Covid -19 e funzioni esecutive: una riflessione
Nel precedente articolo abbiamo parlato delle funzioni esecutive, termine ombrello per indicare un insieme di capacità che la persona, il bambino, ha come “cassetta per gli attrezzi” e che sono alla base per svolgere qualunque attività richiesta dall’esterno, sia di tipo scolastico, sia organizzativo.
In questo periodo di emergenza Covid, in cui le famiglie sono state chiamate a mettere in campo risorse di tempo, di energia per far fronte alle numerose e poderose richieste quotidiane, le nostre funzioni esecutive sono state chiamate in causa ed attivate costantemente.
Dal creare routine simil pre emergenza, a organizzarsi per incastrare le riunioni e le richieste dello smart-working, facendo conciliare il tutto con la scuola a distanza e con la mole di compiti che arrivavano da svolgere. Ricordarsi di scansionare i compiti ed inviarli per tempo alle insegnanti…tutto questo sperando che la connessione o il/i device utilizzati non andassero in sovraccarico. Inoltre, bisognava lasciare anche spazio e tempo di gioco, per lo più all’interno delle mura domestiche.
Insomma, tanta carne al fuoco, così improvvisamente e contemporaneamente e, senza dimenticarcene, con una richiesta elevatissima in termini di stress emotivi. Per comprendere la portata emotiva di questo periodo basti pensare che all’interno dei manuali di psicopatologia dell’infanzia e dell’adolescenza il trasloco, il cambio di casa, venga considerato un fattore di stressor emotivo: ad oggi, ad inizio Fase 2, pensiamo cosa possa aver significato questo stop, questo lockdown, questa pandemia, in termini di carico emotivo.
Siamo stati bravi, non senza errori perchè umanamente impossibile, e abbiamo cercato di fare il nostro meglio.
Ed ora, alla luce di tutto quello che è successo, andiamo a scoprire insieme come si evolvono le funzioni esecutive in situazioni tipiche e come, ad esempio, si possano essere manifestate in questo periodo particolare.
Partiamo dal presupposto che lo sviluppo delle funzioni cognitive sia collegato con lo sviluppo maturativo, cerebrale e cognitivo del bambino e, pertanto, copra l’intero periodo dell’infanzia e si concluda con l’adolescenza. Quindi abbiamo a disposizione parecchio tempo per osservare e, nel caso, intervenire.
Stando a parecchi studi pubblicati (Welsh, Groisser e Pennington oppure Levin et al.) è possibile “riordinare” l’elenco delle funzioni, a partire da quelle a sviluppo precoce, andando via via verso le più complesse, che richiedono un livello di sviluppo cerebrale più elevato.
In particolare:
- fino ai 3 anni le funzioni sono indistinguibili, procedendo in modo pressoché unitario;
- dai 4 anni si osservano due funzioni, l’una legata all’inibizione, l’altra alla memoria di lavoro; in parallelo si sviluppano l’autoregolazione e l’autocontrollo emotivo;
- verso gli 8 anni sono osservabili la flessibilità cognitiva, il problem solving e la pianificazione.
Periodo cruciale, appare quindi, quello prescolare (2-6 anni) in cui il bambino è chiamato ad acquisire regole, a ricordarle, a darne un significato e a gestire le risposte e il conflitto. In un periodo in cui emerge l’esplorazione del mondo, attraverso lo sviluppo motorio, e la comunicazione, attraverso lo sviluppo del linguaggio.
Immaginiamoci, allora, cosa possa aver significato per i bambini la fase 1 del Covid e cosa possa significare la fase 2: il nucleo centrale delle funzioni esecutive è occupato dall’autoregolazione e dall’autocontrollo emotivo, in questo momento prima fonte di richiesta di aiuto da parte delle famiglie.
Bambini che sembrano “regrediti” con episodi di scarso controllo sfinterico, “esplosioni di rabbia”, “crisi di tristezza”, paura: noi genitori siamo chiamati a dar voce alle emozioni dei bambini. Come?
1) Convalidando le emozioni che provano (“Ti capisco, anch’io mi sento triste”). La tristezza è conseguenza del venir meno della socialità e, in alcune situazioni, purtroppo, è dettata da un lutto; la rabbia è indicativa di un ostacolo in quanto non posso fare ciò che vorrei fare; la paura deriva dall’avvertire una minaccia.
2) riflettendo sulla funzione che ha quel comportamento del bambino in quel momento, osservando il non verbale, quello che il bambino non dice a voce ma comunica con il corpo (“Ho mal di pancia”).
Il difficile, per noi adulti, è mantenere la coerenza con ciò che stiamo provando: non diciamo che va tutto bene se non è così, i bambini avvertono questa discrepanza e non riescono a comprenderla.
Informarli, ma in modo adeguato, seguendo il cuore e utilizzando, ad esempio, storie come questa https://emdr.it/wp-content/uploads/2020/04/libro-gomez-bambini-italiano.pdf tratta dal sito EMDR Italia, in cui viene dato spazio alla gestione emotiva di questo periodo.
Tratto dallo sito, è possibile trovare un breve diario di bordo per adolescenti https://emdr.it/wp-content/uploads/2020/04/adolescenti-verardo-lauretti-ministero.pdf .
Soprattutto, noi siamo dei modelli per i nostri figli: imparano tanto da come noi gestiamo le emozioni.
Forse questa situazione è foriera di una comunicazione più sincera delle nostre emozioni verso i nostri congiunti siano essi adulti, adolescenti o bambini.
E questo potrebbe essere facilitato grazie alla creatività, lasciando una traccia di questo periodo, ad esempio un lavoro di famiglia, uno scritto o un collage di foto con fumetti, nato dalla collaborazione di tutta la famiglia, qualcosa che poi, passato il periodo e trascorsi mesi ed anni, possiamo tornare ad osservare con gli occhi di chi ha superato anche questo. Insieme.
Bibliografia
G. VALERI, P. STIEVANO, “Neuropsicologia dello sviluppo e funzioni esecutive” di Giornale di Neuropsichiatria dell’Età Evolutiva, 2007;27:195-204
USAI C., TRAVERSO L., GANDOLFI E., VITERBORI P., “FE-PS 2-6 Batteria per la valutazione delle funzioni esecutive in età prescolare”, Ed. Erickson 2017