Che cosa è un PDP? Fare ordine tra le sigle – Parte Seconda
“Se non imparo nel modo in cui tu insegni,
insegnami nel modo i n cui io imparo…”
L’abbiamo introdotto poco tempo fa, nel primo di una serie di articoli che si pongono l’obiettivo di fare un po’ di chiarezza tra tante sigle, che trapelano ormai tra i corridoi delle scuole, con quasi totale normalità…
DSA, DVA, FIL, BES … e ancora POF, PDP, PEI, GLI. Di cosa si parla realmente? Come dare il giusto significato?
E’ ormai noto che oggigiorno la scuola sta vivendo una serie di cambiamenti legislativi, che hanno portato all’introduzione di sigle, tra le quali diventa complesso talvolta fare ordine.
Se da una parte per i professionisti può risultare tutto lineare, per chi vive la scuola in prima persona – docenti, famiglie ma ancor più per gli studenti – scontrarsi con una diagnosi e con ciò che ne consegue può risultare davvero il più delle volte uno stravolgimento. (“Cosa si intende per BES? Fare ordine tra le sigle – Prima Parte” pubblicato 20 marzo 2017).
PDP: un Piano Didattico Personalizzato
Con l’acronimo PDP si intende un documento atto a garantire all’alunno che ne è soggetto un’opportunità di didattica funzionale ed individualizzata al suo modo di apprendere. Tale PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO, pertanto, ha alla base una comunicazione proficua ed un’alleanza tra la famiglia, la scuola e gli specialisti: attori che ruotano attorno al benessere dell’alunno.
Concretamente, a scuola, viene quindi steso un Piano Didattico Personalizzato per tutti quegli alunni che mostrano un bisogno educativo speciale, a seguito di una diagnosi (ad esempio in presenza di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) come la dislessia, la discalculia, la disortografia o la disgrafia) o in conseguenza ad un “bisogno anche transitorio” identificato dalla scuola stessa o condiviso dalla famiglia o dagli specialisti (anche quindi in assenza di una diagnosi certificata).
Due sono quindi le parole fondamentali che ruotano attorno alla sua stesura: personalizzazione ed individualizzazione. A produrre tale documento sarà la scuola (nello specifico il Consiglio di Classe dell’alunno in oggetto) che dovrà in esso riportare metodologie, tempi e strumenti diversificati atti a rendere più funzionale l’apprendimento. Non muteranno quindi gli obietti propri del percorso scolastico ma le modalità o gli strumenti con cui gli stessi obiettivi verranno raggiunti.
Concretamente, il PDP dovrà riportare:
- Dati anagrafici
- Tipologia del disturbo
- Attività didattiche individualizzate
- Attività didattiche personalizzate
- Strumenti compensativi
- Misure dispensative
- Forme di verifica e valutazione personalizzata
Per ciascuna materia verranno indicate (ove necessario, sulla base del profilo dello studente) le misure compensative e dispensative efficaci e funzionali al raggiungimento dei medesimi obiettivi posti per la classe frequentata. Tali misure potrebbero essere riportate anche dagli specialisti di riferimento (che compongono le Equipe accreditate per la prima certificazione diagnostica in presenza di Disturbo dell’Apprendimento). In quest’ottica, i docenti non dovranno sentirsi rivestiti di una responsabilità univoca nella stesura di un PDP, ma potranno fare riferimento costante agli specialisti di riferimento per confronto e chiarimenti, basandosi anche su modelli per la stesura predisposti dal MIUR.
Parlando di tempi, il PDP dovrà essere redatto per gli studenti con diagnosi certificata e condivisa con la scuola, all’inizio di ogni anno scolastico – entro la fine del mese di novembre – o in qualsiasi momento dell’anno nel caso di segnalazioni specifiche da parte della famiglia o identificazione di situazioni particolari da parte dello stesso Consiglio di Classe.
Una volta prodotto, il PDP verrà condiviso con la famiglia e dalla stessa accettato e firmato, così da stipulare una sorta di contratto, che indirizzi ciascuno verso le strategie di apprendimento migliori per lo studente. Alla famiglia inoltre ne verrà consegnata copia definitiva.
E il PEI? Cosa lo differenzia dal PDP?
Il PEI, inteso come PIANO EDUCATIVO INDIDUALIZZATO, viene invece prodotto a livello scolastico per gli studenti con disabilità.
Come predisposto dal MIUR, “il PEI descrive annualmente gli interventi educativi e didattici destinati all’alunno, definendo obiettivi, metodi e criteri di valutazione. È parte integrante della programmazione educativo-didattica di classe e contiene:
- finalità e obiettivi didattici e in particolare gli obiettivi educativi, di socializzazione e gli obiettivi di apprendimento riferiti alle diverse aree, perseguibili nell’anno anche in relazione alla programmazione di classe;
- gli itinerari di lavoro (le attività specifiche);
- i metodi, i materiali, i sussidi e tecnologie con cui organizzare la proposta, compresa l’organizzazione delle risorse (orari e organizzazione delle attività);
- i criteri e i metodi di valutazione;
- le forme di integrazione tra scuola ed extra-scuola.
Poiché la valutazione degli alunni con disabilità è riferita al PEI, sia per quanto riguarda obiettivi che metodi e criteri di verifica, questo documento dovrà contenere in modo chiaro tutti gli elementi che consentiranno poi effettivamente di valutare gli esiti dell’azione didattica. Il PEI viene redatto all’inizio di ciascun anno scolastico ed è soggetto poi a verifica. È redatto congiuntamente dalla scuola e dai Servizi (Equipe Psico-Sociosanitaria) con la collaborazione della Famiglia.” ((http://www.istruzione.it/urp/alunni_disabili.shtml)
“Se non imparo nel modo in cui tu insegni,insegnami nel modo i n cui io imparo…”