Cos’è l’attaccamento? Conoscerlo mi può essere utile?
L’attaccamento è quel legame che si instaura, fin dalla nascita, tra il bambino e la persona che si prende cura di lui (caregiver).
Alla nascita infatti ogni bambino necessita di cure, protezione e calore affettivo per poter sopravvivere ed è per questa ragione che i comportamenti di attaccamento sono innati ed ogni essere umano è biologicamente predisposto a metterli in atto, perché ciò gli può garantire la sopravvivenza.
Proprio per questo questo ogni bambino ha una serie di caratteristiche che favoriscono la prossimità e la vicinanza del genitore;
- Testa e occhi grandi e tondi, pelle liscia, movimenti goffi
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Pianto
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Sorriso endogeno (presente anche nei bambini ciechi)
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Contatto visivo prolungato con il genitore
Un aspetto davvero interessante è che per sopravvivere non bastano solo cure concrete e il soddisfacimento dei bisogni fisiologici come la fame, la sete e il sonno; è di fondamentale importanza che siano soddisfatti anche i BISOGNI DI AFFETTO E RELAZIONE con la persona che solitamente è rappresentata dalla madre.
A queste “richieste” del bambino I genitori rispondono con l’ACCUDIMENTO.
Un esperimento sull’attaccamento
La prova che per sopravvivere sia necessario anche il calore affettivo è stato dimostrato da un esperimento degli anni Cinquanta, condotto su dei cuccioli di scimmie.
In questo esperimento i CUCCIOLI DI SCIMMIA orfani della madre avevano a disposizione un fantoccio morbido e caldo con le sembianze di mamma scimmia e una “mamma solo metallica” erogatrice di latte. Bene, i cuccioli di scimmia preferivano trascorrere il tempo a contatto con la mamma pelosa e calda sebbene questa non gli garantisse il nutrimento.
Questa è la prova che i cuccioli, anche di animali, non hanno solo bisogno di essere nutriti.
L’attaccamento si sviluppa a partire dalla nascita attraversando varie fasi ed evolve in uno dei due tipi di attaccamento:
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Sicuro
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Insicuro
Le esperienze sperimentate nei primi due anni di vita del bambino con la figura di attaccamento sono tanto importanti da influenzare le relazioni sociali future del bambino.
La possibilità di avere un ATTACCAMENTO SICURO fornisce al bambino:
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una “base sicura” dalla quale il bambino può allontanarsi per esplorare il mondo quando si sente tranquillo e diventare gradualmente autonomo
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un “porto sicuro” nel quale il bambino può ritornare quando si percepisce vulnerabile o in pericolo ed ha bisogno di essere ri-accolto dal genitore per fare il pieno di emozioni e fiducia.
Affinché si sviluppi un attaccamento sicuro i genitori devono fare in modo che il bambino si senta pienamente protetto ed accettato; il bambino si sente sostenuto dalla base sicura e questo gli permette di rimanere solo con se stesso e di esplorare il mondo circostante senza timore.
COSA posso fare affinché mio figlio cresca SICURO?
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Avere un contatto fisico prolungato con il proprio neonato.
Sia attraverso il “tenere in braccio e contenere” (holding) sia attraverso la “manipolazione” (handling). Questi non possono essere considerati “vizi”
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Cercare di cogliere il bisogno che il bambino sta comunicando.
Dietro ogni pianto o apparente “capriccio” c’è qualcosa che il bambino intende comunicare, non potendolo fare con le parole.
Il pianto del neonato merita sempre di essere accolto anche se non si riesce a comprendere quale sia la causa. Molto spesso è semplicemente il bisogno di contatto fisico per essere confortato e rassicurato.
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Cercare di riconoscere le emozioni del proprio figlio.
Ricordiamoci che possiamo solo ipotizzare quali emozioni stia provando nostro figlio pertanto alleniamoci a riconoscere i segnali che ci manda. Anche se il bimbo è molto piccolo è bene “leggere” insieme l’emozione che sta provando.
Esempio: “Ti senti arrabbiato? Vedo che il tuo visino è diventato scuro scuro, il tuo corpo teso e la tua voce diversa da prima”.
In questo modo il bambino imparerà a notare i segnali del suo corpo associati ad ogni specifica emozione.
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Abituarsi a raccontare le emozioni che state provando.
In questo modo il bambino imparerà a riconoscerle tramite voi genitori e capirà che le emozioni si possono raccontare e gestire.
Esempio: “ Sono proprio arrabbiata ora, questo libro è caduto e si è rotto, ci tenevo molto. Vediamo cosa posso fare per sentirmi meno arrabbiata. Posso provare ad aggiustarlo”.
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Non minimizzare né ingigantire le emozioni del proprio figlio.
Talvolta ci capita di pensare che quella sia una situazione banale e facile da gestire per il piccolo. In realtà molto spesso anche situazioni per noi poco attivanti, lo sono per i nostri bimbi (ad esempio un rumore improvviso, l’arrivo di un estraneo, l’allontanamento di pochi minuti del proprio genitore).
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Sostenere l’esplorazione del piccolo.
In base all’età del neonato sostenere e rinforzare le sue piccole conquiste e autonomie. Dal tenere un giochino tra le mani a sostenerlo nei primi passi, mettendo da parte eventuali timori e preoccupazioni.
Come fare affinché mio figlio cresca SICURO?
Questo non può essere spiegato o insegnato. Ogni genitore ha già dentro di sé questa competenza e sta ad ogni genitore declinare quanto detto con lo stile genitoriale che più gli si addice.
Nel prossimo articolo tratteremo nel dettaglio come i vari tipi di attaccamento si possono manifestare nei bambini e anche negli adulti e di come si possa sostenere la genitorialità nella direzione della sicurezza.
Approfondisci nel Blog: “I primi momenti con il proprio bambino: un vortice di emozioni“