Come sta cambiando il modo di essere genitori?
Genitorialità: tra funzione educativa e funzione affettiva
Nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito al passaggio dalla FAMIGLIA DELLE REGOLE alla FAMIGLIA DEGLI AFFETTI.
Ciò significa che sino a 50 anni fa le famiglie erano incentrate sulla trasmissione di valori dai genitori ai figli senza alcuna messa in discussione di ciò.
Con il passaggio ad una famiglia di tipo affettivo si osserva un cambiamento notevole nella concezione della genitorialità
In questo caso predomina l’idea che il genitore debba aiutare e sostenere il figlio a diventare ciò che desidera essere.
Cambia profondamente il modo in cui il PADRE sente di dover svolgere il suo compito:
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sente di dover soddisfare i bisogni profondi del figlio
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sostenerne la crescita affettiva e relazionale (piuttosto che quella etica)
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condivide concretamente con la compagna o moglie le pratiche di cura e i modi in cui gestire la relazione educativa.
Insomma possiamo dire che l’obiettivo del nuovo papà è quello di crescere un figlio felice e non più ubbidiente.
Questa trasformazione socio-culturale vede, quindi, il passaggio da una genitorialità più normativa ad una più affettiva.
È una transizione tuttora in corso e se pensiamo a quanto questo nuovo modello di famiglia sia recente, comprendiamo quale difficoltà si trovino ad affrontare i genitori oggi:
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fare i conti con lo stile genitoriale dei propri genitori o nonni da cui sentono di voler o dover prendere le distanze
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ma al tempo stesso non sanno quali effetti possa portare questa nuova modalità di relazionarsi con i propri figli perché ancora troppo recente.
Tutto ciò porta spesso i genitori a sentirsi disorientati ed in balia delle situazioni che si generano in famiglia, non ritrovandosi più dentro ad un ruolo chiaro e definito.
I padri raccontano di sentirsi in difficoltà nel trovare una modalità alternativa di svolgere il loro compito, perché non hanno un esempio da seguire.
Per approfondire: Il NON manuale del genitore “sufficientemente buono”
Emerge un forte senso di identificazione con i propri figli e si sentono combattuti dal dilemma:
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restare fedeli al loro compito imponendo le regole ( “anche se faticoso lo devo fare perché è giusto così”) ?
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o sentirsi pervasi dalla paura di rompere la relazione con il proprio figlio e quindi derogare spesso alla regola perché ci si immedesima nel figlio e si pensa a quanto possa essere sgradita un’imposizione?
Trattandosi di dilemmi e preoccupazioni sempre più rilevanti, anche la ricerca in ambito psicologico si è interessata a ciò.
Si parte dal presupposto che la genitorialità abbia due fondamentali funzioni:
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quella EDUCATIVA
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quella AFFETTIVA
La componente educativa è relativa ad aspetti disciplinari come porre i limiti, definire le regole, promuovere strategie di socializzazione, veicolare modelli culturali e morali.
La componente affettiva, invece, riguarda la capacità di cogliere, interpretare e rispondere in modo adeguato ai segnali del proprio bambino.
Sembrerebbe che la capacità di porre delle regole e di veicolare affettività siano due concetti così diversi e lontani tra loro.
Invece la ricerca mostra come nella genitorialità queste siano strettamente correlati, suggerendo come sia IMPOSSIBILE EDUCARE SENZA AMARE E VICEVERSA (Lambruschi, Muratori 2013).
I risultati di diversi studi ci descrivono come la relazione affettiva con i genitori influenzi il modo in cui i figli aderiscano agli aspetti educativi e quindi anche alle regole.
Ad esempio, se un genitore adotta dei metodi educativi coercitivi e lo fa per il bisogno di affermare il proprio potere e controllo, ciò sarà la prova di un legame insicuro tra genitore e bambino ed in questo caso la distanza tra la funzione educativa e quella affettiva sembrerà enorme.
Nel caso in cui un genitore, di fronte a comportamenti disregolati del proprio bambino, riesca a gestire la sua emotività e quella del figlio senza il bisogno di prevaricare, le due funzioni ci appaiono come intrecciate e condurranno ad una condizione di sicurezza reciproca.
In linea generale porre dei limiti e delle regole può sembrare che renda più faticosa la relazione tra genitori e figli perché si attivano moltissime emozioni spesso difficili da comprendere e gestire.
In realtà questa fatica e questo dilemma possono essere risolti se il genitore riuscirà a
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essere fermo sulle regole cardine della famiglia
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al contempo capace di empatizzare con le emozioni del proprio figlio, aiutandolo così a tollerarle e regolarle
Un aspetto fondamentale per una “genitorialità sufficientemente buona” è che il tutto avvenga nella sicurezza reciproca che tale conflittualità sarà temporanea e non minacci la loro relazione.
È in questo modo che il bambino potrà interiorizzare le regole ed anche adeguate strategie di socializzazione.
(Fonti: Lambruschi, Lionetti, Charmet)