Come riconoscere i “campanelli d’allarme” dell’ADHD
Spesso regolare il proprio comportamento ed orientarlo in funzione delle proprie esigenze e di quelle dell’ambiente circostante non è così semplice come appare. Ci sono bambini infatti che manifestano fatica nell’organizzazione delle proprie attività quotidiane, che non ascoltano le istruzioni e non obbediscono a genitori e insegnanti, mettendo in atto comportamenti impulsivi e talvolta pericolosi per se stessi o per gli altri. Si tratta di bambini affetti dal Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD, dall’inglese Attention Deficit and Hyperactivity Disorder) che si manifesta con una sintomatologia persistente di inattenzione, iperattività e/o impulsività. Tuttavia non è sempre facile distinguere i bambini molto vivaci e irrequieti dai bambini che invece presentano una patologia di rilevanza clinica, dunque da dove partire? In questo articolo vedremo quali sono i campanelli d’allarme per l’ADHD.
Proviamo a fare un po’ di chiarezza!
Quali sono i fattori di rischio nell’insorgenza dell’ADHD?
Sicuramente possiamo far riferimento ad alcuni fattori di rischio che ci aiutano a stabilire un quadro clinico più chiaro, tra questi riportiamo alcuni tratti temperamentali come la scarsa inibizione o la ricerca di novità, i fattori ambientali come ad esempio basso peso alla nascita, fumo/alcol in gravidanza, intolleranze alimentari, trascuratezza ecc. e fattori genetici quali familiarità pregressa con l’ADHD, impaccio motorio, carenze nutrizionali o epilessia.
Quali sono invece i possibili “campanelli d’allarme” dell’ADHD?
Oltre a questi fattori di rischio, è necessario prestare attenzione ad alcuni segnali che possono attivarsi già a partire dalla scuola materna e che possono orientarci verso un’individuazione precoce del disturbo. In età prescolare, ad esempio, facciamo particolare riferimento all’iperattività che si manifesta con atteggiamenti quali il bisogno irrefrenabile di muoversi, che rende difficile stabilire dei contatti con gli altri, il bisogno di non riuscire a fare diversamente, come se si fosse mossi da un motorino, l’incapacità a star fermi, il non riuscire ad accettare delle regole preordinate e l’eccitazione per attività nuove, che scompare dopo pochi minuti e conduce a cambiare ripetutamente le attività in corso.
Durante l’età scolare, invece,emerge maggiormente la disattenzione caratterizzata da difficoltà nella pianificazione di passaggi sequenziali per l’esecuzione di particolari attività, con conseguente dispersione nei compiti scolastici, dalla presenza di errori di distrazione, dall’incapacità di portare a termine dei compiti, dalla disorganizzazione e dalle dimenticanze nel rispettare determinate consegne, oltre alla frettolosità nei compiti e alla mancanza di autocorrezione.
La disattenzione appare ben evidente in quei bambini che perdono o dimenticano oggetti personali e che sembrano non ascoltare quando gli viene chiesto qualcosa.
Con il passare degli anni i sintomi di iperattività diminuiscono, ma permangono le problematiche correlate alla disattenzione e si aggiungono quelle legate all’impulsività, che si manifesta con la fatica ad attendere il proprio turno e a gestire le attese, parlando sopra i compagni o compiendo interruzioni non pertinenti e con difficoltà a prevedere le conseguenze dei propri comportamenti, con conseguenti ripercussioni negative nella costruzione delle proprie relazioni sociali.
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Perché intervenire precocemente?
In generale è necessario intervenire repentinamente quando questi comportamenti influiscono negativamente sul funzionamento quotidiano del bambino, all’interno di svariati contesti (ad esempio sia a casa, sia a scuola).
Un trattamento precoce aiuta a monitorare i sintomi così da rendere il bambino maggiormente consapevole del proprio funzionamento e capace di apprendere in maniera più agevole sia dei costrutti scolastici, sia degli schemi di comportamento adeguati, inoltre in questo modo miglioreranno anche le sue relazioni sociali, si ridurrà il rischio di sviluppare disturbi associati e si assicurerà al bambino un futuro migliore.
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Bibliografia
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Vicari S. & Caselli M.C. Neuropsicologia dello sviluppo. Bologna, 2010, Il Mulino.
Vio C., Marzocchi G.M., Offredi F. Il bambino con Deficit di Attenzione/Iperattività. Diagnosi psicologica e formazione dei genitori. Ed. 2006, Erickson.