Cosa è la disabilità intellettiva
Mi è capitato più volte di vedere genitori spaesati di fronte a una diagnosi di disabilità intellettiva come se tale “etichetta diagnostica” fosse un marchio indelebile sul proprio bambino. Tuttavia, questa diagnosi non preclude un miglioramento, anzi, spesso è il punto di partenza per poter progettare un intervento a 360° per vostro figlio, che gli permetta di raggiungere obiettivi sempre più importanti.
Cosa significa innanzitutto disabilità intellettiva?
La disabilità intellettiva comporta deficit nel funzionamento cognitivo e nel funzionamento adattivo, con esordio nel periodo dello sviluppo. Per questo motivo, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali V edizione (DSM-5) inserisce la disabilità intellettiva nei disturbi del neurosviluppo, ovvero tra quei disturbi che hanno un esordio nel periodo di sviluppo del bambino, di solito entro la scuola primaria. Con funzionamento cognitivo si intendono tutte quelle abilità che necessitano capacità di ragionamento e problem solving, includendo anche l’apprendimento scolastico. Con funzionamento adattivo si intende invece la capacità del bambino di adattarsi all’ambiente che lo circonda, e di funzionare nelle attività della vita quotidiana in modo autonomo, mantenendo un comportamento adeguato al contesto e al gruppo di pari e/o adulti con cui si trova in relazione. Un bambino con disabilità intellettiva avrà dunque bisogno della mediazione dell’adulto nel portare a termini delle attività, quali per esempio lavarsi e vestirsi, che saranno più o meno difficoltose per lui a seconda della gravità del disturbo.
Per poter porre diagnosi di disabilità intellettiva è necessario sottoporre al bambino dei test clinici standardizzati che diano un punteggio deficitario rispetto alla norma per età, e eseguire una valutazione clinica del bambino osservando il comportamento con l’adulto, con i genitori ed eventualmente con i pari.
A seconda del punteggio ottenuto nella valutazione cognitiva e delle difficoltà quotidiane che il bambino si trova ad affrontare, la disabilità intellettiva può essere classificata come lieve, moderata, grave, ed estrema. In ogni caso, è possibile e fondamentale lavorare con il bambino e la famiglia per poterlo stimolare in modo adeguato e permettergli di aumentare e potenziare le proprie capacità.
Il compito dell’adulto
Lev Vygotskij, un famoso psicologo e pedagogista russo, ha proposto a inizio novecento una teoria socioculturale dello sviluppo del bambino dando molta importanza al ruolo dell’adulto e dell’ambiente nel favorire il processo di sviluppo. Secondo Vygotskij esiste una zona di sviluppo prossimale (ZSP) definita come la distanza tra il livello di sviluppo attuale e il livello di sviluppo potenziale che può essere raggiunto mediante l’aiuto di pari o adulti con un livello di competenza maggiore. Per comprendere che cosa questo significhi vi farò un esempio: un bambino che tarda a esprimere le prime parole, avrà bisogno di essere inserito in gruppi di altri bambini parlanti che possano stimolarlo e sarà necessario che gli adulti intorno a lui gli leggano storie, propongano giochi che stimolino il linguaggio e interagiscano con lui maggiormente. L’ambiente così modificatosi fornisce un contenitore adeguato al bambino per poter esprimere al meglio le sue capacità.
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Vygoskij ha dato un ruolo cruciale alle figure di riferimento del bambino, ruolo che verrà poi sottolineato anche da Reuen Feuerstein, l’ideatore del metodo Feuerstein che oggi viene utilizzato in tutto il mondo per potenziare le abilità cognitive di bambini e adulti. Con Feuerstein l’adulto diventa un mediatore, ovvero colui che si pone tra il bambino e il compito per sostenerlo, rinforzarlo e facilitarlo quando necessario. È come se l’adulto diventasse un bravo allenatore sportivo, in grado di capire quando dare consigli e quando invece aspettare che sia l’atleta a trovare una soluzione al momento di blocco. Il bambino diventa così libero di esprimere le proprie abilità, che possono essere guidate dall’adulto che diventa il sostegno nel processo di apprendimento.
Quando si parla di disabilità intellettiva è normale che insorgano preoccupazioni, timori e inquietudini, che possono essere colmate da un buon intervento riabilitativo e da una rete di sostegno intorno alla famiglia. Approfondiremo le modalità di intervento nei prossimi articoli.
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