I ritardi o disturbo del linguaggio rappresenta una condizione frequente in età prescolare (tra i 2 e i 6 anni) ed è generalmente considerato un disturbo transitorio dello sviluppo a prognosi favorevole.
La definizione di ritardo o disturbo del linguaggio in età evolutiva è utilizzata per descrivere quadri clinici molto eterogenei, in cui le difficoltà linguistiche possono manifestarsi in associazione con altre condizioni patologiche (deficit neuromotori, sensoriali, cognitivi e relazionali e per questo sono detti secondari) o isolatamente (disturbi specifici del linguaggio).
Riprendendo la classificazione dell’ICD 10 (International Classification of Diseases – 10 edizione redatta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) le principali manifestazione del disturbo del linguaggio possono essere in sintesi descritte:
La diagnosi è possibile in presenza di:
Lo sviluppo del linguaggio è caratterizzato da una grande variabilità interindividuale, dovuta sia a fattori biologici, sia a fattori ambientali (minore o maggiore stimolazione in ambito famigliare, inserimento precoce a scuola, presenza di fratelli o sorelle, eccetera).
L’età di tre anni costituisce una sorta di spartiacque tra i bambini cosiddetti “parlatori tardivi” e i bambini con un probabile disturbo del linguaggio.
La presenza di una produzione ancora non adeguata secondo i parametri sopracitati dovrà necessariamente essere valutata da un’attenta visita medico specialistica.
Non conviene, infatti, aspettare nella speranza che il disturbo si risolva da sé.
La consultazione di un centro specialistico per la cura dei disturbi del linguaggio aiuterà ad inquadrare ed affrontare un problema che non va sottovalutato in quanto può condizionare fortemente la vita di relazione e gli apprendimenti scolastici.