Disprassia: chi è il bambino disprassico?
Cari genitori, oggi affronteremo un disturbo relativo alla coordinazione motoria; proveremo quindi a capire in modo semplice e chiaro cos’è la disprassia e chi è il bambino disprassico.
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Innanzitutto definiamo cosa sono le prassie.
Le prassie sono dei sistemi di movimenti coordinati volti al raggiungimento di un obiettivo.
Moltissimi dei gesti che noi compiamo rientrano quindi in questa definizione: indicare, afferrare una mela, allacciarsi le scarpe, guidare una macchina.
Gli individui sono in grado di compiere gesti intenzionali in epoca precocissima.
Alcuni studi recenti, infatti, dimostrano che il feto già alla 22esima settimana è in grado di compiere sistemi di movimenti finalizzati, che impara progressivamente a modulare ed affinare sulla base delle risposte ambientali ricevute.
Quando nasce, il bambino impara ad affinare ed eseguire delle prassie via via più complesse; il picco di età per lo sviluppo delle principali abilità prassiche si aggira tra i 3,5 anni e i 6 anni.
Cosa è la disprassia?
Dunque, cosa intendiamo per disprassia?
La disprassia è la “difficoltà a rappresentarsi, programmare ed eseguire atti motori consecutivi (cioè sistemi), deputati e finalizzati ad un preciso scopo ed obiettivo.” (Sabbadini G., Sabbadini L., 1995).
In altre parole, un bambino disprassico fatica a pianificare, a controllare e ad eseguire tutti i movimenti utili per raggiungere un obiettivo.
A livello diagnostico, la disprassia si identifica con il Disturbo della Coordinazione Motoria (DCD). Il bambino affetto da DCD presenta delle carenze nei compiti di coordinazione motoria, che risultano non adeguati rispetto all’età e al livello intellettivo.
Si tratta di bambini intelligenti ma il cui sviluppo motorio spesso non è in linea con le tappe di sviluppo e può essere associato ad un ritardo nel linguaggio.
L’evidenza maggiore è la goffaggine nei movimenti, il ritardo nell’organizzazione del gioco e del disegno, la difficoltà in compiti costruttivi e visuo-spaziali. Pertanto, se non vengono adottate le corrette strategie in modo tempestivo, è frequente che questi bambini abbiano dei conseguenti problemi scolastici e comportamentali.
I problemi scolastici derivano nello specifico dalle fatiche percettive, visuo-spaziali e di pianificazione del compito.
Le difficoltà comportamentali derivano dalla discrepanza tra la difficoltà delle richieste e la loro possibilità di poterle soddisfare. Questi bambini infatti compiono uno sforzo doppio nei contesti di vita quotidiana…. Quanta frustrazione e rabbia possono avere!
Le difficoltà nella disprassia
Ecco alcune azioni per questi bambini faticose: lavarsi le mani, colorare, gestire le posate, scartare una caramella, avvitare / svitare una bottiglia, scogliere un nodo, aprire una porta con la maniglia, lavarsi i denti, infilare i guanti, cliccare con il mouse.
Per capire la loro fatica, provate a svolgere queste azioni indossando un paio di guanti molto pesanti, guardare usando un binocolo capovolto e con la musica a tutto volume nelle orecchie!
È importante tenere a mente, inoltre, che la povertà delle strategie motorie in soggetti disprassici, impedisce di acquisire nuovi compiti e di trasferire in altri compiti strategie acquisite.
Essi, cioè, imparano una cosa per volta in un certo modo e solo in quel modo, senza realizzare soluzioni alternative.
Per ridurre le fatiche quotidiane, è fondamentale quindi intervenire in modo precoce e tempestivo, attraverso dei trattamenti adeguati; è inoltre importante individuare e generalizzare alcuni adattamenti ambientali in tutti i contesti (scuola, casa,); l’obiettivo infatti è insegnare al bambino delle strategie utili per rispondere alle richieste quotidiane in modo autonomo.
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Nel prossimo articolo impareremo dei giochi utili per allenare la motricità grossolana e fine; questi semplici esercizi servono a potenziare il controllo dei movimenti e dunque la loro coordinazione.
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