Compiti a casa: Che dilemma!!
“Hai finito tutti i compiti?”, “hai fatto gli esercizi di matematica?”, “quali compiti ci sono per oggi?”, quante volte abbiamo sentito pronunciare queste frasi da milioni di genitori che spesso si ritrovano a fare i conti con il consueto pensiero assillante dei COMPITI A CASA?!? Forse troppe o comunque abbastanza da poter dire che i compiti per casa rappresentano una questione spinosa probabilmente più per i genitori che per i ragazzi stessi. Allora cosa fare per provare a risolvere il problema?
Intanto facciamo un po’ di chiarezza!
Da tempo la questione dei compiti a casa risulta un tema molto dibattuto tra gli addetti ai lavori, c’è chi sponsorizza fortemente i compiti a casa come forma di allenamento allo studio e possibilità di sedimentare quanto appreso durante le ore di lezione, c’è chi invece, dall’altro lato, vorrebbe abolirli per restituire ai propri ragazzi il diritto al tempo libero, al relax e alle attività extra-scolastiche. Tuttavia parallelamente a queste due posizioni contrapposte, c’è anche da dire che i compiti appartengono ad un stile di vita routinario e ben radicato nell’educazione scolastica dei nostri ragazzi e che risulta quindi difficile da estirpare. Spesso a noi professionisti vengono poste domande che riguardano i compiti per casa, “cosa facciamo se Marco non vuole fare i compiti?”, “come possiamo fargli capire che deve studiare?”, “ma perché Luca si riduce sempre all’ultimo?” e tanto altro, tutte accomunate da un elevato investimento che con molta probabilità riguarda più i genitori che i figli stessi. Ma quindi a questo punto verrebbe da chiedersi se i compiti a casa sono per i ragazzi o per i genitori!
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Forse servirebbe cambiare prospettiva a riguardo.
I compiti a casa, malgrado la fatica, possono infatti rappresentare una buona occasione per lo sviluppo dell’autonomia dei ragazzi, quindi non devono essere i genitori a sostituirsi ai figli per la consegna puntuale dei compiti, altrimenti ciò arreca un danno maggiore. La tradizionale modalità didattica che pone l’insegnante come la figura che parla e spiega e gli alunni come coloro che ascoltano e recepiscono, non crea purtroppo molte occasioni di sperimentarsi in prima persona ed in maniera autonoma, al di là dei momenti di valutazione programmata; ecco perché in tal senso i compiti a casa possono rappresentare uno dei pochi momenti formativi per sviluppare autonomia, a patto che questa venga spiegata e condivisa con genitori e figli.
In quest’ottica quindi i compiti per casa devono trasformarsi in una sorta di accordo tra insegnanti e studenti e non tra insegnanti e genitori ed in quanto tale i genitori possono assumere il ruolo di comparsa, al momento del bisogno, e non di protagonisti. Il compito del genitore non sarà più quello di sedersi accanto al proprio figlio seguendolo passo dopo passo nelle sue difficoltà e controllando che tutto venga svolto con la massima precisione. Ciò che spetterà al genitore sarà sostenere la motivazione allo studio e accogliere eventuali fatiche organizzative, supportando il percorso formativo del proprio ragazzo. Ciò che invece dovrà esser chiaro all’alunno è che uno dei principali obiettivi dei compiti a casa è il graduale sviluppo della propria autonomia, parametro su cui poi saranno valutati, e non un semplice cruccio dell’insegnante con lo scopo di tormentare i propri studenti. Sicuramente continuerà ad esser considerata la correttezza dei contenuti richiesti, ma l’augurio è che in maniera sempre più preponderante vengano prese maggiormente in considerazione abilità ben più importanti quali l’organizzazione del materiale, la gestione del tempo, le strategie impiegate e l’impegno adottato.
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Bibliografia
Compiti sì o compiti no? Pro e contro dei compiti delle vacanze. Ricerca e Sviluppo (2019). Erickson