Cosa vuol dire essere un adulto con ADHD
Durante molti colloquio di restituzione una domanda ricorrente dei genitori è proprio: “che adulto sarà mio figlio?”. Questa domanda riflette la paura comune e trasversale di tutti i genitori sul futuro dei loro piccoli. Ricordiamoci che questo timore è normale e comprensibile e che accomuna i genitori di tutti i bambini, con e senza difficoltà. Parliamo quindi di cosa vuole dire essere un adulto con ADHD.
L’intento di questo articolo è portare una testimonianza di come può essere la vita adulta di un bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD). Per una volta affronteremo questa tematica da dentro, dalla prospettiva di chi ci è passato.
Andrea ha 31 anni ed è un imprenditore. Ha frequentato l’istituto tecnico statale per geometri e ha frequentato l’università di ingegneria civile abbandonandola al secondo anno.
Cosa vuol dire per te essere ADHD?
Premesso che ho scoperto solo in età adulta di corrispondere a questa etichetta diagnostica quindi non ho ricevuto alcun aiuto da parte di esperti quando ero piccolo. Per me essere come sono è la normalità. Sono sicuramente iperattivo quindi fatico a stare seduto per tempi lunghi specialmente se non mi interessa ciò che sto facendo. Sento l’esigenza di muovermi spesso, anche sul lavoro. Mi annoio alla velocità della luce, le cose vanno dette e fatte nel minor tempo possibile. Una telefonata non deve durare più di qualche minuto. Se qualcuno mentre mi parla è prolisso e usa più termini del necessario mi annoio e fatico a seguirlo. Faccio fatica ad attendere durante i tempi morti come in coda a far la spesa, tra una portata e l’altra di un pasto. Penso di avere poca pazienza in generale, tema che si collega con quelli sopra, i tempi di attesa mi sembrano infiniti e fremo per fare altro (anche solo una passeggiata con la scusa di fumare una sigaretta). Sento il bisogno di essere sempre in movimento e lo assecondo facendo molto sport. Mi rendo conto di avere tempi di attenzione ridotti per esempio fatico a leggere brani lunghi (anche i libretti delle istruzioni), fatico a seguire un film perchè i tempi di svolgimento della trama sono più lenti, al contrario delle serie tv, che prediligo. Credo di potermi definire impulsivo anche se da piccolo lo ero molto di più, crescendo ho imparato a gestirlo. Tendo comunque a fare più cose contemporaneamente perchè mentre inizio un’attività me ne viene in mente un’altra e la inizio per poi, il più delle volte, dimenticarmi di concludere quella prima. Ammetto di dimenticarmi dove ho messo molte cose quindi le perdo, dimentico quello che dovevo dire o fare. Per questa ragione spesso interrompo quando gli altri parlano, sia perchè sono impulsivo ma anche perchè se no dimentico quello che volevo dire. Quando mi fanno delle domande spesso non aspetto che finiscano di dirle e rispondo, non sempre azzeccando quello che mi volevano chiedere.
Mi reputo invece molto forte nella memoria fotografica e nell’apprendimento per esperienza.
Sono disordinato a volte anche nel pensiero, mi rendo conto di avere in mente diverse cose, pensieri ed idee, quando però devo trasformarli in parole diventa più difficile, la voce mi rallenta e finisco per scordarmi qualcosa o sintetizzare le diverse idee in un’unica frase, non sempre comprensibile agli altri.
La mia esigenza di muovermi e di stancarmi è anche finalizzata al dormire meglio.
Essere ADHD ha compromesso la tua vita lavorativa?
Ho la fortuna di avere un lavoro non sedentario che mi permette di muovermi e assecondare le mie esigenze. Essere ADHD non è necessariamente un limite, devi sicuramente lavorare molto sulla pazienza e sul trovarti qualcosa da fare. L’essere dinamico e facile alla noia mi rende più produttivo. Sicuramente non sono la persona che rimane in ufficio senza aver nulla da fare, sono più il tipo che finisce il lavoro in anticipo ed esce a fare sport.
Credo che sia possibile fare tutto con un giusto allenamento, nella vita e nello sport.
Essere ADHD ha compromesso i tuoi studi?
Sì, un pò. Al liceo, così come all’università, sono sempre stato molto bravo e rapido nelle materie applicative, logiche e scientifiche ma se mi chiedevi di studiare pagine e pagine di una materia, come storia, non ne ero in grado. Sicuramente mi mancava un buon metodo ma il mio temperamento non mi ha reso adatto. Leggere mi richiedeva troppa concentrazione e mi annoiavo alla terza riga. Anche ora in realtà.
E’ per questo che non hai concluso gli studi di ingegneria?
Sì
Essere ADHD ti ha compromesso la vita sentimentale?
No, ho sempre avuto ragazze dinamiche che assecondavano i miei tratti, ad eccezione di quella attuale che però è una psicoterapeuta quindi è più comprensiva.
Sei mai stato discriminato per le tue caratteristiche?
No
Che bambino eri?
Un disastro, ero un diavolo. Non stavo fermo un secondo, in spiaggia non mi fermavo mai, ero instancabile. Ricordo che era difficile intrattenermi perchè dovevo sempre far qualcosa però mi accontentavo di poco. Ho fatto disperare i miei genitori, non ero ribelle o maleducato, anzi sono sempre stato molto affettuoso e ben voluto ma dovevo avere sempre le mani occupate. Per non parlare di quanto chiacchieravo, se i miei genitori si distraevano erano capaci di ritrovarmi in un tavolo di sconosciuti a parlare. Insomma parlavo anche con i muri.
Essere ADHD ha influito sulla tua autostima?
Ho sempre pensato che ognuno è portato per qualcosa e meno per altro quindi non dobbiamo buttarci giù ma concentrarci su ciò che riusciamo a fare bene. Ammetto che faticando nello studio per un periodo, specialmente quando ero più piccolo, ho pensato di non essere all’altezza di alcune sfide ma crescendo ho capito che si tratta solo di trovare la propria realizzazione in ciò che ti riesce meglio.
Limiti e vantaggi dell’essere ADHD?
Limiti: alcune attività che per alcuni sono banali per me sono insormontabili. Prendi per esempio i viaggi in aereo: solo l’idea di affrontare 10 ore di volo mi fa rinunciare al viaggio.
Vantaggi: essere dinamico, avere sempre voglia di fare.
Ci sono rimedi?
Allenarsi per migliorare e…sperare di avere a che fare con persone pazienti!
Spero che con questa testimonianza sia chiaro un messaggio: non tutti i disturbi in età infantile si trasformano in destini prevedibili ed infausti. Ogni bambino si sceglie il futuro in base alle proprie caratteristiche e agli eventi di vita che incontra lungo il percorso. Siano esse chiamate con un nome tecnico come ADHD o con nomi più comuni come “vivace”, “dinamico” “non adatto a compiti sedentari”.
Siamo artefici del nostro futuro, siamo noi a scegliere lui, non il contrario.