Le persone con disturbi alimentari mostrano difficoltà nel rapporto con il cibo e con il proprio corpo.
Sara ha 17 anni, a scuola è una studentessa modello con un eccellente rendimento scolastico. Trascorre i suoi pomeriggi e ad anche molte serate studiando, raramente esce per divertirsi. Le attività sportive e ludiche dell’infanzia sono state abbandonate a sua detta “per potersi dedicare al 100% alla scuola”. Non ha molti amici. Dall’età di 15 anni, con l’inizio del liceo, ha cominciato a prestare attenzione alle calorie ingerite durante i pasti pur essendo normopeso. Questa è diventata via via un’ossesione e si è accompagnata ad una restrizione alimentare che l’ha condotta a perdere diversi chili diventando visibilmente sottopeso. Le sue passioni sono andate scomparendo e così anche le frequentazioni con amici e compagni. A seguire un periodo di abbuffate alimentari che si alternano a tentativi di compensare con semi digiuni. Dopo ogni abbuffata Sara si sente profondamente in colpa, prova disgusto per se stessa per aver perso il controllo e si sente grassa e brutta.. Ma ciclicamente, circa due o tre volte la settimana, si ritrova a svaligiare la dispensa in pochi minuti “senza rendersene conto”. Sara si sente spesso vuota, spenta ed in casa è un continuo litigio con la madre; vorrebbe uscire ma è spaventata e timorosa del giudizio altrui, è convinta che possa essere apprezzata solo se perfetta fisicamente ed a scuola.
Anna ha 13 anni è una ragazzina molto magra e gracile, decisamente sottopeso; da quando ha 7 anni mangia poco e soprattutto pochi cibi selezionati. Poi ha cominciato a sminuzzare il cibo in bocconi minuscoli, talvolta si ritrova a sputarli ma non sa dare una spiegazione al suo comportamento. È sempre stata una bimba dolce, ubbidiente, coscienziosa, perfezionista e piuttosto introversa, ma socievole a scuola quando cercata dai compagni. Anna ora sta crescendo e con lei anche il suo corpo; l’idea di crescere e di dover prendere delle decisioni, come la scuola da scegliere, la terrorizza e la getta nel dubbio più profondo.
Sara e Anna soffrono di disturbi alimentari (detti anche Disturbi del Comportamento Alimentare o DCA).
I disturbi del comportamento alimentari colpiscono prevalentemente ADOLESCENTI e GIOVANI ADULTI tra i 15 e i 25 anni. In particolare ragazze, anche se tuttavia si assiste ad un aumento di casi tra i maschi con la cosiddetta Reverse Anorexia: insoddisfazione per il proprio aspetto fisico e distorsione dell’immagine corporea per cui ci si vede piccoli e gracili, ricorrendo così ad un eccesso di attività sportiva, di cibi proteici e anabolizzanti.
Quella dei disturbi alimentari è considerata una sorta di epidemia sociale del mondo occidentale a partire dagli anni ’70. Sono le donne ad esserne più colpite perché essi sono in strettissima relazione all’immagine corporea che nelle ragazze si riorganizza pesantemente dopo la pubertà, con cambiamenti bruschi e talvolta vissuti drammaticamente.
Le CAUSE sono complesse e multiple, a fattori individuali si aggiungono fattori sociali e culturali che celebrano un ideale estetico di bellezza con corpi magri e super efficienti. A ciò si affianca però una sovrabbondanza nell’offerta di cibo. Un paradosso.
I dati clinici sono numericamente allarmanti per quel che riguarda le forme di disturbi alimentari sub-cliniche o parziali, cioè con un quadro clinico meno grave: circa il 10% delle adolescenti o giovani adulte.
Approfondisci nel nostro blog: i campanelli di allarme per i disturbi alimentari
Cosa si può fare per i disturbi alimentari?
Sulla base di questi dati e di numerosi studi che dimostrano che un intervento precoce alle prime avvisaglie favorisca una remissione duratura dei sintomi, il Centro Ieled si propone di intervenire il prima possibile così da garantire il ripristino del benessere della persona e di tutta la sua famiglia che vive con difficoltà e sofferenze questa condizione.
Il presupposto di partenza del trattamento prevede che i sintomi alimentari rappresentino la miglior strategia che la persona ha strutturato per far fronte ad una SENSAZIONE VAGA e INCONSISTENTE DI SÉ.
Dunque il nostro obiettivo del trattamento non è quello di eliminare unicamente il sintomo, cioè il comportamento alimentare disregolato, bensì di comprenderne il significato che ha assunto all’interno della persona e delle sue relazioni.
Si passa così dal piano del comportamento alimentare a quello dell’IDENTITÀ COMPLESSIVA della persona; solo in questo modo si potranno raggiungere risultati di benessere duraturi nel tempo.
Con questo tipo di approccio terapeutico l’abbuffata, il digiuno, il vomito o gli altri sintomi perdono mano a mano di importanza in un processo di progressiva consapevolezza delle proprie caratteristiche emotive, cognitive e relazionali.
In questo processo è necessario coinvolgere la famiglia, che rappresenta una fondamentale risorsa di cura e per evitare che involontariamente si trasformi in un fattore di mantenimento del disturbo.
approfondisci nel blog: le cause dei disturbi alimentari