsi sulle cause poste, secondo le attuali ricerche, alla basa di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento, per capire se questo “boom di diagnosi” è una “bolla” o ha senso.
Secondo l’Ipotesi Epigenetica (Daniela Lucangeli, 2017) sono due le principali variabili che concorrono all’identificazione della natura di questi Disturbi: variabili genetiche e variabili ambientali. Con il termine variabili genetiche non si intende la presenza del “gene DSA”, bensì si considera che tali variabili possano intervenire sul modo in cui le aree cerebrali interagiscono tra loro per coordinare la manipolazione delle parole necessarie e fondamentali per la lettura, la scrittura e l’ortografia: nel concreto per quanto concerne la ricezione, la rievocazione e la velocità di elaborazione.
A queste si possono aggiungere variabili definite ambientali, che possono interferire negativamente sullo sviluppo delle reti neuronali del bambino, e nelle quali rientrano: stress materno nel periodo embrio/fetale, infiammazioni materno-fetali, patologie metaboliche materne, esposizione a pesticidi o metalli pesanti. Un’altra correlazione rilevata è quella tra il livello di istruzione genitoriale e il grado di ereditarietà della dislessia (Friend, A., DeFries, J. C., Olson, R. K. (2008). Parental education moderates genetic influences on reading disability. Psychological Science, 19, 1124-1130).
Per Approfondire: “DSA e Diagnosi precoce“
La situazione in Italia
Inutile negarlo però, questa è la teoria, ma ciò che quotidianamente salta agli occhi di insegnanti e professori sono i dati proposti dal Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), che rileva un’impennata delle Certificazioni Diagnostiche per DSA (acronimo ormai utilizzato proprio per definire studenti Dislessici, Disgrafici, Disortografici e Discalculici).
“Nell’anno scolastico 2016/17 erano 254mila pari al 2,9% degli iscritti. Un dato che va confrontato con quello dell’anno precedente quando, come raccontato anche da “Ilfattoquotidiano.it”, il numero dei DSA si fermava a 187mila, il 2,1% degli alunni. Questi dati risultano estremamente significativi rispetto a solo sette anni fa quando le percentuali si aggiravano attorno allo 0,7% del totale della popolazione scolastica”.
Se questi dati non sembrano sufficienti si può fare riferimento a quelli riportati a ottobre 2017 dall’Associazione italiana dislessia, al termine della “Settimana dedicata ai DSA”, secondo la quale i numeri ufficiali nazionali, con diagnosi alla mano, contano tra scuole statali e non, di ogni ordine e grado 183.803 ragazzi che manifestano questi disturbi. In particolare sono 108.844 gli alunni dislessici; 38.028 quelli disgrafici; 46.979 i ragazzi segnalati per disortografia e 41.819 quelli per discalculia.
Boom di diagnosi?
Cosa sta quindi realmente cambiando? Siamo dinanzi a un gioco di carte volto a percorrere la via più semplice per ovviare fatiche scolastiche (che invece ci sono sempre state), che in altre parole, più esplicite, significa “mio figlio fa fatica a scuola, per cui trovo un modo per giustificare tale fatica”? Questo è effettivamente il rischio maggiore: interpretare un aumento di questo tipo come una moda del momento, come qualcosa che si sta inventando giorno dopo giorno, tra profitti e ritorni di diverso tipo. Ma se provassimo a concentrarci sul fatto che Diagnosi e successive Certificazioni Diagnostiche sono basate su un iter prestabilito (sempre anche per legge) e hanno alla base componenti tutt’altro che soggettive, come quelle neurobiologiche, forse arriveremmo a comprendere che fa tanto scalpore qualcosa di differente: un bisogno reale, di ragazzi reali, che fino a qualche anno fa non erano identificati con la stessa sicurezza e pertanto non potevano essere tutelati e supportati come invece necessitano.
Per Approfondire: “DSA e aggiornamento della Diagnosi“
Partiamo da questo: ciò che è nuovo fa parlare, ma poi – una volta compreso – fa riflettere.
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