Dislessia in età adulta: come si fa la diagnosi?
Negli ultimi anni si è assistito ad un crescente aumento di adulti che chiedono se è possibile fare una diagnosi di dislessia in età adulta: persone che hanno interrotto il percorso alle scuole superiori oppure che non hanno proseguito gli studi universitari perchè “a scuola andavo troppo male, impiegavo il triplo del tempo a studiare rispetto ai miei compagni e i risultati erano scarsi”. Anni persi, talvolta; motivazione nello studio sotto i piedi, al 100%.
Eppure, in Italia, il gruppo MT di Padova, guidato da Cesare Cornoldi, aveva pubblicato per la prima volta le prove di letto-scrittura nel 1981…e fino agli anni 2000 la dislessia (e i disturbi di apprendimento in generale) sembravano sconosciuti, misconosciuti e/o fraintesi.
Si può fare la diagnosi di dislessia in età adulta?
Innanzitutto sì, è possibile fare una diagnosi di dislessia in età adulta.
Come?
Ad oggi, numerose pubblicazioni scientifiche, italiane e non, hanno permesso di individuare prove con i rispettivi dati normativi cui fare riferimento per avere un confronto tra la propria prestazione rispetto ad età cronologica e scolarizzazione. → L’avere strumenti diagnostici affidabili e sensibili permette, pertanto, di individuare correttamente i vari livelli di apprendimento.
Quali strumenti per la diagnosi?
L’adulto, spesso, si trova a dover fronteggiare differenti, numerose ed incalzanti richieste lavorative: a volte la mole di lavoro è eccessiva, a volte, invece, la lentezza nello svolgere certe azioni prolunga i tempi. Occorre esaminare con attenzione le caratteristiche del nostro lavoro, individuando sia i punti di forza sia le debolezze: sicurezza/difficoltà nel seguire procedure? sicurezza/difficoltà nel memorizzarle? sicurezza/difficoltà nel cambiare mansioni in un breve arco di tempo? sicurezza/difficoltà nella gestione della comunicazione (e-mail etc.)? Altro?
A questa analisi si affianca un’accurata raccolta della storia clinica e scolastica, dalla scuola primaria alle superiori, con la somministrazione di questionari specifici per la dislessia nell’adulto.
Successivamente, occorre proseguire con la valutazione neuropsicologica a 360° (funzionamento cognitivo, attenzione, memoria, pianificazione ecc.) per proseguire con l’approfondimento logopedico sugli apprendimenti e con la visita neuropsichiatrica (come da normativa regionale della Regione Lombardia).
Oltre ai risultati quantitativi (i risultati ai test) valutati con strumenti con adeguati valori normativi, è necessario una valutazione qualitativa in equipe che possa integrare il tutto in una visione clinica complessiva nella quale le diverse competenze possano osservare e definire sia gli aspetti diagnostici sia le forme di aiuto e di supporto per i dislessici adulti.
Quali sono gli strumenti compensativi efficaci?
Sicuramente non possiamo stabilire a priori quale sia lo strumento per eccellenza, ogni persona è a sé; inoltre, in letteratura non vi sono dati specifici su questo. Tuttavia, il Panel di revisione della Consensus Conference suggerisce di utilizzare gli strumenti compensativi indicati per l’età evolutiva (come audiolibri, sintesi vocali ecc) selezionandoli sulla base di alcuni fattori:
- i risultati nei test;
- il profilo funzionale;
- il metodo di studio (già stabilizzato nel tempo);
- le preferenze della persona e le difficoltà pratiche nella vita quotidiana.
E, dato il trascorso di percorsi scolastici molto sofferti, è importante mettere in atto varie forme di supporto psicologico, con un pensiero alle difficoltà quotidiane nello studio o nel lavoro.
In conclusione
Poter giungere ad una diagnosi di dislessia in età adulta, è possibile.
È possibile poter scoprire che le mie difficoltà scolastiche di un tempo non dipendevano da me, dalla mia intelligenza o dal non essere portato per la scuola.
È possibile darsi una seconda opportunità, per concludere la scuola superiore o per affrontare l’università o un altro percorso formativo.
È possibile, anche (ma non sempre!), rivedere nelle difficoltà dei miei figli le mie stesse difficoltà: oggi, tuttavia, ho l’opportunità di migliorare la loro vita scolastica, intervenendo tempestivamente e contenere, per quanto possibile, quel senso di disagio e inadeguatezza che io stesso ho vissuto.
Approfondisci nel Blog: “Dislessia, la Diagnosi in età adulta… è possibile!“