Come stimolare lo sviluppo delle abilità comunicative linguistiche nei bambini parlatori tardivi: le strategie non verbali
I parlatori tardivi sono quei bambini che presentano un ritardo dell’emergenza del linguaggio espressivo nella fascia di età compresa tra i 24 e i 36 mesi.
E’ possibile individuare dei criteri in base ai quali un bambino può essere definito o meno un parlatore tardivo.
Il principale indice da tenere in considerazione è il numero di parole che il bambino produce all’età di due anni, in quanto, a questa età, la presenza di un vocabolario inferiore alle cinquanta parole oppure l’assenza di combinazione di parole, può essere considerato un campanello d’allarme.
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Una volta individuato questo aspetto, è necessario osservare l’interesse del bambino nei confronti della comunicazione: se il bambino parla poco ma è interessato a comunicare e utilizza i gesti per farlo, oppure se parla poco e non è interessato alla comunicazione, e in genere si arrangia nelle situazioni in cui potrebbe chiedere aiuto.
Nel caso in cui il bambino non fosse interessato alla comunicazione, si consiglia di rivolgersi subito a un equipe di professionisti per effettuare una valutazione delle competenze comunicative e linguistiche, e individuare un possibile percorso di trattamento mirato. L’intervento precoce è importantissimo, non è funzionale, in questi casi, attendere e temporeggiare.
Invece, se il bambino parla poco ma si mostra interessato alla comunicazione e utilizza i gesti, la necessità di rivolgersi a un professionista non è urgente (anche se è sempre consigliato per una consulenza) e si possono utilizzare una serie di strategie per stimolare lo sviluppo comunicativo linguistico in contesto domestico. Le strategie si dividono in strategie non verbali, para-verbali e verbali e promuovono il successo comunicativo e lo sviluppo linguistico.
In questo articolo andremo a conoscere quali sono le strategie non verbali utili a promuovere lo sviluppo comunicativo linguistico da utilizzare con i bambini di età compresa tra i 24 e i 36 mesi che presentano un vocabolario inferiore alle cinquanta parole ed assenza di combinazione di parole, ma mostrano interesse nei confronti della comunicazione.
Le strategie non verbali per promuovere lo sviluppo comunicativo linguistico
E’ fondamentale comprendere che il successo comunicativo è più importante della produzione corretta di singole parole di conseguenza, all’interno di un atto comunicativo con un bambino parlatore tardivo, non dobbiamo considerare solo atti comunicativi verbali ma anche quelli non verbali. Non è funzionale che l’adulto faccia finta di non aver compreso atti comunicativi non verbali del suo bambino per cercare di stimolare la produzione del linguaggio espressivo, perché questo atteggiamento porta il bambino in frustrazione in quanto, avrà anche difficoltà linguistiche espressive, ma molto probabilmente ha buone capacità di comprensione e capisce che il suo interlocutore sta facendo finta di non capire. Quindi se l’adulto ha capito cosa il bambino vuole comunicare deve farglielo capire, facendo prevalere così il successo comunicativo.
L’utilizzo da parte dell’adulto di frasi come “ripeti bene” “dillo bene” non sono uno stimolo positivo per la produzione linguistica, anzi provocano l’effetto opposto portando il bambino a non provare a pronunciare le parole. Nel caso in cui l’adulto non avesse veramente compreso ciò che è stato detto dal bambino, può utilizzare come feedback la frase “puoi ripetere perché non ho capito?”, in quanto questa frase sposta l’attenzione dalle difficoltà linguistiche del bambino a una difficoltà dell’interlocutore.
Vediamo quali sono le strategie non verbali da poter utilizzare in contesto domestico per promuovere lo sviluppo delle abilità comunicative linguistiche.
Comunicare faccia a faccia
Mantenere il contatto visivo durante la comunicazione è importante per vari aspetti:
- permette al bambino di osservare i movimenti della bocca dell’adulto durante l’articolazione delle parole,
- permette al bambino di osservare le espressioni del volto, quindi la mimica facciale che è una componente importante nella comunicazione in quanto completa il messaggio comunicativo,
- fa capire al bambino che l’attenzione dell’interlocutore è rivolta a lui,
- permette di comunicare con un tono di voce basso e intimo.
Per questi motivi è molto importante che, durante lo scambio comunicativo, l’adulto si metta all’altezza del bambino favorendo il contatto visivo. E’ sconsigliato parlare al bambino quando ci si trova in stanze diverse o quando si è impegnati in altre attività; questa modalità non è funzionale per la promozione della comunicazione.
Fare pause e concedere tempi di latenza
In genere un bambino con un ritardo di linguaggio tende ad evitare le conversazioni in quanto ha difficoltà nel prendere il turno di conversazione. Per aiutare il bambino, è consigliato che l’adulto faccia delle pause durante il suo eloquio per concedere al bambino il tempo necessario per prendere il turno di conversazione e fargli capire che l’adulto è pronto ad ascoltarlo.
Anche quando si pone una domanda al bambino, è necessario concedergli dei tempi di latenza per permettergli di comprendere ed elaborare la domanda a livello linguistico e dargli il tempo di rispondere. Non è funzionale ripetere più volte la domanda perché si mette il bambino nella condizione di ripartire sempre da capo nell’elaborazione della domanda a lui posta. E’ importante non anticipare il bambino ma attendere sempre una risposta da lui; si ricorda che devono essere prese in considerazione sia risposte verbali che risposte non verbali, e che è importante promuovere il successo comunicativo.
Creare momenti speciali di dialogo
Si consiglia di trovare un momento nella routine quotidiana da dedicare al dialogo con il proprio bambino da ripetere ogni giorno. Deve essere un momento in cui l’adulto sia predisposto all’ascolto e faccia capire al bambino che la sua attenzione è rivolta a lui. Il bambino sarà libero di comunicare ciò che vuole nella modalità che preferisce.
In conclusione, per promuovere lo sviluppo comunicativo linguistico del proprio bambino è necessario favorire il successo comunicativo attraverso l’uso di alcune strategie come per esempio quelle appartenenti al gruppo delle strategie non verbali viste in questo articolo.
Se ti interessa scoprire quali sono altre strategie da poter utilizzare, rimani sintonizzato sul blog del Centro Ieled in attesa del prossimo articolo.
Bibliografia
“Strategie utili al benessere comunicativo in bambini con disturbo del linguaggio”
di Eleonora La Monaca
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